Film

Transcardus. A BalkanSki Story: con gli sci tra Kosovo e Macedonia

Il docufilm di Elisa Bessega e Enrico Mosetti accompagna su montagne e pendii del tutto sconosciuti. Da avvicinare con il dovuto rispetto per non rovinarne la magia

È arte una semplice linea sul manto bianco di neve? O l’invenzione di una traccia che non lascia traccia? Forse sì, a vedere Transcardus. A BalkanSki Story, il corto-doc realizzato da Elisa Bessega su un progetto di Enrico Mosetti “Mose”, ambassador di Ferrino, che ha sostenuto la produzione. Arte qui si unisce all’esplorazione fuori rotta e al suo film, che racconta di quattro sciatori e del loro viaggio da Brod, all’estremità nord della catena dello Sharr, fino alla montagna più alta del gruppo, il Luboten, lungo il confine tra Kosovo e Macedonia.

Un confine militarizzato fino a pochi anni orsono e che i protagonisti – oltre a Mosetti e Bessega, Lorenzo Barutta e Matteo Sarto – intendono ricucire idealmente con le loro scie. L’immagine del fuori rotta si addice a questi luoghi, porte affacciate su un mondo dove, al di là della bolla della montagna sportiva, si percepisce l’equilibrio fragile della convivenza tra i popoli, con le ferite della guerra ancora visibili, basti pensare che l’unico bivacco sul tragitto fu costruito dalla Nato. E benché in linea d’aria questi monti non siano così distanti dalle nostre sovraffollate Alpi, qui non sale quasi nessuno, non esistono relazioni né infrastrutture, e quelle poche sono vecchie o dismesse. 

«Non volevamo filmare discese estreme» spiega il Mose alla proiezione torinese, «ma vivere un paesaggio incontaminato in una cultura diversa dalla nostra». Niente go-pro, quindi, non solo perché non funzionale al racconto, ma anche perché non ci sarebbero state difficoltà tecniche o alpinistiche da documentare in presa diretta. Sì invece al drone, «perché serve a fare un check più veritiero del terreno» aggiunge. «Per contro», è la riflessione di Bessega, «ci siamo interrogati sull’opportunità di dare visibilità a luoghi poco o per nulla conosciuti. Anche in montagna stiamo iniziando a fare i conti con un turismo selvaggio che di fatto fa sparire il concetto stesso di selvaggio».
Non è il caso, per ora, e per fortuna, delle montagne dello Sharr. Bresoviza, per esempio, una delle poche stazioni di sci del paese, con tre impianti, ha abbracciato il freeride ed è diventata il punto di riferimento di sciatori e snowboarder votati alla neve fresca. «È un posto surreale» racconta Mosetti, «tra il malinconico e l’inedito, dove però si respira un fermento di rinascita contagioso». 

E così, in un momento in cui, dopo la “rivoluzione Jeremy Heitz”, il freeride sconta un certo stallo, si può gustare appieno un film-doc come Transcardus, che al bianco della neve su creste e pendii immacolati unisce la vita vissuta, con i suoi luoghi, la gente e le sue case, le strade, i negozi, le auto… un mondo vicino eppure lontano che qui trova una sintesi.
Attenti alla colonna sonora, semplicemente stratosferica. Prossime proiezioni in programma: il 20 dicembre a Cortina/San Vito, il 29 nella slovena Bovec, il 30 a Tarvisio, il 9 gennaio 2025 ancora in Slovenia, a Prevalje.

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