Contro l’acqua e contro l’orso. Il cantiere che minaccia il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise
Dieci chilometri di tunnel di sei metri di diametro, 600 mila metri cubi di inerti, molte migliaia di autotreni in transito. Il progetto Pizzone II dell’ENEL, rischia di danneggiare una zona di straordinario valore. Ha senso farlo?
Sul confine tra il Molise e l’Abruzzo si alzano delle montagne sorprendenti, e a tratti francamente selvagge. Tra i centri abruzzesi di Barrea e Alfedena, e quelli molisani di Pizzone, Rocchetta al Volturno, Colli al Volturno e Castel San Vincenzo, i crinali e le faggete delle Mainarde e della Meta scendono verso le sorgenti del Volturno con ripidi pendii incisi da aspri valloni rocciosi.
Qui, nei secoli, l’uomo ha costruito opere importanti. Sulle alture sono mura erette più di duemila anni fa dai Sanniti. Accanto all’abbazia di San Vincenzo a Volturno, fondata tra il 705 e il 707 e più volte distrutta, la cripta dell’abate Epifanio ospita affreschi dipinti prima del Mille. A Scapoli e Filignano si conserva la tradizione della zampogna.
La Festa del Cervo, “Gl’ Cierv” di Castelnuovo a Volturno ha origini antiche e una sceneggiatura moderna. Il Monte Marrone, dove all’inizio del Novecento ha vissuto e lavorato il pittore francese Chjarles Moulin, ha visto nel marzo del 1944 la prima battaglia tra gli alpini dell’Italia libera e i reparti della Wehrmacht tedesca.
Anche la natura ha il suo posto. Nei boschi vive il cervo, sulle Mainarde si lascia avvistare il camoscio. La risorgenza delle sorgenti del Volturno è un luogo di sosta per molte specie di uccelli. Nei boschi vive l’orso marsicano, una delle specie più preziose d’Italia. Anche per questo, nel 1990, quattro Comuni della provincia di Isernia (Pizzone c’era già) hanno chiesto e ottenuto di entrare nel Parco d’Abruzzo, che poco dopo è stato ribattezzato d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Il primo progetto presentato in agosto per limitare i ricorsi
E’ un’introduzione troppo lunga? Può darsi. Il valore storico e naturale della zona, però, aiuta a capire lo stupore provato dai residenti della zona, e dei suoi frequentatori quando, nell’estate del 2023, l’ENEL ha presentato il progetto di una grande centrale idroelettrica.
L’impianto, denominato “Pizzone II”, dovrebbe utilizzare i laghi artificiali di Castel San Vincenzo, in Molise, e della Montagna Spaccata, in Abruzzo, e affiancarsi a una piccola centrale già esistente. Il progetto prevede la realizzazione di 10 chilometri di tunnel, di 6 metri di diametro.
Anche i tempi hanno la loro importanza. “Le due Regioni, i Comuni e gli altri enti interessati a iniziare dal Parco hanno saputo del progetto dell’ENEL dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica il 6 agosto 2023” spiegano i volontari del Coordinamento No Pizzone II.
“A causa delle vacanze e della carenza di personale dei Comuni, la notizia si è diffusa a inizio settembre, e il termine per presentare osservazioni era il 6 del mese. Nonostante i tempi ridottissimi e i molti documenti da visionare, cittadini, associazioni ed enti sono riusciti a organizzare una mobilitazione e a presentare le loro osservazioni”.
Tra agosto e settembre si è costituito il Coordinamento No Pizzone II ed è stata lanciata una petizione su Change.org, che ha raccolto oltre 40.000 firme. Il 5 settembre ha inviato le sue osservazioni il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise. La lettera, a firma del direttore Luciano Sammarone, esprime un “no” assoluto.
Secondo, la legge-quadro sulle aree protette (n. 394 del 1991), nei Parchi sono “vietate le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati”. Sammarone e il PNALM citano anche una sentenza della Corte di Cassazione (2012), che vieta “la modifica del regime delle acque”.
Il 17 ottobre 2023 anche la Regione Molise si è espressa contro il “Pizzone II”, bocciando qualsiasi progetto che possa deturpare un’area di straordinario valore anche per il turismo. L’ENEL ha richiesto al Ministero una sospensione di 120 giorni, ritenendo di poter risolvere le criticità con delle modifiche.
