Sul Monte Velino con piccozza e ramponi. Cinque itinerari indimenticabili
Le vette dell’Appennino d’inverno offrono molti itinerari di facile alpinismo con piccozza e ramponi. La piramide bianca del Velino, in Abruzzo, è una delle mete più belle. Da qualunque parte la si salga.
Chi sale dal centro di Roma al Gianicolo, in una bella giornata d’inverno, scopre all’orizzonte un triangolo bianco. E’ il Velino, una delle vette più imponenti dell’Appennino, che si alza oltre il confine tra Lazio e Abruzzo. Immagini simili si scoprono dal belvedere di Monte Mario, dall’Università La Sapienza, dai viali dei quartieri orientali dell’Urbe. Chi vive ad Avezzano e negli altri centri della Marsica si trova davanti il Velino appena esce di casa.
Aspro e ripido in direzione del Fucino, ondulato e boscoso verso l’Altopiano delle Rocche, il massiccio del Velino culmina nei 2486 metri della cima omonima, affiancata da vette poco più basse come il Monte Sevice e il Pizzo e il Monte Cafornia. Tutt’intorno, decine di altri solitari “duemila” offrono mete appaganti a chi cammina.
“Uno dei gruppi montuosi più importanti costituenti l’Appennino centale”, formato da “aspre roccie, magnifici altopiani ricchi di belle praterie, opime vallate, gole selvagge, verdeggianti colline e monti boscosi” dove si possono effettuare d’estate “numerose e interessantissime escursioni” e d’inverno “magnifiche ascensioni per il torista esperimentato”. Così, nel 1903, presentava il Velino Enrico Abbate, segretario della sezione di Roma del CAI, nella sua “Guida dell’Abruzzo”.
Era stato proprio Abbate, con Edoardo Martinori, a compiere nel febbraio 1881 le prime invernali del Velino e del vicino Sirente. Un’avventura durata una settimana. Un treno da Roma a Caianello, poi una diligenza fino ad Avezzano e un’altra per Magliano de’ Marsi. La faticosa traversata del Velino con discesa verso Ovindoli, un giorno di riposo, la traversata del Sirente con discesa verso la città di Sulmona. Infine un trekking attraverso Anversa degli Abruzzi, le Gole del Sagittario, Scanno, Passo Godi, Barrea e Alfedena, fino a ritrovare la ferrovia in Molise.
Le autostrade abruzzesi, da decenni, hanno cambiato le distanze. E oggi, a rendere popolare il Velino è anche la comodità dell’accesso da Roma e dalle altre città del Lazio, dall’Aquila e dai centri vicini, e anche da Pescara e dal litorale abruzzese.
Oggi il Velino, per molti, è la “montagna di casa”, ma la vicinanza non riduce l’impegno delle ascensioni. In estate, per raggiungere la grande croce della vetta, conviene seguire l’itinerario a saliscendi che tocca il rifugio Sebastiani, o inoltrarsi nella Val di Teve o nella Val Majelama.
D’inverno il pericolo di valanghe e i divieti poco logici della Riserva Naturale del Velino, che tutela il massiccio insieme al Parco regionale abruzzese Sirente-Velino, suggeriscono di salire da sud, per l’uno o l’altro dii una serie di itinerari ripidi, lunghi e che richiedono l’uso della piccozza e dei ramponi. Qualcuno, specie quando la neve è ghiacciata, offre anche qualche difficoltà tecnica.
Di solito, anche d’inverno, chi parte da Roma o dall’Abruzzo affronta il Velino in giornata, con una partenza antelucana. Chi arriva da lontano, o vuole restare in zona più tempo, può fare riferimento ai numerosi bed & breakfast di Rosciolo, Magliano de’ Marsi e Massa d’Albe. Il bel rifugio Casale da Monte, alla fine della strada che sale da Forme, permette di rifocillarsi al ritorno.
Un’ultima nota va alla fauna. Grazie alle due aree protette, e alle reintroduzioni dell’ex-Corpo Forestale dello Stato (oggi Carabinieri Forestali), il Velino ospita una nutrita popolazione di cervi, che si lasciano avvistare tutto l’anno. Sulla neve compaiono le impronte del lupo. La presenza più suggestiva, però, è quella dell’avvoltoio grifone. Il volo planato di questo straordinario animale, che raggiunge i tre metri di apertura alare, è uno spettacolo straordinario.
