Scie di Passione: è sull’Alpe Cimbra, in Trentino, la scuola di sci inclusiva più longeva d’Italia
Fondata nel 2011, la scuola è impegnata nell’insegnamento di sci alpino, sci di fondo e snowboard anche a persone con disabilità fisiche, psichiche e cognitive. Un modello di integrazione tra sportivi dalle differenti capacità
La skiarea Alpe Cimbra è uno tra i comprensori sciistici più estesi del Trentino, capace di coniugare tradizione ed innovazione, senza dimenticare una particolare cura alla creazione di vacanze su misura per ogni ospite. Grande motivo di orgoglio della skiarea è la scuola Scie di Passione, con sede a Passo Coe, che da quasi 15 anni si distingue come centro di eccellenza specializzato nell’insegnamento dello sci a persone con disabilità fisiche, psichiche e cognitive.
«Grazie all’esperienza di oltre 30 maestri – racconta il direttore tecnico della scuola, Stefano Carbone – Scie di Passione ha sviluppato un approccio didattico inclusivo, mettendo a disposizione attrezzature e ausili specializzati, che permettono a tutti di vivere l’emozione dello sci e della montagna».
Una scuola che invero non si rivolge ai soli disabili ma anche ai normodotati, promuovendo un modello di integrazione funzionale e autentico. «La scuola – prosegue Carbone – è diventata un punto di riferimento per chi cerca non solo un insegnamento tecnico, ma un’esperienza emozionante, sicura e accessibile, anche fra i non disabili». Ogni anno infatti Scie di Passione dedica 10.000 ore di lezioni a bambini e adulti: di queste, quasi 2.000 ore sono rivolte agli utenti disabili.
L’idea di Tommaso Balasso, medaglia d’oro alle paraolimpiadi di Torino 2006
L’idea di dar vita ad un simile progetto nasce nel 2011 dalla mente di Tommaso Balasso, che dal 2003 al 2010 è stato atleta guida del campione di sci alpino ipovedente Gianmaria “Jerry” Dal Maistro. «I due hanno conquistato moltissime vittorie, – racconta Carbone – fra cui l’oro nel supergigante alle Olimpiadi di Torino 2006. Venivano soprannominati Tom & Jerry e chiusero la loro carriera nel 2010, dopo essere stati portabandiera ai Giochi paralimpici di Vancouver».
Da quel momento, Tommaso decise di concentrarsi sul suo lavoro come maestro di sci, fondando – insieme al collega Corrado Sulsente – la scuola. «Il nostro nome deriva da un libro di fotografie che proprio Tommaso aveva pubblicato quell’anno, dal titolo “Scie”. – continua Carbone – Si trattava di una vera e propria testimonianza, un viaggio dentro e oltre i limiti della disabilità». Il libro raccontava infatti per fotogrammi tutto quello che c’era dietro alla linea immaginaria capace di unire Tommaso e Gianmaria durante una discesa: anni di preparazione, anzitutto, di vittorie e sconfitte, traguardi raggiunti e mancati, ore in palestra e chilometri percorsi fra caffè e seggiovie, freddo e fatica. Istantanee che ritraevano insomma le loro giornate: dalla palestra CONI di Schio fino alle discese sulla Whistler Mountain, in Canada, durante le loro ultime Olimpiadi.
Tommaso e Corrado nel febbraio 2011, organizzarono in collaborazione con le associazioni Brain Power e Fair Play, una giornata sulla neve, nel comprensorio sciistico di Folgaria, rivolta a 130 ragazzi, normodotati e disabili, provenienti dalle scuole superiori di Schio, che si avvicinarono così allo sci in perfetta integrazione. Quell’esperienza non poteva finire lì e fu così che, durante la successiva stagione, l’associazione Scie di Passione prese il largo. «L’organico era composto all’inizio da 10 giovani maestri di sci, tutti specializzati nell’insegnamento ai disabili, sia motori che sensoriali che cognitivo-relazionali. – spiega Carbone – Ma soprattutto si trattava di maestri motivati a perseguire la mission di questo sfidante progetto: promuovere lo sport per tutti e divulgare la cultura degli sport invernali in favore dei disabili».
Durante la stagione successiva, a cavallo fra 2012 e 2013, l’associazione diventa a tutti gli effetti una Scuola di Sci riconosciuta, capace dieci anni più tardi di ampliare il proprio range ad altre discipline: d’inverno lo snowboard, reso possibile grazie all’utilizzo della particolare tavola Bass Board e lo sci di fondo, in estate mountain bike, trekking e kayak.
Ma soprattutto la scuola è stata capace di diventare un autentico vettore in grado di promuovere processi d’inclusione su tutto il territorio. «Come potevamo infatti pretendere di essere una scuola di sci inclusiva se non erano altrettanto accessibili le strutture ricettive, gli impianti e i parcheggi? – conclude Carbone – Siamo dunque orgogliosi di essere riusciti, negli anni, a sensibilizzare gli esercenti della nostra zona, collaborando attivamente sia con i singoli protagonisti che con l’ente pubblico. È infatti cruciale fare rete per portare avanti su larga scala e nel lungo periodo progetti virtuosi e ambiziosi come il nostro».