Bambini e arrampicata: quando e come iniziare a muoversi in verticale
Uno sport istintivo, ma per fare in modo che un bambino riesca ad appassionarsi occorre attenersi a qualche accorgimento. Senza mai dimenticarsi della sicurezza
“Arrampicata” e subito ci immaginiamo Tre Cime di Lavaredo, El Capitan, Cerro Torre, ma a scala ben più piccola anche Seggiolone, Sedia e Ciliegio sono vette da conquistare. A differenza di altri sport, pensiamo al tennis, muoversi in verticale è un’attività istintiva fin dalla tenera età. Se svolta con le giuste attenzioni l’arrampicata porta ad ogni “cucciolo di uomo” innumerevoli benefici. Innanzitutto giova al corpo migliorando forza, resistenza e flessibilità. Sviluppa la psicomotricità lavorando su equilibrio, coordinazione e propriocezione, ossia comprensione del proprio essere nello spazio. Scalare è altresì un’attività “di testa” che, oltre a divertire, gratifica, stimola fantasia e problem solving, rinforza l’autostima, aiuta a socializzare, senza trascurare la componente di rispetto delle regole e degli altri.
Se effettuata all’aperto aggiunge la componente natura: contatto con la roccia, l’aria nei capelli, animali e piante da sentire, vedere, odorare e toccare.
Tutto bellissimo ma bisogna pur sempre ricordarsi chi sono i protagonisti di queste avventure e le loro specifiche esigenze.
Ecco qualche consiglio per inserirli al meglio nel mondo della verticalità.
Arrampicata in palestra
Non esiste una regola generale ma 4/5 anni è l’età minima consigliata per iniziare ad arrampicare divertendosi. Infatti bisogna considerare lo sviluppo fisico e la capacità di comprendere istruzioni e regole basilari, anche per la sicurezza.
Rivolgersi ad istruttori con esperienza nel campo piuttosto che improvvisarsi tali. Non è detto che un papà da 8A in falesia sia in grado di far provare la scalata al figlio nel migliore dei modi, evitando pianti e il terribile “mai più”.
Andare in una palestra con attrezzatura adatta: prese studiate per i bambini, materassi adeguati, altezza limitata dei boulder (meglio stare sotto i 3 metri) ed imbraghi su misura (spesso con pettorina ventrale).
Arrampicare sempre sotto la supervisione di un adulto capace sia di dare regole di gruppo sia di stimolare alla risoluzione di un problema ma senza forzare, questo uno degli errori più comuni.
Rispettare i tempi di avvicinamento a questo mondo tutto nuovo: un breve riscaldamento, qualche gioco per imparare a cadere sui materassi, e una prova di calata a pochi metri da terra per prendere confidenza con corda, imbrago e moschettoni.
Il gioco è il modo migliore per coinvolgere, spronare e mantenere l’attenzione: un classico “strega comanda color” può portare anche il bambino più diffidente a salire due metri per toccare l’appiglio giallo a forma di sole!
Arrampicata su roccia
Anche all’esterno l’età minima consigliata è di 4/5 anni, appoggiandosi o almeno chiedendo consiglio a un professionista della montagna.
Casco! Tema di difficile digestione anche per gli adulti. Il casco protegge noi ed i più piccoli in caso di caduta ma anche da piccole rocce, rami o rinvii/moschettoni dall’alto. Metterlo tutti, oltre al discorso legato alla sicurezza, è di buon esempio per i bambini.
Scegliere il giusto itinerario, meglio se non troppo lungo, e, così come in palestra, far provare a pochi metri da terra la calata.
Sorvegliare i bambini anche mentre non sono in parete, prestando attenzione agli altri scalatori e a chi assicura alla base.
Insegnare il rispetto degli altri e della Natura che ci ospita
Ricordarsi poi che ogni bambino è diverso sia nel modo di affrontare ogni situazione sia a livello fisico, soprattutto considerando la crescita esponenziale tra i 4 e i 12 anni. Non esiste dunque un “manuale del piccolo arrampicatore” ma il buon senso, l’esperienza personale e l’aiuto di medici e professionisti del settore sono la chiave. Scalerà un’ora soltanto? Due anni con gli amichetti di scuola o per tutta la vita? Impossibile saperlo, di certo resterà un ricordo indelebile, sta a noi adulti renderlo bellissimo.