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Alex Bellini in Alaska per la missione Eyes on Ice

Un progetto della durata di tre anni durante i quali l’esploratore arriverà anche in Groenlandia e nell'Oceano Artico. Ad attenderlo freddo estremo, vento e neve. Pedalerà su una bici dal telaio totalmente in plastica riciclata

Alex Bellini è in Alaska, dove nell’ultimo mese, i termometri hanno toccato per più giorni consecutivi i 40 gradi sotto zero. Il 13 febbraio è infatti partita ufficialmente la missione Eyes on Ice: un progetto della durata di tre anni che lo porterà nelle zone polari del mondo. Dopo questa prima tappa in Alaska Bellini sarà in Groenlandia nel 2025 e infine nell’Artico nel 2026. L’obiettivo sarà documentare lo stato di salute di questi luoghi.

Come noto Bellini è un esploratore e divulgatore che, negli ultimi 20 anni, si è dedicato a viaggiare nelle zone più remote del mondo affrontando condizioni estreme. In tutto ciò vi è senza dubbio una forte componente atletica (spesso Alex affronta questi viaggi in solitaria e in autogestione) ma anche un profondo amore per il Pianeta e per il futuro che ci attende. Le zone polari, artica e antartica, sono le “sentinelle” di una situazione ambientale in lento degrado, e questo Bellini pare averlo capito molto bene, tanto da voler vedere con i propri occhi, e poi raccontare, questi ambienti. Questa volta, anche per le condizioni assolutamente complicate che si troverà a fronteggiare, non sarà solo: ha intrapreso infatti il viaggio insieme all’amico Alessandro Plona, con cui pedalerà per 1.800 km dalla città di Anchorage sino a Nome.

Per Bellini non è la prima volta in Alaska. L’esploratore ci è infatti già stato due volte, nel 2002 e nel 2003, per l’Alaska ultrasport extreme (circa 600 km a piedi in autonomia trainando una slitta) e per l’Alaska ultrasport impossible (1.400 km a piedi, conclusa al terzo posto in circa 27 giorni). E ricorda quei giorni con grande nostalgia. È forse anche per questa ragione che è ripartito alla volta di questa nuova, grande avventura.

Le mountain bike che utilizzeranno sono state progettate da un team di ingegneri e designer. La loro particolarità è nel telaio interamente prodotto con plastica riciclata, customizzato sulla base dell’anatomia e delle esigenze specifiche dei due esploratori.

Nel suo ultimo post social, inviato da Anchorage, Bellini ha così sintetizzato:

Domani, o al più tardi dopo domani, io e Alessandro Plona partiremo per il nostro viaggio verso Nome. Oggi, intanto, abbiamo fatto un giro in centro e ci siamo imbattuti nelle warming stripes che, per chi ancora non lo sapesse, sono la rappresentazione grafica del cambio di temperature degli ultimi 100 anni (ogni striscia colorata rappresenta la temperatura media di un anno: blu per gli anni più freddi e rossa per gli anni più caldi).

L’Alaska è lo stato americano che si sta riscaldando più velocemente e se dovessimo giudicare la crisi climatica da giornate come quella di oggi (con temperature abbondantemente sopra la media – solo dieci giorni fa la temperatura era più bassa di 20 *C) non potremmo far altro che guardare l’avvenire con preoccupazione. Non tutti, per la verità, guardano al cambiamento climatico con preoccupazione.

C’è chi lo considera una benedizione: vuol dire meno spese di riscaldamento e meno incidenti stradali causa ghiaccio sulla strada. Per la sua posizione geografia, a cavallo tra la zona artica e quella subartica, l’Alaska è una vera e propria sentinella del cambiamento in atto e per questo il luogo ideale per iniziare il progetto #eyesonice che ha l’obiettivo di dare voce alle questioni climatiche nelle regioni artiche.

Augurateci buona fortuna!

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