Montagna.TV

Cevedale, cliente slegato cade in un crepaccio e resta invalido. Condannata la guida alpina

Ammonta a circa 60.000 euro il risarcimento richiesto a una guida alpina condannata di recente per un incidente risalente al marzo 2016. Nel corso di una uscita scialpinistica sul versante valtellinese del Monte Cevedale (3769 m), la guida avrebbe fatto procedere i clienti slegati, mantenendo una distanza di circa 10-20 metri l’uno dall’altro. A circa 200 metri dalla cima, un imprenditore veneziano 50enne, quinto della fila, è caduto per 6-7 metri in un crepaccio apertosi sotto i suoi piedi, riportando una frattura esposta della tibia.

Per estrarlo dal crepaccio, essendosi incastrato nel ghiaccio con corpo e scarponi, oltre che soffrendo di dolori per la frattura, è stato necessario l’intervento del Soccorso Alpino. Il trauma subito ha reso necessari 4 mesi di riabilitazione e causato all’imprenditore una invalidità permanente del 15%, con conseguenti limitazioni nella sua attività lavorativa. Un incidente grave a seguito del quale l’imprenditore ha deciso di fare causa alla guida per omissione.

Il Tribunale di Lecco ha nominato come periti un medico legale per valutare il grado di invalidità, e una guida alpina locale per richiedere un parere sulla scelta di procedere slegati. Secondo quanto riportato nella sentenza, il parere espresso è stato che la guida avrebbe dovuto scegliere di legare il gruppo, poiché nel luogo in cui si è verificato l’incidente, nella giornata del 4 marzo 2016, il rischio di presenza di crepacci risultava più elevato del rischio di valanghe. Utilizzare la corda nella modalità corretta avrebbe potuto evitare il verificarsi del sinistro, limitando il rischio di caduta nei crepacci da parte dei componenti della cordata.

Exit mobile version