Da Santa Maria in Valle al Velino per la Capanna di Sevice
(da 1340 a 1560 m di dislivello, da 6.30 a 7.30 ore a/r, F)
Il percorso più frequentato in estate (una camminata E) sia d’inverno, quando richiedono attenzione l’alto Vallone di Sevice e la cresta terminale. Da Rosciolo si raggiunge la chiesa di Santa Maria in Valle (1000 m). Si sale per una stradina al Passo Le Forche (1221 m), raggiungibile dai 4×4, e si continua sul sentiero che entra a mezza costa nel Vallone di Sevice, che si risale su neve (30° circa) fino a un pianoro e alla Capanna di Sevice (2119 m, piccolo locale invernale aperto). Si supera un ripido crinale, si scavalcano il Monte Sevice (2355 m) e il crinale del Costognillo, poi si segue la cresta che porta alla cima del Velino. Si scende per la stessa via.
Dal rifugio Casale da Monte al Velino per la cresta Sud sud ovest
(1350 m di dislivello, da 6 a 7.30 ore a/r, PD)
Un percorso classico e facile in estate, d’inverno si trovano ripidi passaggi di misto. Il rifugio Casale da Monte (1150 m) si raggiunge in auto da Forme. Ci si incammina su una stradina segnata, prima di Fonte Canale si va a destra a un bivio (1202 m), si raggiunge a mezza costa il Colle Pelato e si sale a un altro bivio (1500 m) alla base del Canalino. Si va a sinistra superando un passaggio su roccia, raggiungendo la base del Canalone e obliquando fino alla cresta Sud sud ovest (1800 m). Si continua a sinistra per rampe e canalini, con passaggi di misto dove la roccia affiora. Da una forcella si scende a destra, si torna in cresta e si continua scavalcando un’anticima. Oltre la sella all’uscita del Canalone si sale alla vetta (2486 m). Si può scendere per il Canalone (F/PD, vedi sotto!) o raggiungendo per cresta la Punta Avezzano e il Pizzo Cafornia, e poi scendendo da qui (F).
Dal rifugio Casale da Monte al Velino per il Canalone
(1340 m di dislivello, 6.30 ore a/r, F+/PD)
La classica via normale del Velino da sud è inspiegabilmente vietata dalla Riserva. Nelle giornate di tramontana, questo percorso riparato dal vento resta prezioso per scendere. Pendenze fino a 35°. Dal Casale da Monte si sale al bivio (1500 m) alla base del Canalino, si va a destra seguendo i segnavia della cresta Sud, poi si sale a sinistra per una scarpata di ghiaia e facili rocce (passi di I) fino a una forcella (1900 m). Si piega a sinistra e si risale il Canalone, superando un paio di strettoie e poi il ripido pendio che porta in cresta. In discesa, la sella dove bisogna piegare a sinistra è la prima scendendo dalla vetta.
Dal rifugio Casale da Monte al Velino per la cresta Sud (Direttissima)
(1340 m di dislivello, da 6.30 a 7.30 ore a/r, PD/PD+, tratti di II grado)
Questo itinerario, segnato ma impegnativo, supera la cresta tra il Canalone e il Canalino. Richiedono attenzione i lastroni della parte centrale e lo stretto canale-camino della parte alta, dove può convenire salire in cordata. Si segue l’itinerario fino alla forcella 1900 m, si va a destra seguendo i segnavia e si sale per rampe di neve e placche di roccia levigata, sopra ai salti verticali del Canalino. Si continua per un canale-camino dalle pareti compatte (I e II grado estivo, misto a 45-50° d’inverno) fino a un’anticima (2200 m). Una facile cresta porta alla vetta. Discesa come per la cresta Sud sud ovest.
Dal Casale da Monte al Pizzo e al Monte Cafornia
(1280 m di dislivello, 6.30 ore a/r, F)
Un percorso monotono e facile, verso le vette gemelle del Pizzo (ignorato da molte mappe) e del Monte Cafornia. L’ultimo tratto è un po’ più ripido del resto. Dal rifugio si raggiunge il bivio di Fonte Canale (1202 m), si va a destra per una carrareccia, si costeggia una pineta e si continua per un sentiero segnato che risale una scarpata di sfasciumi fino alla Costa Cafornia (1650 m). Fin qui arriva anche un sentiero diretto. Si continua in diagonale sui prati, si va a sinistra a un bivio, e si risale una cresta più ripida, affiancata a destra da un salto, fino alla croce del Pizzo Cafornia (2424 m). Il Monte Cafornia (2405 m) è più a destra, all’inizio della cresta che prosegue verso il Velino. Si scende per la stessa via.