Borghi: Sutrio, il paese della Carnia che davvero ha aperto le sue porte agli ospiti
La località ai piedi dello Zoncolan, in Friuli, rischiava lo spopolamento. Ma uno dei primi alberghi diffusi d’Italia gli ha ridato vita, creando un rapporto virtuoso tra turisti e abitanti
Il Monte Zoncolan (1750 m), nelle Alpi Carniche, è noto agli amanti della bicicletta per le sue tremende pendenze che mettono a dura prova anche i corridori del Giro d’Italia. Uno dei percorsi per arrivare in vetta inizia da un borgo a quota 565 metri, con un centro storico ricco di antiche case e con circa 1300 abitanti: Sutrio. Siamo a una ventina di chilometri dal confine con l’Austria. Anche da qui, in passato partivano i cramârs, i merciai della Carnia che tra il Seicento e il Settecento costruirono una fitta rete commerciale nell’Europa Centrale, vendendo soprattutto spezie e tessuti. Al rientro, portavano denaro: la Casa Nodale, realizzata nel 1680 dai fratelli Pietro e Bernardo, entrambi cramârs, testimonia il benessere legato al commercio, in un borgo montano che viveva soprattutto di agricoltura e allevamento. La Sutrio degli anni Duemila ha voltato pagina e oggi vanta un fiore all’occhiello: Borgo Soandri, uno dei primi alberghi diffusi della regione Friuli Venezia Giulia, che quest’anno compie 25 anni. Un’iniziativa che ha valorizzato un paese che aveva iniziato a spopolarsi, offrendo un’opportunità ai giovani per restare e ai turisti un luogo da scoprire per vivere un’esperienza diversa, lontano dalla folla. A Sutrio sono riusciti così bene a realizzare questo progetto da ottenere il riconoscimento di Best Practice nella riqualificazione dei paesi di montagna a livello europeo.
Com’è nato questo piccolo miracolo? Facciamo un passo indietro, nel secondo dopoguerra del Novecento. Grazie alla presenza dei boschi, Sutrio era diventato terra di falegnami e mobilieri. Ogni famiglia aveva la sua bottega, si producevano mobili per il mercato locale ma anche per grandi marchi. Poi, nel 1976 il terremoto del Friuli sconvolge anche la Carnia, ma a Sutrio getta i primi semi del futuro cambiamento. «Dopo il sisma, molte case sono state abbandonate, c’era l’esigenza di mettere in sicurezza il patrimonio immobiliare», racconta Enzo Marsilio, sindaco di Sutrio dal 1990 al 2003, ex assessore regionale con delega alla Montagna e tra i fondatori dell’albergo diffuso. «Grazie ai finanziamenti per la ricostruzione, ci siamo ritrovati con un patrimonio edilizio rinnovato. Intanto le persone avevano iniziato ad andarsene, anche chi restava voleva una casa nuova, fuori dal centro storico. Ci siamo quindi chiesti che cosa fare. C’erano già riflessioni e studi di architetti e sociologi sulla possibilità di offrire ospitalità turistica non in uno stabile unico – il classico hotel – ma di trasformare l’intero paese in un albergo, utilizzando le case come struttura ricettiva e creando in parallelo altre attività e servizi, per esempio ristoranti, enoteche, lavanderie, accompagnamento turistico».
