Presolana: chi, quando, come e da quale versante. La storia completa dell’arrampicata su una montagna che non smette mai di affascinare
Sul numero 130 di Meridiani Montagne, dedicato alla Presolana alla Val Seriana e alla Val di Scalve, un ampio reportage racconta la storia delle scalate sulla Regina delle Orobie, dalla prima salita nel 1870 e ai tentativi di vincere il versante nord, fino alle più recenti “ vie sportive ma non troppo”
Fin dalla metà dell’Ottocento, la sontuosa montagna bergamasca ha attratto i grandi scalatori: troppo sfacciate quelle pareti per passare inosservate e non diventare terreno di sfida. La quota tutto sommato modesta (2521 m) rendeva inoltre possibili i tentativi per un periodo molto più lungo rispetto alle Alpi Occidentali. Il dettagliato reportage di Serafino Ripamonti pubblicato sul numero di Meridiani Montagne attualmente in edicola racconta in modo esauriente la storia dei tentativi di salita lungo i diversi versanti della montagna nelle varie epoche. Sulla parete nord, il grande problema della Presolana, si sono confrontati i più forti scalatori delle diverse epoche, aprendo vie sempre più difficili ma soprattutto in linea con i diversi periodi storici e l’evolversi di attrezzature e filosofie di scalata. Come dire: su questa parete sono stati scritti tanti capitoli della storia dell’alpinismo. Che è piacevole rileggere con gli occhi dello scalatore contemporaneo.
Ecco qualche breve passaggio dell’articolo di Serafino Ripamonti dal titolo La Regina delle Orobie.
Il profilo della Signora delle Orobie
… Come una Venere è sorta dalle onde e gli elementi l’hanno scolpita e levigata, dalla testa ai piedi: dalle sommità ventose giù fino al fondo della Val Seriana e della Val di Scalve, che la cingono a occidente e oriente. Possiamo immaginarcela proprio così la Signora delle Orobie, distesa in contemplazione del suo regno. Con lo sguardo ne seguiamo il profilo. Il massiccio prendere forma a partire da ovest con le Creste di Valzurio, linea sottile di separazione fra due mondi: la distesa delle vette alpine a nord e l’altopiano di Clusone a sud. Poi la Presolana di Castione con la sua parete meridionale, che scende verso la Valle dei Mulini e, sul lato opposto, le bastionate che chiudono la Valzurio. Ecco la Presolana Occidentale, la vetta più alta del gruppo e la più ostica da raggiungere, dalla cui sommità, volgendo lo sguardo a oriente, si comincia a scorgere lo specchio azzurro del Lago d’Iseo, mentre a settentrione precipita il baratro dell’austera parete nord…
Un folletto alla conquista della Nord
… Nel frattempo, la Nord attende qualche gigante in grado di misurarsi con la sua immensa verticalità. Eccolo lo sfidante: si chiama Ercole Esposito, e il nome sembra annunciare la roboante entrata in scena di un titano. Invece, l’aspetto è piuttosto quello d’un folletto dei boschi. È alto appena un metro e quarantasette centimetri il nostro Ercole, o meglio Ruchin, come tutti lo chiamano a Calolziocorte, il paese della provincia di Bergamo (allora, oggi è sotto Lecco) da cui proviene. Ha un fisico esile, ma proprio questo è il suo punto di forza: si muove con leggerezza sugli appigli e la sua specialità è la scalata artificiale, un gioco ingegnoso di equilibri instabili su chiodini precari, che a malapena reggono il peso di una persona. Non è con la clava, ma in punta di fioretto che Ruchin e il suo socio Gentile Butta portano il loro assalto alla Nord. Piantano 50 chiodi e, alla fine, portano a compimento quella che probabilmente è la prima via di VI grado del massiccio…
Una palestra per Simone Moro
… La Nord, invece, rimane un affascinante terreno d’avventura, riservato alle cordate più preparate. Qui gli spit, anche sulle vie moderne, continuano a essere per lo più rari e distanziati. La verticalità e il dislivello della parete, assieme alla roccia non sempre perfetta, impongono grande esperienza e capacità. … La bastionata che si affaccia sulla Val di Scalve rimane un banco di prova dove misurarsi con i grandi itinerari alpinistici del passato o con le vie “sportive ma non troppo” tracciate negli anni Ottanta e Novanta dai cavalieri dell’arrampicata libera, come il bergamasco Simone Moro, che, prima di avviarsi alla sua sfolgorante carriera di scalatore himalaiano, ha aperto sulla montagna di casa linee destinate a diventare iconiche, come le difficili Paco e Simon Mago. Soprattutto, però, la Nord, a quasi un secolo dall’impresa di Castiglioni e compagni, resta un libro di roccia che riserva ancora pagine bianche, dove anche le nuove generazioni, con un po’ di fantasia e intuizione, possono trovare gli spazi per scrivere la loro storia, aprendo nuove e belle vie, nel rispetto della tradizione e dell’etica severa che contraddistingue questa parete…