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Amarcord: il Trenino della Val Gardena fischiava per l’ultima volta il 28 maggio 1960

Sessantacinque anni dopo l’ultima corsa, il ricordo della storica ferrovia rivive lungo una passeggiata panoramica che ne segue l’antico tracciato tra Ortisei e Santa Cristina, con pannelli informativi, immagini d’epoca e un tunnel restaurato che ne raccontano la storia

Il 28 maggio 1960, la Val Gardena salutava per sempre il suo trenino. Quello che per 44 anni aveva solcato la valle con passo lento ma regolare, si fermava definitivamente. Ma se il convoglio smise allora di correre, la sua storia non ha mai cessato di essere raccontata. Sessantacinque anni dopo, il suo tracciato è ancora lì: trasformato in un sentiero panoramico, accessibile a piedi, dove ogni passo riconnette chi lo percorre a una delle vicende più singolari e identitarie dell’intero arco dolomitico. Il Trenino della Val Gardena non nacque per turismo, ma per necessità militare. Siamo nel settembre 1915: l’Impero austro-ungarico, in piena Prima guerra mondiale, aveva bisogno di una ferrovia per raggiungere le linee del fronte con armi, vettovaglie e materiali pesanti. I lavori iniziarono subito e vennero impiegati 6.000 prigionieri di guerra russi per portare a termine l’opera in tempi straordinari: appena cinque mesi. Nel febbraio 1916 il treno compiva il suo primo viaggio. Il tracciato, lungo circa 32 km, collegava Chiusa, sulla linea del Brennero, alla località Plan, passando per Ortisei, Santa Cristina e Selva, e risalendo la valle fino a 1.590 metri di quota.

Costruita con uno scartamento ridotto di 760 mm, la linea ferroviaria era ardita per concezione e tracciato. La pendenza massima raggiungeva il 50 per mille, con curve strette dal raggio minimo di 35 metri. Non mancavano gallerie scavate nella roccia, ponti metallici e tratti che costeggiavano le strette forre del Rio Gardena, in particolare nella zona di Pontives. Una sfida ingegneristica, realizzata in condizioni estreme, ma che nel tempo avrebbe trovato un impiego ben diverso. Con la fine del conflitto, la linea fu infatti riconvertita al trasporto civile. Divenne così un collegamento essenziale per le comunità locali, sia per gli spostamenti delle persone che per il trasporto delle merci, soprattutto nei mesi invernali, quando le strade erano spesso impraticabili.
Il trasporto merci è un ricordo vivido per Rosa Bröll, figlia di Francesco Bröll, caposquadra degli operai di Ortisei incaricati della manutenzione della linea. Rosa racconta che, nei primi anni Cinquanta, da bambina, lavorava per un giornalaio e attendeva i giornali alla stazione di Ortisei con un carretto di legno, pronta a distribuirli. Lei, i suoi sette fratelli e i genitori vivevano in una delle case di legno costruite per i ferrovieri lungo il fiume, abitate fino all’inizio degli anni Settanta, quando furono definitivamente smantellate.

L’antica locomotiva, oggi esposta a Ortisei @ Wikipedia

Ma torniamo di nuovo indietro nel tempo: negli anni Trenta, il trenino divenne anche un simbolo della crescente vocazione turistica della valle. Furono anni in cui alpinisti, escursionisti e famiglie borghesi scoprivano il fascino delle Dolomiti gardenesi. La Ferata de Gherdëina divenne quindi parte dell’esperienza: un viaggio lento, panoramico, quasi teatrale, immerso tra i profili del Sassolungo, del Cir e del Sella. Un curioso aneddoto risale al 1955, quando la ferrovia venne inclusa nelle riprese del film Il prigioniero della montagna (Flucht in die Dolomiten) del regista e attore gardenese Luis Trenker. In una delle scene si può distinguere chiaramente la stazione di San Pietro, immortalata a colori e con sonoro: un documento prezioso che restituisce l’atmosfera della linea negli anni Cinquanta. Tuttavia, fu proprio l’avvento del turismo di massa – e della motorizzazione privata – a decretarne paradossalmente il declino. Con l’apertura della strada statale della Val Gardena, più veloce e flessibile, la ferrovia perse progressivamente importanza fino alla sua chiusura ufficiale, il 28 maggio 1960. Il treno venne smantellato, ma non dimenticato.

Un sentiero panoramico preserva la memoria dell’antica ferrovia

Oggi l’antico tracciato del trenino è stato riconvertito, diventando uno dei percorsi escursionistici più frequentati del fondovalle gardenese. La Passeggiata del Trenino della Val Gardena segue fedelmente la linea originale tra Ortisei e Santa Cristina, offrendo uno sguardo privilegiato sul paesaggio e sulla storia. Il percorso, lungo 5,6 km, parte da Via Cisles a Santa Cristina e scende fino a Ortisei, con un dislivello negativo di 226 metri (da 1.453 a 1.227 m). Si percorre in circa un’ora e mezza, con fondo regolare e adatto a tutti. Affrontato in senso inverso – da Ortisei a Santa Cristina – richiede invece un po’ più di impegno per via della salita. In ogni caso, è una camminata ideale per famiglie, escursionisti curiosi e appassionati di storia. Chi desidera prolungare l’escursione può percorrere l’intero tratto da Santa Cristina fino a Roncadizza, seguendo un itinerario di 12,2 km complessivi. La passeggiata, sempre semplice e ben mantenuta, si completa in circa 3 ore e 40 minuti, con 476 metri di salita e un solo metro di discesa, toccando un’altitudine massima di 1.594 m e una minima di 1.142 m. Anche in questo caso, il percorso può essere affrontato in entrambi i sensi, ma risulta più impegnativo in direzione opposta (da Roncadizza verso Santa Cristina) a causa del dislivello positivo.

Lungo il sentiero sono stati installati pannelli illustrativi con immagini d’epoca, spiegazioni tecniche e aneddoti legati alla costruzione e alla vita quotidiana del trenino. Un percorso immersivo che guida il visitatore tra scorci dolomitici e memorie locali, con la possibilità di rivivere l’atmosfera di inizio Novecento. Uno dei punti più suggestivi si trova nei pressi della chiesa parrocchiale di Santa Cristina: si tratta dell’antico tunnel ferroviario, restaurato e reso accessibile nel 2017. Oggi ospita installazioni interattive e postazioni audio dove si può ascoltare La Ferata, celebre canto popolare in ladino gardenese, accompagnato da una narrazione che intreccia tecnica, storia e memoria collettiva. A Ortisei, invece, si può ancora ammirare uno dei simboli materiali più importanti del vecchio treno: la locomotiva R.410.004, esposta per anni lungo la passeggiata Luis Trenker. Oggi è stata ricollocata nei pressi dell’ospizio, proprio dove un tempo sorgeva la stazione ferroviaria della cittadina.

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