Vandali all’assalto delle statue della Madonna sulle cime piemontesi: imbecilli o satanismo?
Scomparsa la statua sulla vetta del Monte Tagliaferro, in Valsesia, danneggiata quella posta sul Monte Bo, nel Biellese. I due episodi a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. La rabbia delle comunità locali
Imbecilli o satanisti? Non che una cosa escluda necessariamente l’altra, ma ai piedi delle montagne Valsesiane e del Biellese l’interrogativo è di stretta attualità. Nell’arco di pochissimi giorni, infatti, sono state prese di mira due statue della Madonna poste su altrettante cime della zona.
Prima è toccato alla Madonnina posta sulla vetta del Monte Tagliaferro (2964 m), tra la Valsesia e la Val Sermenza. La statua che da 71 anni vegliava sulla cima è stata divelta dal basamento ed è scomparsa, non si sa se gettata in un dirupo o addirittura portata a valle. Per non farsi mancare nulla i vandali hanno anche danneggiato la lapide sottostante e reso inservibile la scatola del libro di vetta.
Pochi giorni dopo è toccato alla Madonnina del Monte Bo (2556 m), la cima del Biellese sullo spartiacque tra la Valle Sessera e la Valle Cervo, a breve distanza dalla Valsesia. In questo caso la statua è stata solamente danneggiata, ma la sostanza non cambia.
Data la relativa vicinanza tra le due cime è lecito immaginare che i gesti siano attribuibili alle stesse persone, che, a questo punto si teme siano intenzionate a reiterare il loro comportamento.
“Chi fa queste cose è una nullità, non se ne dovrebbe nemmeno parlare. Enfatizzandone i comportamenti si rischia di soddisfarne l’ego”, esordisce Ferruccio Baravelli, socio del CAI Varallo e certamente tra i più arrabbiati. “Nessuno mi toglie dalla testa la possibilità che si tratti di episodi di satanismo, sono atti vandalici troppo mirati”, continua. “Per fortuna la nostra comunità è piena di persone perbene, ripareremo in fretta allo sfregio. Intanto, però, sistemerò personalmente qualche fototrappola nei luoghi più a rischio. Se torneranno in azione avremo qualche possibilità di individuarli e metterli quantomeno alla berlina”.
Una comunità offesa fa fronte comune per proteggere i propri simboli
La caccia al vandalo comunque è già iniziata, ma gli indizi sono pressoché nulli. Il fatto che la salita al Monte Tagliaferro da Rima preveda 1500 metri di dislivello su un tracciato classificato EE esclude dai sospettabili merenderos o improvvisati. Per arrivare lassù, infatti, occorrono buone gambe e qualche nozione tecnica. Il sentimento prevalente raffigura i responsabili come “gente che viene da via”, ma senza prove di sorta questa ipotesi sembra soltanto una sorta di autodifesa della propria comunità.
“Sono episodi che rappresentano una assoluta mancanza di rispetto verso la storia e le tradizioni delle nostre comunità, oltre ad essere un’offesa dei sentimenti religiosi di molti”, commenta in un comunicato stampa il presidente dell’Unione Montana Valsesia, Francesco Pietrasanta. “Pertanto non solo vanno condannati senza esitazione, ma ritengo sia necessario un impegno collettivo per proteggere i luoghi e i simboli significativi delle nostre montagne”.
Dopo l’incipit quasi formale Pietrasanta ci va giù duro: “Sono degli imbecilli e dei vigliacchi, che agiscono lontano dalla vista dei più, prendendosela con simboli importanti per la gente di montagna. Queste Madonnine raccontano la storia delle genti che, con fatica e fede, hanno scalato le nostre vette. Distruggerle, vuol dire offendere un’intera comunità”.
Anche Pietrasanta pensa che l’installazione di fototrappole nei pressi dei monumenti possa disincentivare chi intende perpetrare tali gesti e aggiunge: “ci accorderemo con i gruppi di coloro che veramente amano la montagna per creare una rete di protezione nei confronti del nostro patrimonio culturale e spirituale. Chi verrà individuato nell’atto di compiere tali gesti, sarà punito a termine di legge, e faremo in modo che siano applicate le misure più severe. Non l’avranno vinta i vandali: vincerà la gente per bene, che ricorda le proprie radici e ama il proprio territorio”.