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A sei anni in cima all’Elbrus (5642 m). I ladri d’infanzia sono i suoi genitori

Certamente sarà stato felice il piccolo Teghbir Singh di sottoporsi a un anno di diete e allenamenti solo per soddisfare la vanagloria di mamma e papà. Ma a noi la notizia fa rabbrividire

Lui si chiama Teghbir Singh e ad appena 6 anni di età ha raggiunto la vetta del Monte Elbrus (5.642 m). Ecco, l’abbiamo detto anche noi, così mamma e papà saranno ancora più contenti, il loro piccolo è un campione. A scanso di smentite i genitori si sono fatti rilasciare un documento dalla Federazione di Alpinismo, Arrampicata su roccia e Turismo Sportivo di Kabardino, Repubblica Balcaria, in Russia che certifica il raggiungimento della vetta all’età di 6 anni, 9 mesi e 4 giorni, specificando che “Teghbir Singh dall’India è il più giovane summiter del mondo sul Monte Elbrus”.
Naturalmente, alla faccia della tutela dei minori, mamma e papà hanno diffuso attraverso i giornali del loro Paese le immagini della “conquista”, senza nascondere il volto del neo recordman. Altrimenti che gusto ci sarebbe?

Teghbir ha iniziato il trekking verso il Monte Elbrus il 20 giugno e raggiunto la vetta il 28 giugno.   Sukhinderdeep Singh, il papà del piccolo alpinista ha dichiarato: “Teghbir ha iniziato a prepararsi per questa impresa quasi un anno fa. È stato addestrato da Bikramjit Singh Ghuman (allenatore in pensione) che lo ha aiutato con gli esercizi legati all’aumento dello sforzo cardiovascolare e all’aumento della capacità polmonare per affrontare il mal di montagna. Era solito fare trekking settimanali con me e allenarsi in diverse località collinari. Era la prima volta che Teghbir camminava nella neve con stivali alti, ramponi, imbracatura e supporto per l’ossigeno. Ha aumentato il peso sui piedi di quasi tre-quattro kg. Ha camminato ed è rimasto in un’altitudine a basso contenuto di ossigeno in una temperatura di grado inferiore per quasi una settimana “, ha inoltre sottolineato con orgoglio il genitore, che ha accompagnato il piccolo fino alla vetta.

Dal canto suo, la mamma Manpreet Kaur, medico ginecologo, ha tenuto a sottolineare che: “la dieta ha svolto un ruolo importante nel suo viaggio. Teghbir ha seguito un rigoroso programma alimentare specifico preparato da suo allenatore”.

Forse siamo fatti male noi a cui piace pensare a un bambino di sei anni libero di giocare con gli amici e di nutrirsi senza restrizioni cervellotiche o comunque, più adatte ad atleti con qualche anno in più. Tutto questo non ci piace. E pazienza se i nostri figli e nipoti non saranno menzionati nell’Asia Book of Records o nell’India Book of Records come accaduto al baby Tegbhir quando lo scorso anno raggiunse la vetta del Kilimanjaro (già, anche quello ha dovuto fare). Ce ne faremo una ragione. Ma non diventeremo ladri d’infanzia.

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Un commento

  1. Percepisco nell’articolo un certo ‘stare da una parte sola’, senza aggiungere un opportuno commento per quella che dovrebbe essere una vita giusta a sei anni. Tenterò di spiegarmi
    Concordo senz’altro che il record cercato sulle spalle del bimbo è una forzatura molto deviante e che alla base ha dei sentimenti tutt’altro che positivi nei genitori.
    Però, in molte delle nostre democratiche famiglie, i bimbini sono obesi causa merendine dolciumi ecc per tacere della negligenza genitoriale che li lascia passare ore col telefonino in mano.
    In medio stat virtus, quindi direi che dovremmo mirare, tutti, bimbi e adulti, ad un’alimentazione equilibrata, che abbiamo dimenticato in troppi nelle nostre società, senza il nutrizionista sportivo applicato a un bimbo di sei anni, e anche a recuperare il giocare sociale, fuori casa, con amici, il che implica una buona e moderata attività fisica.
    Noi eravamo normali bimbi, molti decenni fa, che già passavano qualche ora chini sui compiti scolastici, e il primo desiderio era poter uscire un attimo e sgranchire il corpo tutto. Non c’era il cellulare ma la tv sì e la sapevamo dosare, con o senza il controllo dei genitori. Preferivamo un breve e veloce giro in bici per i campi piuttosto che la tv come pausa lavoro…
    Concludendo, no al creare piccoli mostri per vanità (anche per esaltazione estrema di un papà alla cui vita manca o mancò qualcosa) ma ricordiamo anche di osservare che una vita più sana va recuperata già dall’infanzia, senza eccessi ma nemmeno accettando le vite larvali tanto diffuse attualmente.

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