
Il 6 febbraio 2004, l’ex campione olimpico di hockey su ghiaccio Eric LeMarque si reca nel comprensorio sciistico di Mammoth Mountain (California), nella gelida tundra delle montagne della Sierra Nevada, per qualche giorno di snowboard.
Eric ha un difficile passato alle spalle: abbandonato dal padre (che lo allenava ad hockey), costantemente sotto pressione dal punto di vista atletico e dipendente dalle metanfetamine, poco tempo prima Eric ha causato un incidente automobilistico e attende di andare in tribunale. Insomma il quadro psicologico non è per niente tranquillo, così come per niente rassicurante è la bufera che si sta abbattendo sulle piste. Eric (che è sotto l’effetto delle droghe) si perde, finendo tragicamente intrappolato in un’immensa gabbia di neve e ghiaccio e boschi sterminati che lo spingono a dover sopravvivere per tornare a casa. Una sfida per la sopravvivenza che sarà un’occasione per rinascere.
È la storia vera di LeMarque quella raccontata in L’ultima discesa (6 Below: Miracle on the Mountain, 2017), un film per la regia di Scott Waugh e con protagonista Josh Hartnett che adatta la biografia di LeMarque “Crystal Clear” (edita in Italia da Sperling & Kupfer con lo stesso titolo del film). Ed è una storia estrema, di un passato ossessionante che Eric deve imparare a lasciare andare: ma per farlo è necessario spingersi al limite.
L’ex giocatore di hockey su ghiaccio Eric raggiunge il culmine della sua carriera a metà degli anni Novanta, partecipando ai Giochi Olimpici Invernali di Lillehammer nel 1994 e ai campionati mondiali del 1994 e del 1995. Tuttavia, gli anni successivi si rivelano tragici: nato nel 1969, Eric inizia a fare uso di metanfetamine. In breve tempo diventa dipendente, sprofondando in una spirale di solitudine e isolamento.
L’ultima discesa parte da quel tragico giorno, quel 6 febbraio, raccontandoci con una serie di flashback il perché Eric sia arrivato a lottare per la sua vita e quali sono i fantasmi che lo ossessionano.
Nessuno sa che Eric si è smarrito, nessuno ha idea di dove possa trovarsi, ed è completamente solo. All’inizio, il campione non si rende conto della gravità della situazione e si concentra sulla ricerca di un rifugio e di acqua. La sua situazione peggiora drasticamente quando incontra una coppia di lupi che, vedendolo, chiamano il resto del branco. Eric è quindi costretto a costruirsi un riparo per la notte usando la sua tavola da snowboard (mentre nella realtà costruì un igloo improvvisato). Il giorno successivo, cade in un lago ghiacciato e rischia di perdere la sua bustina di metanfetamina. Con grande difficoltà riesce a uscire dal lago e si spoglia per far asciugare i suoi vestiti. In quel momento decide di sacrificare la droga per ottenere acqua, essenziale per la sua sopravvivenza nei giorni successivi. È la prima rivelazione, il primo accenno della sua rinascita.
Con il progredire del congelamento le ferite alle gambe di Eric cominciano a peggiorare drasticamente e iniziano ad andare in cancrena: inoltre, per riuscire ad avere qualcosa da mangiare, Eric compierà degli atti estremi (mentre nella realtà, Eric sopravvisse mangiando pinoli e cedro). Nel frattempo la preoccupazione della madre la porta e mettere in atto un disperato tentativo di salvataggio, anche se la squadra di recupero pensa sia ormai troppo tardi. L’intervento della madre sarà però decisivo, e dopo otto giorni e quasi 10 miglia di cammino nella neve alta e temperature sotto lo zero, Eric troverà la salvezza. Perderà entrambe le gambe, ma troverà una seconda occasione per cambiare la sua vita.
“Tutti noi viviamo quel momento in cui diventiamo adulti e prendiamo in mano le responsabilità della vita. Io sono riuscito a farlo solo dopo la montagna. Quando ho messo a letto il bambino, l’uomo che era dentro di me ha imparato a chiedere aiuto.”
Eric LeMarque, intervista per Montagna.tv
Una curiosità: anche se ambientato sulla Mammoth Mountain, il film è stato girato nello Utah.
L’ultima discesa è disponibile gratuitamente per lo streaming su Mediaset Infinity19