Turismo

Maiella, riapre la la Grotta del Cavallone ed è boom di visitatori

Nei primi giorni di agosto, un tassello della storia dell’Abruzzo è tornato al suo posto. Dopo quattro anni di chiusura, difficili per l’economia della zona, è stata riaperta alle visite la Grotta del Cavallone, una spettacolare caverna che si apre a 1475 metri di quota, nelle pareti rocciose che chiudono il Vallone di Taranta, nel selvaggio versante orientale della Maiella. Il luogo è famoso e magnifico, il successo è stato immediato. 

“La Grotta è una meta turistica importante, ma anche un simbolo del nostro territorio. Quattro anni fa la cestovia, che era stata inaugurata nel 1978, ha chiuso per una revisione. Per farla ripartire, invece di qualche mese, ci sono voluti ben quattro anni. Ci siano riusciti nei primi giorni di agosto, e in un mese abbiamo avuto oltre 10.000 visitatori, il doppio del previsto. L’apertura prosegue fino alla fine di settembre” sorride Tiziana Di Renzo, sindaco di Lama dei Peligni.  

Visitare la Grotta del Cavallone

La cestovia parte dalla storica statale Frentana, che taglia il roccioso versante orientale della Maiella, al confine tra i territori di Lama dei Peligni e di Taranta Peligna. Sale fino a un rifugio-ristorante, su un terrazzo circondato dalla faggeta. Da lì, una scalinata scavata nella parete calcarea conduce all’imbocco della Grotta. Il percorso è ripido e a tratti aereo, ma è ben protetto da ringhiere. Occorrono 15 o 20 minuti di cammino. E’ necessaria un’altra ora, più o meno, per esplorare la Grotta del Cavallone. La visita, accompagnata da guide locali, inizia dall’enorme volta dell’ingresso, affacciata sui boschi e sulle rocce del Vallone di Taranta, poi raggiunge la Sala di Aligi, dove compare l’acqua che ha plasmato l’interno della Grotta. Si continua in discesa nella galleria principale, tra stalattiti e stalagmiti che spesso hanno nomi curiosi. 

Un passo dopo l’altro, i visitatori scoprono la Sala di Buddha, la Sala degli Elefanti, la Sala delle Campane, e ambienti dal nome più prosaico come la Sala dei Prosciutti, poi altri ripidi gradini portano nella zona più remota e più interna della cavità. Dove il percorso della visita turistica si conclude, ne inizia un altro accessibile solo agli speleologi. Poi si torna all’esterno. 

Una grotta Dannunziana

La Grotta del Cavallone, frequentata fin dall’antichità dai pastori di Taranta e di Lama, è diventata famosa nel Rinascimento, quando hanno iniziata a visitarla scienziati e curiosi. Nella sala d’ingresso, sulla roccia, compare incisa la data 1666. A rendere la Grotta celebre è stata un’opera pubblicata nel 1903 da Gabriele d’Annunzio, nato nella vicina Pescara. “La figlia di Iorio”, una “tragedia pastorale” ambientata tra i monti d’Abruzzo, è stata messa in scena per la prima volta nel 1904 al Teatro Lirico di Milano. E ha avuto un enorme successo, come tutte le opere del “Vate”.  Si vedrà una caverna montana, in parte rivestita di assi, di stipa, di paglia, largamente aperta verso un sentiere petroso. Si discopriranno per l’ampia bocca i pascoli verdi, i gioghi nevati, le nuvole erranti. S’udranno i campani delle mandre nel silenzio della montagna, declinando il giorno, poco dopo l’equinozio autunnale” scrisse d’Annunzio nell’introduzione al secondo atto. 

Il poeta aveva già visitato Scanno e altri borghi ai piedi delle montagne d’Abruzzo, ma non conosceva i valloni della Maiella orientale. Dieci anni prima il pittore Francesco Paolo Michetti, suo amico, aveva assistito all’episodio al quale è ispirata la tragedia, e lo aveva raffigurato in un celebre quadro che ha per sfondo il massiccio, e che oggi è esposto nella sala della Provincia di Pescara. Quando d’Annunzio pubblicò “La figlia di Iorio”, Michetti ebbe l’incarica di dipingere gli sfondi per il teatro, e si ispirò alla Grotta del Cavallone, che aveva visitato più volte. La bellezza dei suoi dipinti, insieme al successo della tragedia e alla fama di Gabriele d’Annunzio, hanno definitivamente legato il nome della Figlia di Iorio alla cavità. 

Una visita che va oltre la Grotta

Nelle scorse settimane, oltre a riaprire la Grotta, i due Comuni e il Parco nazionale della Maiella hanno dovuto riorganizzare i servizi. Ad accompagnare le visite provvedono una decina di guide, tutti ragazzi della zona. Nel settecentesco Palazzo Malvezzi di Taranta Peligna è stato inaugurato Cavallone Easy, un museo accessibile ai disabili che consente di visitare virtualmente la Grotta anche nei periodi di chiusura. 

A Taranta merita una sosta anche il parco fluviale delle Acque Vive, a Lama vale la pena di visitare il Museo Naturalistico del Parco, affiancato da un bell’Orto botanico, e dal quale si sale per un comodo sentiero all’Area Faunistica del camoscio. In pochi chilometri si raggiungono anche Fara San Martino, con le Gole di Santo Spirito e l’abbazia di San Martino in Valle. E Palena, dove l’imponente Castello ospita il Museo Geo-paleontologico della Maiella.  

Qualche idea per gli amanti dell’escursionismo

Oltre che per i turisti, però, la cabinovia della Grotta del Cavallone è importante per gli escursionisti. Dal suo arrivo, un ripido sentierino conduce in poco più di mezz’ora al rifugio di Fonte Tarì, che un’associazione locale gestisce nei fine-settimana d’estate. Il sentiero a tornanti che arriva da Lama dei Peligni richiede invece un paio d’ore. I soci della Sezione CAI di Lanciano, grazie all’impianto, possono raggiungere in un’ora di cammino il rifugio di Macchia Taranta (o del Pastore), un’altra ottima base per esplorare la zona. Dai due rifugi, e dall’arrivo della cestovia, inizia il magnifico e faticoso itinerario che risale il Vallone di Taranta, passa ai piedi dell’Altare dello Stincone e continua fino ai 2793 metri del Monte Amaro, la vetta più alta della Maiella.   

Chi preferisce dedicarsi ad attività meno faticose può visitare gli storici lanifici di Taranta Peligna e assaggiare le due specialità della zona, i tartufi (nero, bianco, scorzone) e la sfogliatella di Lama dei Peligni. Tutte le informazioni per visitare le Grotte si trovano sul sito www.grottedelcavallone.it.       

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