Luglio da record in Antartide, mai così poco ghiaccio marino in 44 anni
Nel mese di luglio 2022 il ghiaccio marino antartico ha toccato un minimo storico. Mai prima d’ora, in 44 anni di osservazioni satellitari, era stata registrata una estensione così limitata nel bel mezzo dell’inverno australe. Secondo i dati del Copernicus Climate Change Service (C3S), uno dei sei servizi informativi tematici offerti dal programma dell’Unione europea di osservazione della Terra Copernicus, l’estensione media raggiunta è risultata essere pari a 15,3 milioni di chilometri quadrati, circa 1,1 milioni di chilometri quadrati (7%) al di sotto della media del mese di luglio relativa al decennio 1991-2020.
L’utilizzo dell’espressione “estensione media” chiarisce di per sé che non tutto l’Oceano Antartico abbia mostrato il medesimo comportamento. Valori significativamente sotto la media del periodo sono stati rilevati in numerose zone, a distribuzione varia, dai mari di Amundsen e Bellingshausen al Mare di Weddell settentrionale, nonché nella maggior parte del settore dell’Oceano Indiano. Unica zona in controtendenza, con valori di estensione superiori alla media, è risultato essere il settore settentrionale del Mare di Ross.
Il contrasto nelle anomalie della concentrazione di ghiaccio marino tra i mari di Bellingshausen e Weddell da un lato e il Mare di Ross settentrionale dall’altro, si riflette in anomalie della temperatura dell’aria superficiale, con condizioni molto più calde della media nel primo caso, molto più fredde della media nel secondo.
Una sequenza di anomalie negative
Esattamente come nel caso delle “temperature record”, anche per l’estensione del ghiaccio marino, per comprendere il peso del dato rilevato, è bene andare ad analizzare l’andamento nel tempo delle fluttuazioni, identificando le anomalie, positive e negative rispetto alla media, e valutandone la rispettiva frequenza.
Andando ad osservare l’andamento delle anomalie mensili, riferite al mese di luglio, relative al periodo 1979 – 2022, dunque dall’avvio delle osservazioni satellitari ad oggi, risulta evidente che l’Oceano Antartico abbia sempre mostrato ampie fluttuazioni in termini di estensione del ghiaccio marino, con alta percentuale di anomalie negative. Gli esperti del programma Copernicus evidenziano che l’anomalia negativa di luglio si vada a inserire in una tendenza al ribasso dell’estensione dei ghiacci che persiste da novembre 2021.
E di record…
Già nel febbraio 2022 si era gridato al record negativo. Nel corso del mese è stata infatti rilevata una estensione media di 2.5 milioni di chilometri quadrati, pari al 27% in meno rispetto alla media mensile 1991-2020. Un valore che di per sé non rappresenta un record in quanto nel 2017 la media era risultata del 28% inferiore a quella su lungo periodo. Ma il 25 febbraio 2022, per la prima volta dall’inizio delle osservazioni satellitari, l’estensione del ghiaccio marino è scesa sotto i 2 milioni di chilometri quadrati. Ed ecco il record assoluto.
Anche l’estensione media registrata nel mese di giugno 2022, se confrontata con la media del mese su lungo periodo (1991-2020) ha rappresentato un record. Esattamente come nel caso del valore di luglio, mai in 44 anni di osservazioni satellitari era stato rilevato un valore medio così basso. 12.6 milioni di chilometri quadrati, pari al 9% al di sotto della media dei 44 anni, di poco al di sotto di un altro valore molto basso registrato nel 2019. 2020 e 2021 sono risultati “meno anomali”.
C’è da allarmarsi?
Come premesso, non è la prima volta che il ghiaccio marino antartico mostri una anomalia negativa in termini di estensione nel mese di luglio. Stesso discorso per i restanti mesi dell’anno. Perché dunque parlare di questi dati, che possono apparire allarmanti? In quanto, a colpo d’occhio, andando a guardare i grafici dell’andamento delle anomalie mese per mese durante i 44 anni di analisi, risulta evidente che la percentuale di “barre rosse” stia diventando predominante rispetto alle “barre blu” negli ultimi anni. Ma non in maniera così significativa come sta invece avvenendo nell’Artico, dove le anomalie negative sono divenute ormai la norma da oltre un decennio.
Si può ancora parlare di fluttuazioni naturali in Antartide o si tratta di un campanello d’allarme legato ai cambiamenti climatici?
Finora il ghiaccio marino antartico ha catturato l’attenzione degli scienziati in quanto ha mostrato un comportamento “ritardato” rispetto ai modelli predittivi elaborati, come se fosse dotato di una particolare resistenza al cambiamento climatico. Si parla infatti di “paradosso del ghiaccio marino antartico”. Sono varie le teorie che spiegano questa capacità di resistere, ma secondo gli scienziati non si tratta di una condizione che l’Oceano Antartico potrà conservare molto a lungo. Si arriverà, in conseguenza dell’avanzamento dei cambiamenti climatici a una sorta di punto di rottura, in cui anche l’Antartide inizierà a manifestare solo anomalie negative, con progressiva perdita, anno dopo anno, del ghiaccio marino.