News

Rocce utili alla decelerazione

Arrampicare senza correre, senza inseguire la performance sportiva fine a se stessa, ma prendendosi il tempo per osservare - con calma - tutto quello che ci sta intorno

Anche quando si arrampica capita d’essere in affanno, non per la fatica, ma per la frenesia d’ottimizzare ogni momento del viaggio verticale.
Avvicinarsi, ricercare la via, riscaldarsi, inanellare tutte le lunghezze (possibilmente senza riposi), sono abitudini consolidate, restie ad ogni immobilità.
Così si riporta, seppure inconsapevolmente, la carenza di tempo dell’iperconsumo in cui viviamo, anche nei momenti di svago e nell’avventura verticale.

Alcune rocce, forse per via della vastità degli spazi o della particolare energia che si respira arrampicando, consentono di mettersi in ascolto, prima di ancora d’afferrare freneticamente gli appigli.

Qui, dove un tempo il ghiacciaio abduano e della Valchiavenna confluivano, lisciando estese pareti di gneiss e graniti, si ritrova un luogo perfetto per la decelerazione. Sarà forse l’effetto ipnotico dello specchio d’acqua sottostante, il lago di Mezzola, un tempo estremità superiore del Lago di Como, da cui oggi è completamente separato a seguito dell’accumulo di detriti dell’Adda e della Mera, ma qui la scalata diventa parte accessoria di un’escursione verticale in un angolo incantato, sopra la riserva naturale del Pian di Spagna.

In ogni tratto di salita si incontra qualcosa di interessante, dai disegni sinuosi dello gneiss calpestati con le pedule, allo sguardo sul conoide perfetto di Novate Mezzola e sull’imponente Manduino, baluardo occidentale del granito del Masino, che sta dirimpetto, all’osservazione di anatre, beccaccini, storni e rapaci.

Tutto questo rende il luogo ricco, uno spazio che ha personalità, che sa emozionare, da abbracciare prima che con gli occhi e con gli altri organi di senso con il cuore.

Da queste parti passava l’antica strada romana nel suo tratto terrestre: la via Regina. E’ bello immaginare viandanti, eserciti, pellegrini e mercanti in cammino verso la Rezia attraverso i passi dello Spluga, Maloia e Settimo.
Mentre si scala si può continuare o interrompere la salita a vari livelli, ritrovando la discesa per comodi sentieri che attraversano distese d’erica e castagneti secolari.
Un grazie alla guida alpina emerita Andrea Savonitto, instancabile scopritore di rocce.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close