Nanda Devi, forse domani il recupero dell’alpinista morto
26 settembre 2005 – Sono ancora bloccati dalla neve gli alpinisti della spedizione bergamasca al Nanda Devi, funestata dalla morte di Marco Dalla Longa, il 41enne di Nembro deceduto l’altro ieri in seguito a un malore.
"L’elicottero che dovrebbe recuperare gli alpinisti e la salma anche oggi è rimasto a terra per le cattive condizioni del tempo", ha detto ai nostri microfoni il presidente del Cai di Bergamo Paolo Valoti. "Probabilmente domani tenterà di raggiungere la spedizione".
Intanto gli alpinisti sono al campo base, a 4200 metri d’altezza, stretti nel cordoglio in questo momento difficile. La notizia della morte di Marco Dalla Longa era giunta in Italia sabato scorso intorno alle 13. Il giorno prima la spedizione bergamasca aveva deciso di rinunciare l’attacco alla vetta indiana, a causa delle forti precipitazioni nevose. Era stato lo stesso Dalla Longa, il capospedizione, a darne, con rammarico notizia, sul sito del Cai di Bergamo. Poi la tragedia.
Sebbene nella spedizione fosse presente un medico, per l’alpinista non c’è stato nulla da fare. Secondo quanto riferito dal sanitario, la causa del decesso potrebbe essere attribuibile ad un’edema cerebrale determinata da attività in alta quota. Ma non è eslcusa l’ipotesi di un’aneurisma. Sarà, in ogni caso, l’autopsia a stabilirlo. Stando a quanto riferito dai parenti, l’alpinista bergamasco era molto scrupoloso nella preparazione fisica e logistica delle spedizioni (nella foto sotto, lo vediamo durante alcuni test scientifici alla Piramide dell’Everest del Comitato Ev-K2-Cnr).
Marco Dalla Longa aveva 41 anni. Sposato, con un figlio, era originario di Nembro ma residente a Trescore Balneario e accademico del Cai. Nella sua attività ultraventennale aveva all’attivo diverse spedizioni extraeuropee. Sulle Ande peruviane, in Patagonia e Himalaya, sulle lisce pareti della Yosemite valley. E numerose imprese invernali fra cui la nord dell’Eiger, l’Escudo del Paine e l’Ama-Dablam.
L’ambasciata italiana a Nuova Dehli ha attivato tutti i contatti per fare rientrare la salma e la spedizione in Italia il prima possibile. L’esercito indiano ha messo a disposizione alcuni elicotteri per una rapida evacuazione della salma e dei componenti la spedizione. Purtroppo, sulla zona continua a nevicare, i portatori sono bloccati e non riescono a raggiungere il Campo base dove gli amici alpinisti, pur provati, sono comunque in buone condizioni di sicurezza e di salute. E hanno scorte sufficienti ancora per qualche giorno. Si attende una schiarita nel tempo per far decollare i velivoli e recuperare alpinisti e spoglie.
Mentre negli undici rifugi delle Alpi Orobie è stato esposta la bandiera a mezz’asta, sono numerosi i messaggi di cordoglio giunti in redazione. Montagna.org si aggiunge a loro nell’esprimere sentite condoglianze alla famiglia di Marco, a tutti gli amici del Cai di Bergamo per la tragica scomparsa.
Ricordando Marco…
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Agostino Da Polenza, alpinista
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Paolo Valoti, Presidente CAI Bergamo "E’ difficile trovare le parole giuste per ricordare Marco. Qualsiasi frase rischia di ritagliare solo un pezzetto della sua personalità e di risultare limitativa, ma voglio provarci comunque.
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Gege Agazzi, medico "Conoscevo Marco da parecchi anni, una volta facevamo scialpinismo insieme. Ci siamo persi di vista per qualche tempo e ci siamo ritrovati proprio qualche mese fa. Mi aveva chiesto di fare il medico della spedizione. Purtroppo non ho potuto accompagnarlo in questa avventura, ma prima della partenza avevo tenuto una lezione sulle patologie d’alta quota alla squadra. Teneva moltissimo a questa spedizione, ed era molto orgoglioso di guidarla. Di lui ho un ricordo squisito. Un ottimo alpinista, di grande simpatia e disponibilità."
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Mario Merelli, alpinista "Per noi alpinisti, non è certo l’ideale morire su un’autostrada. Non vorremmo morire mai, ma se potessimo scegliere, sarebbe il massimo morire sotto una splendida cima. Come il Nanda Devi. Certo, magari a 102 anni… |