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Carlo Mollino, architetto delle Alpi: un libro ne illustra le opere più significative

Fresco di stampa, La Montagna di Carlo Mollino è un’opera preziosa per vedere e apprezzare le realizzazioni del geniale torinese scomparso 50 anni fa. Ma di cui ancora oggi ammiriamo estro e tecnica

Gli architetti, gli studiosi e gli amanti del design conoscono bene il nome di Carlo Mollino, figura di spicco della storia e della cultura architettonica del nostro Novecento, professore al Politecnico di Torino, città che non solo gli diede i natali, ma che conserva ancora oggi molte sue opere. Eppure Mollino non fu solo questo: scrittore, fotografo e pilota acrobatico di aeroplani, fu soprattutto un grande amante della montagna, al cui servizio mise le proprie competenze di architetto. Sue sono la Casa del Sole a Cervinia, la Casa delle Guide a Breuil, la Stazione di arrivo della Funivia al Furggen, la Slittovia del lago Nero presso Sauze d’Oulx, per citarne solo alcune. Nel cinquantesimo anniversario della sua morte, arriva in libreria La montagna di Carlo Mollino (Ulrico Hoepli editore): un volume ricco di tavole illustrate, bozzetti e splendide fotografie d’epoca, che indaga per la prima volta le architetture montane molliniane a partire dalle Alpi.

Per chi conosce e frequenta i luoghi di cui parliamo, il tema non può che incuriosire, perché ricostruisce la nascita, dalla progettazione alla realizzazione, di edifici e strutture ormai familiari e di lunga memoria. Ma vale lo stesso anche per chi è appassionato di biografie straordinarie, come è senz’altro quella di Mollino (1905-1973): eclettico e sperimentatore, un po’ uomo d’arte e un po’ uomo del fare, che nella sua intensa vita occupò i ruoli più disparati, da maestro di sci e direttore della CoScuMa (Commissione delle scuole e dei maestri di sci) a membro del Comitato organizzatore della XI Triennale di Milano, passando per imprese automobilistiche, avventure verticali e peripezie aeree. La complessità del personaggio, aiuta a inquadrarne l’opera di architetto delle Alpi, che è quella analizzata ne La montagna di Carlo Mollino, un libro di pregio, di quelli che è bello tenere in libreria, da sfogliare anche solo un po’ alla volta.

La montagna come laboratorio di sperimentazione

La montagna, sostengono gli autori Antonio De Rossi e Roberto Dini, lungi dall’essere un interesse secondario o un passatempo ludico, era per Mollino uno straordinario laboratorio di sperimentazione, un luogo del cuore in cui provare a far convergere forze agli antipodi: dinamismo del “Secolo breve” e ritmo lento della natura, modernità delle forme e delle tecniche costruttive e tradizionalità dei materiali utilizzati.

Ne è un esempio la celebre Slittovia del lago Nero (costruita tra il 1946 e il 1947) presso Sauze d’Oulx, in Val di Susa, definita negli anni ’50 “uno degli edifici più tridimensionali dell’architettura moderna italiana”. La costruzione a sbalzo nel vuoto, con un “terrazzo in punta di piedi”, come lo definiva il suo ideatore, è conosciuta in tutto il mondo.
Ma anche la Cappella del Plateau Rosa, realizzata in pieno conflitto mondiale, tra il 1940 e il 1941, è una prova di innovazione. La particolare forma appuntita inaugura lo “slancio ascendente” e le “dinamiche geometriche triangolari” che resteranno tra le cifre più caratteristiche dell’architetto.
E non si può dimenticare la Casa del Sole di Cervinia (costruita tra il 1947 e il 1955), un edificio residenziale per turisti commissionato dalla Società delle Funivie del Cervino alla Società immobiliare Breuil, con cui Mollino realizzava, mattone su mattone, la sua idea di “villaggio verticale”. L’architetto progettò per ogni alloggio anche gli elementi di arredo interno: dalle poltrone ai comodini pensili a cassetto rotante, dal camino “a pipa” con cappa in calcestruzzo a vista, ai sedili ribaltabili da agganciare ai letti.

Dalle origini del Modernismo alpino alla nascita di Cervinia e Sauze d’Oulx, dai rilievi delle architetture rurali ai progetti per le nuove realtà urbane valdostane, dalla reinvenzione della casa di montagna fino alla parabola discendente dell’ipermodernismo della fase del turismo di massa – scrivono gli autori nel libro -, la rassegna esplorata attraverso questa ricerca traccia le geografie e le traiettorie lungo le quali si è mossa la molteplice produzione progettuale molliniana che, travalicando la dimensione alpina, si trasforma in ricerca delle vacanze estremamente innovative e originali, per molti versi assai lontana dai percorsi canonici della cultura architettonica, soprattutto italiana, del secondo dopoguerra”.

Gli autori:
Antonio De Rossi è professore ordinario di Progettazione architettonica al Politecnico di Torino e direttore della rivista internazionale Archalp. Tra le sue pubblicazioni, l’opera in due volumi La costruzione delle Alpi (Donzelli, 2014, 2016). Ha al suo attivo progetti architettonici e rigenerativi in territorio montano e diversi volumi che hanno conseguito premi e riconoscimenti.

Roberto Dini, architetto e PhD, è professore associato di composizione architettonica e urbana presso il Politecnico di Torino. Svolge attività di ricerca sui temi del progetto nelle Alpi presso l’Istituto di Architettura Montana, di cui è Direttore. È redattore della rivista ArchAlp e autore di varie pubblicazioni tra cui Rifugi e bivacchi. Gli imperdibili delle alpi (Hoepli 2018).

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