Prima salita al Mun Brakk II (5.430 m), splendida cima vergine del Karakorum
Gli spagnoli Ekaitz Maiz, Josu Linaza, Markel e Oier de la Fuent protagonisti di una spedizione dal carattere esplorativo che ha permesso loro di raggiungere la vetta di una guglia particolarmente impegnativa
E’ spagnola la squadra che ha realizzato la prima salita assoluta al Mun Brakk II, una cima di 5430 metri nel Karakorum. La guglia si trova vicino al ghiacciaio del Sosbun, in una valle molto poco battuta.
Con in tasca poco più che una foto del ghiacciaio inviata da un amico pakistano, e una filosofia simile alla spedizione in Ladakh portata avanti da Ekaitz Maiz l’anno scorso, Maiz, Josu Linaza, Markel e Oier de la Fuent hanno deciso di imbarcarsi lo stesso in quest’avventura quasi alla cieca.
Una volta sul posto “siamo entrati in modalità esploratori e ci siamo addentrati nella valle” racconta Maiz. “Appena ci siamo discostati dalla via per il Baltoro, ci siamo resi conto che gli abitanti del popolo di Hoo non erano abituati a vedere stranieri. Non c’erano resti di altre spedizioni dove ci siamo fermati, era tutto pulito. L’abbiamo presa come un’anticipazione a quello che avremmo incontrato più avanti”.
Montato il campo base, i quattro si sono focalizzati su una guglia affilata, il Mun Brakk II, dove la roccia sembrava buona e sicura. Dopo un primo tentativo di scalata fallito a causa della rottura del trapano, Ekaitz e Markel sono tornati all’attacco, stabilendo un campo avanzato su una cengia a un terzo della guglia. Trascorrendo tre giorni in parete, i due sono riusciti a raggiungere la cima completando la linea che hanno battezzato Izar gorri, mamuon betiko argi (1140 metri, M4, 7b). Il nome significa “stella rossa, la luce eterna dei fantasmi” e si riferisce alla luce che indica il cammino della rivoluzione.
“Ce l’abbiamo messa tutta nella scalata e nella lunga discesa, siamo arrivati al campo base nel giorno in cui i portatori smontavano il campo base. Molto stanchi, ma molto molto felici” conclude Maiz.
