Film

L’ambientalismo di Luc Jacquet in “La volpe e la bambina”

Una fiaba moderna che insegna a rispettare la natura, mescolando lo spirito documentario alla finzione del film per ragazzi

Luc Jacquet tra documentario e finzione

Dalla sua uscita nelle sale italiane nel lontano marzo 2008, La volpe e la bambina di Luc Jacquet è presto diventato un piccolo cult del film a soggetto ambientale. Jacquet (che non a caso prima di darsi al cinema è stato biologo) era all’epoca un nome di spicco nell’ambito del cinema documentario. Era quello del forse ancora più cult La Marcia dei Pinguini (2005), un film che grazie alla sua narrazione partecipante, empatica e avventurosa – a rendere gli animali dei veri e propri personaggi con un arco narrativo – rivoluzionò lo statuto del documentario sulla natura, rendendolo così tanto popolare e amato da fargli vincere l’anno successivo il Premio Oscar come miglior documentario.

Seguendo la stessa idea di protagonismo animale ma stavolta in chiave finzionale, Jacquet con La volpe e la bambina ha realizzato un film che, sulla carta, è per bambini e ragazzi (per il tono, le atmosfere e la piccola protagonista) ma in realtà è talmente immersivo, compiuto e immaginifico nel suo spirito d’osservazione della natura e del paesaggio da essere apprezzabile davvero da chiunque. La sintesi perfetta tra il linguaggio della finzione e quello del documentario.

Il film è nella struttura una più che classica fiaba morale, per l’appunto sorretta, come in tali racconti, da una voce narrante (nella versione italiana quella di Ambra Angiolini): si tratta della voce della protagonista da adulta che rilegge la sua vicenda proprio mentre la osserviamo e che, per funzione, è l’esatto corrispettivo della voce narrante documentaria.

Relazionarsi agli animali: la differenza tra amore e possesso

Più che la storia di un’amicizia, La volpe e la bambina è la storia di come questa impari – relazionandosi all’animale – la preziosa differenza tra amore e possesso. Per rendere questa vicenda universale e fiabesca, Jacquet decide di non nominare la bambina, di specificare dove si trovi, né (cosa fondamentale) di mostrare mai nessun altro personaggio all’infuori di lei. Quello del film diventa così un mondo realistico ma dai contorni fatati che, dalle soglie di una radura alle cime più mozzafiato, è pieno di elementi di stupore, pullula di vita e di stimoli per la vista e gli altri sensi: Jacquet ce lo descrive come governato totalmente dagli animali, dagli insetti, animato dal vento e scandito, nel suo mutare, dal divenire dalle stagioni. La mano umana, nel film, esiste solo nell’allusione alla caccia, che tuttavia non si vede.

L’impronta dell’uomo è però nel film fondamentale, e anzi è proprio quella che dà il senso alla storia: è la bambina stessa che, come dice all’inizio del film, vorrebbe addomesticare la volpe, accarezzarla, indicando una volontà di possesso già nel volerla nominale (la chiama “Titou”). Guadagnando la fiducia dell’animale, la bambina imparerà tuttavia che il rispetto della libertà animale è fondamentale, ed è l’unico modo possibile per preservare e continuare ad amare quella meraviglia che l’ha profondamente conquistata.

Anche i luoghi sono protagonisti

La fiaba moderna di La volpe e la bambina prende quindi senso a partire dai paesaggi e dal senso della natura (soprattutto della fauna) che esprime. La bambina dai capelli rossi, vestita di viola e con i capelli raccolti a mo’ di piccola fatina dei boschi, si approccia alla volpe cercandola e imparando ad aspettarla, mentre si muove – e noi con lei – nei più meravigliosi luoghi che la montagna può offrire. A partire dalla radura della vecchia quercia, la bambina insegue l’animale arrampicandosi sugli alberi, attraversando i ruscelli, camminando nel fitto bosco di pini e faggi, tra incredibili cascate (il “Calderone dei giganti”), grotte e alti punti d’osservazione dove la vastità della natura la fa sentire minuscola. Col passare di tutte e quattro le stagioni, vediamo la natura animarsi di animali curiosi e simpatici (un riccio, una lontra), anfibi, insetti, maestosi cervi e anche pericolosi lupi e rarissimi orsi marsicani. È incredibile come Jacquet sia riuscito a filmare questo ecosistema nella sua interezza, privilegiando il campo largo e alternandolo con osservazioni di un dettaglio e di una rarità sorprendenti (bellissima l’inquadratura della volpe che si addormenta nella sua tana). Il tutto con un gioco di luce incantevole, a favorire il rossore di albe e la luce della luna, il gelo fatato dell’inverno, il risveglio dolce della primavera e il calore dell’estate.

La volpe e la bambina è stato girato tra Plateau de Retord (Ain, Francia) e il Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise.

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