Il sindaco e l’intera comunità colgono la palla al balzo. Sutrio, Sauris e Comeglians creano i primi alberghi diffusi in Friuli-Venezia Giulia. «La nostra Regione è stata la prima a definire le norme dell’albergo diffuso», puntualizza Marsilio. All’inizio del 2000, a Sutrio viene avviata la cooperativa che diventa la società di gestione. Intanto, grazie a fondi europei e regionali, i proprietari hanno ottenuto la possibilità di coprire il 50 per cento delle spese di ristrutturazione, cedendo per 10 anni il loro immobile all’albergo diffuso e diventandone soci. La gestione dell’accoglienza e dei servizi connessi viene affidata alla cooperativa che, alla fine di ogni anno riconosce al socio una parte dell’utile, in relazione ai giorni in cui la sua struttura è stata occupata. Dopo i 10 anni, chi vuole può riprendere l’immobile per gestirlo in proprio, o farne l’uso che preferisce. «La gente della Carnia è molto legata alla tradizione e non ama l’idea di vendere la casa di famiglia», aggiunge Marsilio. «Molti immobili erano seconde case, e con l’albergo diffuso hanno avuto un’opportunità che ha consentito a molte persone di non vendere».
«Oggi abbiamo circa 120 posti letto», continua Marsilio. «Si trovano tutti in appartamenti con servizio alberghiero, dislocati fra le vie del borgo, con un’unica reception. C’è sempre un angolo cottura, e l’ospite può decidere se cucinare o recarsi in uno dei ristoranti convenzionati». Marsilio evidenzia la differenza che passa fra la formula dell’albergo diffuso e la scelta di puntare sugli affitti brevi o le seconde case, come hanno fatto altri paesi di montagna. «L’albergo diffuso è un progetto di sviluppo turistico integrato in capo all’amministrazione comunale, che tiene conto sia delle esigenze di chi vive qui, sia di quelle del turista o di chi volesse abitare da noi in pianta stabile».
Lasciando che sia il mercato a decidere, i prezzi salgono per le richieste dei turisti e le giovani coppie del luogo spesso non trovano più case a prezzi accessibili. A Sutrio, invece, il Comune mantiene un equilibrio fra le case destinate al turismo e quelle che diventano abitazioni per i locali. È una soluzione che ha consentito di valorizzare la tradizione edilizia del luogo e al contempo di evitare il consumo di suolo, con la costruzione di seconde case.
«Oltre a offrire opportunità economiche, l’albergo diffuso è anche un’occasione di relazioni interpersonali», sottolinea Marsilio. «Chi viene da noi è accolto in un “paese-comunità”, di cui entra a far parte per il periodo di soggiorno. Può conoscere le persone e le tradizioni locali. Può frequentare alcune delle attività del paese, che non sono state inventate per i villeggianti: apriamo agli ospiti quello che abbiamo sempre fatto. Per esempio, ci sono laboratori per bambini per lavorare il legno e i tessuti, corsi di cucito e ricamo che tengono le nostre anziane. Oppure ci si può avvicinare alle attività agricole e all’allevamento di bovini e caprini. Abbiamo anche un caseificio. Questo contatto presenta un vantaggio reciproco, per il turista che scopre il nostro stile di vita, ma anche per la nostra comunità». Si creano così dei rapporti di amicizia, che spingono molte persone a tornare ancora. È il miracolo di Sutrio: un paese che non aveva nessuna vocazione turistica è diventato una comunità aperta e accogliente. Non solo: quando il settore del mobile è entrato in crisi, Borgo Soandri ha offerto un nuovo orizzonte. Anche agli ultimi mobilieri. «L’arredo delle case ristrutturate per l’albergo diffuso è stato realizzato dai nostri artigiani del legno», sottolinea Marsilio.
Chi viene a Sutrio apprezza la calma e il contatto con la natura, una vacanza slow che riconcilia con se stessi. «Per chi ama camminare, ci sono tante escursioni che portano a rifugi o alle malghe aperte d’estate», dice l’ex sindaco. «In un’ora si arriva in alta montagna, al mare o nella zona vitivinicola del Collio. L’Austria e la Slovenia sono vicine». Ma anche in paese c’è tanto da scoprire, tra chiese e palazzetti di ispirazione veneziana, realizzati nel Settecento dai cramârs più fortunati. E manifestazioni: come la Magia del Legno, che si terrà domenica 7 settembre e vedrà artisti e scultori all’opera fra le vie del paese.