Monti della Laga, dal Ceppo verso il Pizzo di Moscio
Un classico e frequentato itinerario in Abruzzo, di fronte a un magnifico panorama sul Gran Sasso. Nella prima parte vanno bene le ciaspole, più avanti sono necessari i ramponi
“A perdita d’occhio alberi per una superficie di trenta chilometri quadrati senza alcun sentiero. Dovevamo farci strada con la scure e la roncola, tra i tronchi e i virgulti, tra i rovi, le piante e le erbe arboree”. Così, all’inizio del Novecento, l’abate teramano Giacinto Pannella descriveva un’escursione nelle foreste del versante orientale dei Monti della Laga, che scendono in direzione di Teramo e dell’Adriatico. Dall’altro lato, verso ovest, la catena si affaccia sulla conca di Amatrice, nel Lazio.
La mancanza di pareti rocciose, e la lunghezza di molte strade di accesso, hanno fatto sì che per decenni queste montagne, tutelate dal 1995 dal Parco nazionale che include anche il vicino Gran Sasso, siano state poco frequentate. A portare gli escursionisti da queste parti, in estate, sono le panoramiche vette del Gorzano (la cima più alta, 2458 metri), di Cima Lepri, del Monte di Mezzo e del Pizzo di Moscio, e gli spumeggianti torrenti che si formano al disgelo.
D’inverno, quando il termometro scende molto sotto lo zero, sul versante laziale della Laga si formano decine di cascate di ghiaccio, regolarmente percorse da cordate marchigiane, abruzzesi e laziali. Le colate di ghiaccio del versante orientale, a iniziare dalla Morricana, si raggiungono invece con avvicinamenti molto lunghi.
Tutte le vette, con la neve, offrono interessanti itinerari di scialpinismo. Tra i faggi e gli abeti del Bosco Martese, quando la neve è sufficiente, viene battuta una bella pista da fondo. Strade sterrate e carrarecce, su entrambi i versanti, consentono belle escursioni con le ciaspole. Quando i pendii diventano più ripidi, ma anche a bassa quota quando la neve è poca e ghiacciata, le ciaspole devono lasciare il posto alla piccozza e ai ramponi.
L’itinerario che sale dal valico del Ceppo, sulla tortuosa provinciale che collega Teramo e Rocca Santa Maria con Valle Castellana e Ascoli Piceno, fino al crinale del Lago d’Orso, e ancora sul crinale della Storna, può essere percorso con le ciaspole. Per affrontare la piramide sommitale del Pizzo di Moscio, però, occorrono gli sci da scialpinismo oppure la piccozza e i ramponi.
All’inizio dell’itinerario, dall’estate del 2020, funziona il nuovo e accogliente rifugio del Ceppo, noto per la buona cucina, e che dispone anche di una decina di posti-letto. Per informazioni sulla struttura, che si raggiunge in auto, occorre chiamare il 349.3443750 o consultare il sito www.rifugioilceppo.it.
Dalla strada che continua dal rifugio verso un camping (aperto solo d’estate) e l’inizio dell’itinerario, una deviazione a sinistra porta al monumento che ricorda la battaglia di Bosco Martese, combattuta il 25 settembre del 1943 tra un contingente di militari della Wehrmacht e una delle prime formazioni partigiane dell’Appennino, affiancata da ex-prigionieri jugoslavi e sovietici. Lo scontro durò circa tre ore, i tedeschi furono costretti a ritirarsi dopo aver subito una cinquantina di perdite.
Dal pianoro del Lago d’Orso, una breve deviazione permette di ricordare un assalto più recente, meno cruento, ma che avrebbe snaturato i Monti della Laga. Alla fine degli anni Settanta, era stato progettato un carosello di impianti di risalita e piste da sci sull’intero versante orientale del massiccio, che fu bloccato dalla Magistratura e poi dall’istituzione del Parco.
Il fabbricato in cemento della “Città della Neve”, mai completato e mai demolito, ricorda l’unico cantiere aperto in quegli anni. A pochi metri di distanza, al margine del Bosco Martese e di fronte a un fantastico panorama sul Gran Sasso, si fotografano i suggestivi “faggi torti”, piegati dal peso della neve. Le foreste, sui Monti della Laga, hanno sempre l’ultima parola.
Dal Ceppo al Lago d’Orso e al Pizzo di Moscio
(dislivello da 570 a 1050 m, tempo a 2.30 a 5.30 ore a/r, difficoltà WT2 fino alla Storna, F o BSA per la vetta)
Il valico e il rifugio del Ceppo (1334 m) si raggiungono da Rocca Sanrta Maria o da Valle Castellana. Una breve strada tra gli abeti conduce a un camping e a un piazzale (1356 m) da cui iniziano due strade sterrate, normalmente innevate d’inverno.
La strada di destra, pianeggiante, s’inoltra nel Bosco Martese. Si segue invece quella di sinistra, e dopo poche centinaia di metri la si lascia, per seguire a destra un viottolo (segnavia 300G) che sale nel bosco, piega a sinistra e raggiunge il margine della faggeta.
Si continua in diagonale in vista del Gran Sasso, si piega a destra, e si raggiungono un crinale e il rudimentale rifugio del Lago dell’Orso (1825 m, 1.30 ore), in vista del Pizzo di Moscio, ottima meta per una facile escursione. Poco oltre, aggirato un crinale, si incrocia la strada che sale dal Ceppo, e raggiunge il rifugio degli Jacci di Verre e i caratteristici “faggi torti”.
Si prosegue facilmente sul largo e panoramico crinale della Storna, affacciandosi sui ripidi canaloni che scendono verso il Bosco Martese (a destra) e la Cavata. Scavalcato un dosso (2168 m) si scende a una larga sella (2155 m, 1.15 ore) ai piedi del Pizzo di Moscio. Qui la pendenza aumenta, e i ramponi devono prendere il posto delle ciaspole. Si sale a sinistra verso lo spartiacque della Laga, poi si piega a destra e si sale direttamente in direzione della vetta.
Dopo aver toccato una conca e un grande masso si supera un breve tratto ripido (40°) e si raggiunge la cima del Pizzo di Moscio (2411 m, 0.45 ore), magnifico belvedere, dov’è una croce metallica. Sul versante laziale, dei ripidissimi canaloni precipitano verso Amatrice. La discesa, per lo stesso itinerario, richiede 1.30 ore fino al Lago d’Orso e 1 ora da questo al punto di partenza.