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Il Pakistan fra rancori e speranze

2 novembre 2005 – Nonostante le dichiarazioni fatte da una frangia di fondamentalisti hindu sulla natura  divina e punitiva del terremoto che ha colpito le popolazione del Kashmir; nonostante  le infelici affermazioni dei militanti mussulmani sulla "giusta punizione" –  sempre in riferimento alla tragedia che ha colpito le  popolazioni pakistane –  per la politica filo-occidentale del presidente Pervez Musharraf; nonostante le esplosioni del 30 ottobre scorso nella capitale indiana, che hanno ucciso almeno 61 persone. Nonostante tutto, il dialogo fra i due governi, quello indiano e quello pakistano, non si ferma.

 

elicotteroIn particolare l’apertura dei varchi, richiesta con insistenza soprattutto dalle popolazioni locali colpite dalla tragedia,  rimane una  importante mossa per la pace fra le due nazioni che combattono da decenni per il possesso del Kashmir.

 

"Le famiglie che vivono lungo la linea di confine – conferma H.Ali, moderatore del Gruppo informale internazionale di discussione sul Parco della Pace Siachen – possono finalmente, in queste tragiche ore, comunicare tra loro. Da apprezzare in entrambe le parti la volontà di riportare la pace,  in una zona controllata militarmente da mezzo secolo, proprio in un momento tanto difficile".

 

 

 

 

 

 

 

nella foto il direttore tecnico di Karakorum Trust, Maurizio Gallo, impegnato in Pakistan

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