Film

“The Yukon Assignment”: un padre, un figlio, un kayak e 800 km lungo i fiumi

Girato nel 2017, il film racconta come in un reality, un’avventura straordinaria vissuta pagaiando lungo corsi d’acqua tra I più remoti del Nord America

Questo è sicuramente uno dei luoghi selvaggi più incontaminati e stupendi della Terra. Ci ha sorpreso ogni giorno ed è stato un vero onore attraversare queste terre. Il mio scopo iniziale era fare un viaggio in canoa per le terre selvagge del Canada insieme a mio padre e forse mi ha un po’ sorpreso il fatto che alla fine non sia andata esattamente così. Piuttosto, mi sembra di essere partito per un’avventura incredibile insieme a uno dei miei migliori amici. E se è proprio questo che ci ha regalato il nostro viaggio, che cosa vorremmo di più?

Chris Lucas, The Yukon Assignment (2017)

È dalla volontà di compiere un viaggio speciale con suo padre Niall che l’avventuriero britannico Chris Lucas decide di partire alla volta dello Yukon, in Canada, per cinque settimane. Quella raccontata dal documentario The Yukon Assignment (2017, diretto dallo stesso Chris Lucas) non è semplicemente un’avventura in canoa lungo i fiumi Wind e Peel, in una natura incontaminata e dalla bellezza spaventosa (non mancano orsi, intemperie e imprevisti), ma è anche una preziosa occasione per i due di scoprire sé stessi, i loro limiti e le loro forze, avvicinandosi in modo unico e irripetibile nel loro rapporto padre/figlio.

Chris sta per diventare padre a sua volta, e così questo viaggio diventa anche l’occasione per prendersi del tempo per riflettere sulle sue prossime responsabilità. Un’avventura fisica e mentale che è il preludio di un’altra ben più grande: quella, lunga una vita, della paternità.

Cinque settimane, 800 chilometri

Si parte da Lake McClusky con lo stretto necessario (compresa l’attrezzatura per girare il film, a peso ridotto) e con l’obiettivo di raggiungere la Dempster Highway (una delle uniche due strade, insieme alla Dalton Highway, che attraversano il Circolo Polare Artico in Nord America), attraversando principalmente due fiumi a bordo di una canoa: il Wind river, dalle acque limpide, e il Peel river, più fangoso e tormentato. Attorno a loro, nessun essere umano a vista, solo animali selvaggi e alte montagne, tra cui la Deception Mountain e il Mount Royal.

The Yukon Assignment ha una struttura decisamente semplice: quella di un video-diario, in formato reality, dove a riprese fisse in stile “confessionale” si alternano riprese effettuate con telecamere impermeabili fissate sui loro caschetti o sulla prua della canoa, mentre Chris e Niall remano. Se la prima versione del film durava più di 8 ore, ricavate da 100 ore di riprese, un grande e necessario lavoro di montaggio ha portato il tutto a poco più di un’ora, rendendo comunque il film avvincente, coinvolgente e, a tratti, emotivo e commovente.

La naturalezza e simpatia dei due è contagiosa (Niall, il padre, è un ex attore: non ha problemi a essere spontaneo davanti alla camera), e così il documentario riesce ad avvicinare lo spettatore ai protagonisti, facendolo immergere completamente in un’avventura che fa venire voglia di saltare subito su una canoa con loro.

The Yukon Assignment non è solo una storia di autentica avventura, ma anche un racconto asciutto e onesto della relazione padre/figlio. Chris, guardando in camera, racconta di come spera che il padre trascorra il viaggio più bello della sua vita, condividendo con lo spettatore le sue paure, le sue gioie e i suoi dubbi. Una riflessione che scorre libera e senza limiti, come il fiume che i due percorrono. E così, a fine viaggio, Chris riflette sul dono di questa avventura, invitando a fare lo stesso:

“Se siete arrivati fin qui e state pensando: ‘Beh, non mi dispiacerebbe fare un viaggio del genere,’ vi direi di chiamare vostra madre o vostro padre, vostra figlia o vostro figlio, e di prepararvi a partire. Non dovete per forza andare nello Yukon. Qualsiasi altro posto va benissimo”.

The Yukon Assignment è disponibile su Netflix.

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