“Il Marocco è aperto, per l’Atlante bisogna aspettare”.
Intervista a Mohamed El Galouti, guida e organizzatore di trekking a due settimane di distanza dal terremoto del 9 settembre
Dopo la tragedia, il silenzio. Come sempre in casi come questo, una settimana dopo il terremoto che ha devastato Marrakech e le valli dell’Alto Atlante le troupe televisive e gli inviati dei quotidiani sono tornati a casa, e il flusso di informazioni sull’accaduto si è interrotto. Tocca alla gente del Marocco fare i conti con i quasi 3.000 morti accertati, gli oltre 2.500 feriti gravi, i danni che hanno colpito migliaia di piccoli centri, dove l’accesso è ancora complicato dai gravissimi danni alle strade.
Il Marocco è un paese vastissimo (più del doppio dell’Italia) e il terremoto, com’è stato chiaro fin dall’inizio, ha colpito solo una piccola parte del Paese. Oltre alla città di Marrakech, meta culturale famosa e inserita nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, sono state colpite duramente dal sisma le province di Al-Haouz e Taroudant, a sud e a ovest della città, tra queste e le grandi montagne.
Ma com’è la situazione nei villaggi dell’Alto Atlante? Ci aiuta a capirlo Mohamed El Galouti, guida di trekking diplomata dalla Féderation Royale Marocaine de Ski et Montagne e titolare dell’agenzia Tizi Trekking (https://tizi-trekking.com) che fornisce servizi, tra l’altro, all’italiana Viaggi/Avventure nel Mondo.
Nato a Imlil, all’inizio del sentiero che sale ai 4167 metri del Toubkal, la vetta più alta del Nordafrica, basato per il suo lavoro a Marrakech, Mohamed, anche grazie alle sue foto che pubblichiamo volentieri, ci aiuta a capire la situazione a Imlil e nei villaggi vicini. E ci aiuta a rispondere alle domande che molti camminatori di tutta Europa si fanno. Quando potremo tornare in Marocco? Quando potremo tornare sull’Atlante? Cosa possiamo fare, già oggi, per aiutare chi ha perso la casa e il lavoro?
Lei lavora a Marrakech ma è nato a Imlil, alla base del Jebel Toubkal e dei suoi sentieri. Come sono le condizioni nel villaggio?
Il terremoto è stato un colpo durissimo, ma non ci sono stati morti. Ad Asni, importante cittadina poco più a valle, ce ne sono stati un centinaio.
In che condizioni sono le case di Imlil?
Tutte hanno subito dei danni, alcune sono completamente crollate. In questi giorni le autorità lavorano per individuare gli edifici che possono essere recuperati e quelli che dovranno essere ricostruiti da zero.
La strada di accesso è aperta? Arrivano i rifornimenti?
Sì, la strada che sale da Asni fino a Imlil è stata riaperta, anche grazie al lavoro degli abitanti della zona. E’ scomoda, è piena di spaccature e detriti, ma i macigni che impedivano il passaggio sono stati tolti di mezzo.
E la gente? Gli abitanti?
Dalla notte del terremoto, i residenti di Imlil vivono tutti sotto alle tende. Non è facile, anche perché è arrivato l’autunno e la temperatura ha iniziato a scendere, soprattutto di notte. Tra qualche settimana arriverà la prima neve.
Quanti abitanti ha Imlil? E quanti di loro lavorano grazie ai trekking e alle altre attività sportive sull’Atlante?
In tutto siamo circa 900 persone, e dalle 200 alle 250 lavorano con i trekking. Un numero che comprende le guide, i cuochi, i mulattieri, i gestori delle strutture ricettive in paese. Si può dire che a Imlil tutti vivono grazie al turismo di montagna. Per questo è importante che riparta.
Qualcuno è salito da Imlil verso la vetta del Jebel Toubkal dopo il terremoto? In che condizioni sono il sentiero e i rifugi?
Il sentiero è in parte stato interrotto da frane, il lavoro per sgomberarlo e ripristinarlo è iniziato, ma sarà lungo. Entrambi i rifugi da cui si parte per salire alla cima (Toubkal e Les Mouflons) sono stati gravemente danneggiati. Ci sono state delle frane anche nell’ultimo tratto, verso i 4167 metri della vetta.
Com’è la situazione a Marrakech?
Sotto controllo. I danni sono gravi soprattutto nella Medina, il centro storico. Ma l’aeroporto è stato riaperto, ci sono un po’ di turisti in giro, molte strutture ricettive funzionano.
E nel resto del Marocco?
Praticamente normale. Il terremoto ha colpito Marrakech, i centri che la separano dalle montagne e i villaggi dell’Alto Atlante. Nelle altre città, sulle montagne più a est e più a sud, sulla costa di Agadir e di Essaouira, come nel deserto del Sahara, la situazione è rimasta quasi la stessa. Anche la strada che attraversa il Tizi-‘n-Tichka, il valico che mette in comunicazione Marrakech con Ouarzazate e il deserto, è percorribile senza problemi.
Cosa suggerisce agli appassionati di montagna che vogliono venire in Marocco? Molti europei hanno voglia di contribuire all’economia delle zone colpite, e venire a camminare da voi è un buon sistema.
Come detto, gran parte del paese può essere visitata normalmente già oggi. Le città imperiali di Fès e Meknès, la valle del Drâa e del Dadès, il deserto sono aperti e senza problemi. I miei trek verso il Jebel Sahro e il Jebel Sirwa, due spettacolari massicci tra l’Alto Atlante e il Sahara, proseguono normalmente. Anche le catene del Rif e del Medio Atlante sono accessibili senza problemi.
E per l’Alto Atlante e il Toubkal? Quando si potrà tornare a camminare in quella magnifica zona?
Tra Imlil e il Toubkal i problemi sono seri. Per ora i rifugi sono inagibili, il sentiero ha subito dei danni. Spero che diventi presto possibile salire alla cima pernottando in tenda invece che nei rifugi. Ma è presto per dirlo, lo sapremo tra qualche settimana.