
Qualche giorno fa, sabato 19 luglio, il Corriere della Sera ha dedicato molta attenzione a Reinhold Messner. L’intervista, realizzata dal collega Riccardo Bruno, ha avuto ampio spazio in prima pagina, e una pagina intera all’interno del quotidiano. Sul sito Corriere.it è rimasta in evidenza per molti giorni.
Messner dice sempre cose interessanti, e non si è certo smentito questa volta. Nell’intervista a Bruno ha parlato dell’importanza di camminare a passo lento, dei pericoli legati alla diffusione delle E-bike, della necessità di rispettare la cultura della montagna. E naturalmente del suo nuovo progetto, la Reinhold Messner Haus, realizzata all’arrivo della cabinovia del Monte Elmo, di fronte alle Dolomiti di Sesto.
Quando però il giornalista del Corriere gli ha fatto notare che “ci sono sempre più turisti, ma la montagna si sta spopolando”, Reinhold ha detto una cosa durissima. “Un problema molto serio, per esempio, è rappresentato dai lupi. Uccidono il bestiame, i contadini abbandonano le malghe, non lavorano più la terra, si degrada il paesaggio e alla fine anche il turismo ne soffre. Io non sono contro i lupi, ma credo che si debba trovare un equilibrio”.
Parole come queste, dette da Messner, sorprendono per diversi motivi. Il primo è che cinquant’anni fa, quando Reinhold era tra i migliori alpinisti delle Alpi e si batteva per un alpinismo più etico, la battaglia per la difesa (sia concreta sia culturale) del lupo ha mobilitato gli ambientalisti, la scienza e il mondo della montagna italiano.
Grazie all’Operazione San Francesco del WWF, grazie alle ricerche di Luigi Boitani e dei suoi colleghi, grazie agli interventi del Parco nazionale d’Abruzzo, del Corpo Forestale dello Stato e di altri ancora, la popolazione italiana di lupi si è rapidamente ripresa, e dall’Appennino centro-meridionale è tornata sull’Appennino settentrionale e sulle Alpi. Per l’opinione pubblica, in città come nei borghi di montagna, il predatore ha smesso di essere una minaccia, ed è diventato una meraviglia della natura come altre.
Il secondo motivo è che Messner, dal 1999 al 2004, è stato un parlamentare europeo, eletto come indipendente nel gruppo dei Verdi. Cambiare opinione è certamente lecito, ma a volte un po’ di attenzione ci vuole. L’ostilità totale contro i lupi, che ha portato ai recenti provvedimenti che hanno ridotto la tutela della specie, è stata portata avanti negli ultimi anni dalla destra dei Paesi alpini di lingua tedesca, e condivisa dai loro alleati in Italia.
Chi percorre le strade e i sentieri dell’Alto Adige e di altri territori alpini è abituato da tempo a vedere impressionanti immagini di lupi feroci e sanguinari (spesso con foto di esemplari canadesi, molto più grossi dei nostri) affisse per spaventare i passanti. Realizzarli e farli vedere è certamente legittimo, ma il messaggio che si porta avanti è sbagliato.
Sostenere che “i lupi uccidono il bestiame”, e che per questo “i contadini abbandonano le malghe”, e quindi anche il paesaggio si degrada, non tiene conto dell’esperienza italiana dell’ultimo secolo.
L’esperienza del Parco Nazionale d’Abruzzo
Fino a metà del Novecento, anche nel Parco d’Abruzzo (che è stato istituito nel 1922), si tutelavano gli orsi ma i lupi erano considerati nocivi, e venivano affidati alle trappole e ai fucili dei “lupari”.
Dopo l’Operazione San Francesco e i successivi interventi, la presenza di cani da guardia efficaci (i pastori abruzzesi, sempre più diffusi anche sulle Alpi) e di buone recinzioni per proteggere le greggi di notte, oltre all’aumento delle prede selvatiche come cervi, cinghiali e caprioli, ha ridotto drasticamente i danni causati dal lupo. Nei rari casi in cui il predatore riesce a colpire le greggi, Parchi e Regioni intervengono rapidamente e in misura adeguata con dei rimborsi.
Man mano che i lupi hanno allargato il loro territorio verso nord, paure e pregiudizi analoghi a quelli evocati da Messner sono comparsi tra gli allevatori (e quindi tra i sindaci e i politici) della Toscana, dell’Emilia-Romagna e del Piemonte, ma poi la convivenza ha iniziato a funzionare anche lì.
Sulle Alpi, insieme alle destre bavaresi e tirolesi, è stata la Svizzera a diventare il bastione dell’ostilità totale contro il lupo. Anche negli scorsi mesi, delle mattanze autorizzate per legge hanno quasi completamente eliminato i branchi di lupi dei Grigioni, abituati a traversare la frontiera con l’Italia, oltre la quale si estende il Parco nazionale dello Stelvio.
Personalmente, di fronte a questa situazione, sono sorpreso che il WWF internazionale mantenga la sua sede a Gland, alle porte di Losanna. Spostarla avrebbe un costo economico, ma potrebbe aiutare la Confederazione a riflettere. Ma questo, naturalmente, non ha nulla a che vedere con Messner. Mi piacerebbe invece che qualcuno – il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise da cui la convivenza è partita, il Parco delle Alpi Marittime con il suo magnifico centro “Uomini e lupi” – invitasse l’alpinista più famoso del mondo, da anni promotore di importanti iniziative culturali, a una visita approfondita e a un confronto. Nella vita si possono avere delle posizioni contrastanti. Ma adeguarsi ai luoghi comuni senza osservare la realtà non va bene.