Meridiani Montagne in edicola con il numero dedicato alla Valtournenche
Il numero 129 della rivista accompagna i lettori alla scoperta della vallata ai piedi del Cervino. La Gran Becca questa volta rimane sullo sfondo e sembra illuminare territori e paesi defilati. Ma ricchissimi di soprese: sportive, culturali, golose
Una stretta al cuore. Nei giorni scorsi le immagini di Cervinia invasa dalle acque ci hanno riempito di emozione. E dispiacere. Conoscendo la forza e lo spirito degli abitanti siamo certi che in brevissimo tempo sapranno riprendersi dalle ferite inferte loro da Madre Natura. E che potranno accogliere gli ospiti come sempre hanno fatto. Il numero di Meridiani Montagne dedicato alla Valtournenche, da oggi in edicola, era naturalmente già stampato, impossibile intervenire. Tante, però, le domande che si è posta la redazione e alla fine ha prevalso il pensiero positivo. Avanti. Proprio come sta facendo in questi giorni il popolo della Gran Becca.
E’ una Valtournenche meno nota quella che viene raccontata dalla rivista. Per una volta, infatti, il Cervino rimane in secondo piano. Quasi sempre in vista ma mai davvero protagonista. Lungo, e intorno, alla strada che da Chatillon sale alla conca del Breuil c’è un mondo che ai più sfugge ma che merita la massima attenzione. E’ quello di Chamois, l’unico comune italiano completamente car-free, della magica conca di Cheneil, della silenziosa La Magdaleine o delle più animate Torgnon e Antey-Saint-André. E’ il mondo dei grandi itinerari escursionistici, di montagne importanti – dalle Grandes Murailles al Gran Tourmalin –, dei grandi alpinisti di ieri e di oggi dai Carrel ai Barmasse.
Incamminiamoci dunque. Con un’avvertenza. A oggi non c’è ancora il quadro completo dei danni fatti dall’alluvione lontano dai centri abitati. Qualche sentiero potrebbe essere impercorribile, almeno nell’immediato. Informarsi prima dipartire è sempre una buona norma. Oggi più che mai.
A introdurre il numero 129 di Meridiani Montagne è il direttore Paolo Paci.
Quando la bellezza è troppa

Qualcuno si ribella, finalmente, a una delle piaghe del terzo millennio: l’overtourism, il sovraffollamento turistico. Accade a Venezia, dove la giunta comunale, con un’azione di contromarketing, ha istituito un ticket d’ingresso per scoraggiare il turismo di massa. La misura ha portato qualche soldo nelle casse pubbliche e ha “tagliato” tra le 5 e le 10mila presenze, su un afflusso che vede punte di 100mila visitatori al giorno (dati di fine maggio). Sembra poco, ma è un inizio.
E le nostre montagne? Il sovraffollamento in certe località è anche peggio che in Laguna, se non altro per la fragilità dell’ambiente: Tre Cime di Lavaredo, Val Ferret, Colle del Nivolet, Passo Sella e mille altre cartoline turistiche che soffocano per troppa bellezza. Anche in questi luoghi, i vari pedaggi stradali non hanno mai scoraggiato la massa, sempre più internazionale, sempre meno consapevole. Cosa possiamo farci? Niente. Abbiamo costruito per decenni un’immagine turistica delle Alpi e ora ne scontiamo le conseguenze. Possiamo però iniziare noi, in prima persona, a comportarci virtuosamente. Per esempio, usare il pensiero laterale, ma in senso topografico: i “lati” meno frequentati delle valli sono veri scrigni di natura, solitudine e silenzio. E avventure alpinistiche degne del tempo che fu.
Ci abbiamo provato in questo numero, dedicato alla Valtournenche senza Cervino. La dittatura (benevola) della Gran Becca e la massa dei suoi estimatori scompaiono quando ci infiliamo tra le creste delle Grandes Murailles, quando inseguiamo i passi di Whymper e Carrel sul Grand Tournalin, o quando percorriamo in bicicletta i sentieri lungo i ru, antichi canali d’irrigazione. Le case di pietra del Petit Monde a Torgnon ci parlano di tempi preturistici, i castelli di Châtillon ci introducono all’arte e al buon vino. E se siamo fortunati, lungo il sentiero n. 107 che segna la Grande Balconata del Cervino saremo da soli, davanti alla vista più ambita delle Alpi. Cosa vogliamo di più?
