
Avere 30 anni ed essere già protagonisti di una biografia, peraltro scritta da un amico che ha visto, seguito e partecipato alla tua evoluzione da bambino prodigio fino a campione del panorama climbing, è qualcosa di inusuale. Ad affermarlo è lo stesso Adam Ondra. Solitamente le biografie arrivano nella parte finale della carriera, quando uno ha già fatto tanto o forse tutto. Per l’arrampicatore ceco, invece, non è stato così. Lui a 30 anni (saranno 31 a febbraio 2024) ha già scritto pagine della storia dell’arrampicata ma, soprattutto, sente di poter continuare a dire la sua ancora per un po’.
Si è raccontato con semplicità e ironia durante la presentazione del libro che si è tenuta sabato scorso presso la palestra di arrampicata Orobia Climbing a Curno (Bg), davanti agli occhi di centinaia di fan in adorazione, che durante l’intera giornata si sono messi in coda per fare una foto con lui e fargli autografare non solo una copia del libro, ma anche imbraghi, magliette, scarpette, cappellini e tutto quello che si possa sfoggiare. O racchiudere in una teca probabilmente. Perché un pezzo autografato da Ondra, per chi arrampica, è davvero tanta roba.
ADAM The Climber è scritto da Pietro Dal Prà, colui che lo ha tenuto a battesimo sulle prime vie “lunghe”. Dapprima guida e poi amico, con il quale Ondra condivide la visione di questo sport. Proveniente da una famiglia di scalatori e cresciuto in un luogo (la Repubblica Ceca) in cui l’arrampicata era ideologicamente indietro di una decina d’anni rispetto all’Italia, papà e mamma intuiscono ben presto che il piccolo Adam è dotato di grande talento. I primi articoli sul bambino-prodigio escono, sulla stampa locale, quando lui ha poco più di dieci anni.
Tra roccia, scuola e famiglia, gli occhi sono sempre puntati lassù, in parete, alla ricerca della methode per affrontare i passaggi più difficili, senza mai accontentarsi del risultato raggiunto. Perché si può sempre fare di più e migliorarsi, perché è questione di fisico ma soprattutto di testa, e questo il piccolo Ondra sembra averlo in mente fin da subito. La vita e la scalata si intersecano e si fondono, diventando una parte dell’altra. Adam trova una sintonia profonda quanto immediata con Pietro Dal Prà, testimone di una arrampicata d’altri tempi, vera e autentica, intesa come stile di vita prima ancora che come performance.
Non solo arrampicata, però. Nel libro si parla anche di relazioni e di esperienze di vita, perché, come dice lo stesso Ondra: “per diventare un campione devi avere anche altri interessi oltre al tuo sport. Cose che ti permettano di crescere prima come persona, nella tua totalità, prima ancora che nell’arrampicata”.