Lasciamo in pace gli orsi! Il Parco d’Abruzzo chiude il sentiero di Pianezza
E’ stato chiuso fino al 15 giugno 2025 (salvo proroga) il sentiero F10 del PNALM, che sale verso il Monte Marsicano. La motivazione? Tutelare gli accoppiamenti degli orsi, troppo spesso disturbati da escursionisti e fotografi
Ci risiamo. Martedì 27 maggio 2025, a poco più di un anno dall’analoga ordinanza del 2024, il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise ha chiuso il sentiero F10 che sale dalla statale Sangritana, a est di Opi, verso i pascoli e il rifugio di Pianezza, e da lì prosegue verso i 2253 metri del Monte Marsicano. La chiusura è prevista fino al 15 giugno, ma se necessario potrebbe essere prorogata.
Diciamolo subito, si tratta di un provvedimento sacrosanto. “Ricordiamo a tutte e tutti che il provvedimento di chiusura del sentiero F10 viene adottato poiché l’area attraversata dal tracciato è utilizzata da diversi individui di orso bruno marsicano per la delicata fase dell’accoppiamento” spiega un comunicato della direzione del Parco.
“Ciò da svariati anni attira un grande numero di persone che si recano lungo il sentiero per osservare e fotografare i plantigradi. L’accoppiamento è una fase estremamente delicata della vita degli orsi, un tassello fondamentale per la sopravvivenza e la prosperità di questa specie unica al mondo e a rischio di estinzione” continua il documento.
“Anche quest’anno abbiamo atteso e sperato in un afflusso ridotto al minimo, cosa che non è purtroppo avvenuta, con numerose macchine alla base del sentiero da prima dell’alba fino a tarda sera”. Il testo integrale dell’ordinanza può essere consultato sul sito ufficiale del Parco. Per i trasgressori, ai sensi dell’articolo 30 della legge n. 394/1991 e dei successivi aggiornamenti, sono previsti l’arresto fino a 12 mesi e un’ammenda da 150 a 30.000 euro.
Più volte, come chi ci legge sa bene, abbiamo criticato dei provvedimenti di chiusura di vette, sentieri o pareti presi da Parchi e Riserve naturali con motivazioni discutibili. Stavolta, come già nel 2024, il provvedimento firmato da Luciano Sammarone, direttore del PNALM, è ineccepibile.
La rarità dell’orso marsicano (si parla di 50/60 esemplari, è atteso un nuovo censimento), le morti colpose degli ultimi anni e degli ultimi mesi (dalla fucilata che è costata la vita ad Amarena fino all’annegamento di due giovani orsi a Scanno un mese fa) rende sacrosanto tutelare i momenti importanti della vita di questo animale.
Non tutti, sulla pagina Facebook del Parco, sono d’accordo con la decisione di Sammarone. “Invece di chiudere le vasche, chiudete i sentieri… E gli orsi continuano a morire affogati. Quando chiuderete le strade e le autostrade in cui sono stati investiti gli orsi? Quando chiuderete tutti i pollai in cui sono stati uccisi gli orsi, fino a San Benedetto dei Marsi? Quando chiuderete l’accesso a tutti i bracconieri e gli avvelenatori? Guardate la pagliuzza, ma non vedete la trave”, commenta lo zoologo Paolo Forconi, spesso in dissenso con i responsabili dell’area protetta.
Altri commenti hanno toni più moderati. “Speriamo che le persone che frequentano il Parco riescano a rispettare il divieto e ne capiscano l’importanza”, commentano gli ambientalisti di Salviamo l’Orso, partner del Parco in varie iniziative di bonifica del territorio da manufatti pericolosi per gli orsi.
“Chiudere tutto è l’unica soluzione, perché sperare nel rispetto e nel senso civico delle persone è pura utopia!” aggiunge la signora R.C. “La chiusura è necessaria, gli orsi devono stare in pace” aggiunge R.F.
“Nei prossimi anni non sarebbe possibile prevedere dei permessi numerati o fare un qualcosa di simile ai numeri chiusi già esistenti per evitare l’affollamento?”, chiede invece M.G. Una domanda interessante, alla quale speriamo il Parco risponda. Ma forse, in una situazione così delicata, la chiusura completa (per un mese!) resta la soluzione migliore.
Chiudiamo con un altro commento di critica motivata ed educata. “Noi fotografi e videomaker conosciamo bene l’importanza della distanza e del rispetto. Utilizziamo attrezzature che ci permettono di osservare senza disturbare, e siamo i primi a difendere la tranquillità dell’orso in ogni periodo dell’anno” scrive U.D’A.
“Chiudere un sentiero può avere senso in alcuni casi, ma non può essere l’unica misura né tantomeno un alibi. La verità è che gli orsi continuano a morire, non per chi li osserva da lontano con rispetto, ma per mano dell’uomo: per bracconaggio, per avvelenamenti, per negligenze gravi come nel caso degli orsi finiti in un invaso utilizzato per l’innevamento artificiale, mai messo in sicurezza. Anche su questo il Parco ha precise responsabilità”. La tragedia di Colle Rotondo, presso Scanno, pesa ancora e continuerà a pesare a lungo.