Il termine è scaduto il 13 gennaio, ma l’ENEL ha chiesto un’ulteriore proroga che il Ministero ha concesso fino al 31 agosto 2024, ben oltre i limiti di legge. Contro la nuova proroga hanno fatto ricorso al TAR i comuni di Alfedena, Barrea e Rocchetta a Volturno, insieme al WWF Molise e all’associazione Terra Sancti Vincentii, legata all’Abbazia di Montecassino.
Nel momento in cui scriviamo, nessuna nuova versione del progetto è stata sottoposta dall’ENEL agli enti. Alcuni sindaci sono stati contattati in maniera informale, si sono visti proporre delle indennità di compensazione, e pare che alcuni di loro si siano mostrati interessati.
L’incontro informale con il PNALM dovrebbe tenersi a fine luglio. Visti i tempi scelti nell’estate 2023, è lecito immaginarsi che anche la seconda versione possa essere presentata ufficialmente ad agosto. Il Coordinamento No Pizzone II ha invitato residenti, escursionisti e villeggianti a un incontro dal titolo Salviamo il Parco, sabato dalle ore 16 a Pescasseroli.
Cinque anni di lavori e oltre 10 cantieri
In attesa del nuovo progetto, è bene ricordare gli interventi previsti dal vecchio, e il loro impatto sul territorio. Cuore del sistema sono le gallerie di 10 km di lunghezza e di 6 metri di diametro, per collegare la nuova centrale di generazione e pompaggio in territorio di Pizzone con i laghi di Castel San Vincenzo e della Montagna Spaccata. Ci saranno anche delle gallerie di servizio.
I lavori dovrebbero durare 5 anni, saranno prodotti e movimentati 600 mila metri cubi di inerti, ai tre cantieri principali se ne aggiungeranno una decina di minore importanza. Durante i lavori è previsto lo svuotamento dei laghi per la realizzazione delle opere di presa. Il viavai di mezzi pesanti (si calcolano due autotreni all’ora di giorno e di uno di notte) creerà polvere e rumore.
Tutto questo – secondo il Coordinamento – causerà “danni irreparabili all’economia locale, che da qualche anno sta investendo sul turismo sostenibile”. L’altro punto-chiave, in un’area che è stata più volte colpita da forti terremoti, è il rischio idrogeologico, con effetti “sulla stabilità dei versanti, la tenuta delle dighe e l’equilibrio delle falde acquifere”.
Gravi rischi anche per la fauna
E poi c’è la biodiversità. La zona del “Pizzone II” è popolata dal camoscio appenninico e dal cervo, dal corvo imperiale e dall’aquila, da varie specie rare di anfibi. Soprattutto, è una delle zone più importanti per la sopravvivenza dell’orso marsicano, una delle specie-simbolo della natura italiana.
Per la tutela del plantigrado è stato istituito più di un secolo fa il Parco, per lo stesso motivo lavorano i ricercatori e le guardie dell’area protetta, gli zoologi di varie Università italiane, e centinaia di volontari. Il prossimo censimento della specie è previsto per il 2025, ma le stime del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise continuano a parlare di “poco più di 50 esemplari”, tra i quali “una dozzina di femmine in età fertile che garantiscono la sopravvivenza dell’orso.
Tra le cause di morte legate all’uomo sono fucilate e bracconaggio (come per l’orsa Amarena un anno fa), l’investimento da parte di camion e auto (come per suo figlio Juan Carrito mesi prima), i bocconi avvelenati e le “trappole edilizie” come la vasca in cemento che, prima di essere murata nel 2020, ha ucciso cinque orsi nei pressi di Villavallelonga.
Da sempre il massiccio della Meta e le Mainarde, che separano il Molise dal Lazio, sono una delle zone più importanti per l’orso. Sappiamo che l’Italia ha bisogno di energia, ma ha senso, per produrre un po’ di elettricità in più, rischiare di compromettere una delle specie più belle ed emozionanti del Paese? Attendiamo la versione definitiva del progetto. Intanto l’ENEL, il Ministero, le Regioni, i Comuni e gli altri enti, insieme a migliaia di cittadini residenti e non, dovrebbero porsi questa semplice domanda.