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“The Terror”, una tragedia tra i ghiacci artici avvolta dal mistero

Per trovare un po’ di refrigerio, non c’è niente di meglio di una serie TV ambientata tra i ghiacci. Il titolo che vi consigliamo è “The Terror”, disponibile su Amazon Prime (2 stagioni, in attesa di una terza). Una serie ispirata a fatti reali, infarciti di soprannaturale. Il risultato è inquietante. Alla direzione troviamo Ridley Scott.

La vera storia della nave Terror

“Terror” era il nome di una bombarda britannica (HMS Terror), il cui destino si intrecciò a quello di un’altra nave della Marina britannica, la HMS Erebrus. Le due navi, sotto la guida del Comandante sir John Franklin e del Capitano Francis Crozier, furono impiegate a metà Ottocento in una spedizione avventurosa, estrema: la ricerca dell’allora leggendario Passaggio a Nord-Ovest, la rotta più diretta dall’Oceano Atlantico al Pacifico, che transita attraverso l’arcipelago artico canadese, nel Mar Glaciale Artico.

Nel maggio 1845 le due navi salparono dal porto di Greenhithe, non lontano da Londra, ma non arrivarono mai a terminare l’impresa, rimanendo incagliate nei ghiacci dell’Artico canadese, a livello del Victoria Strait, nei pressi della King William Island, nel settembre 1846. L’equipaggio delle due navi, per un totale di 129 uomini, si ritrovò così bloccato a bordo. Provviste ve ne erano in abbondanza, sufficienti a sostenere 3 anni di spedizione, ma a un certo punto qualcosa li spinse ad abbandonare la nave. Come riportato in un documento ritrovato nel 1859, era la primavera del 1848.

Si cimentarono in una folle, lunga fuga a piedi, nel vano tentativo di raggiungere Fort Resolution, nella Baia di Hudson, con la speranza di sopravvivere, di tornare a vivere. Ma nessuno fece ritorno a casa. Cosa successe sulla nave, cosa li portò a una simile decisione, è un mistero in fase di ricostruzione man mano che nuovi tasselli emergono da ricerche tra i ghiacci.

Analisi forensi svolte negli anni Ottanta del Novecento su alcuni cadaveri, ritrovati sulla terraferma, hanno portato a concludere che parte dell’equipaggio subì un avvelenamento da piombo (saturnismo) e botulismo. Su alcuni si notarono segni di incisioni, testimonianza di atti di cannibalismo. Perché cibarsi dei compagni con scorte alimentari disponibili per 3 anni? La risposta potrebbe ritrovarsi in uno scarso stato di conservazione delle derrate, che spiegherebbe anche gli avvelenamenti. Sulla nave probabilmente la vita divenne insostenibile, tra lo sviluppo di malattie, avvelenamenti da cibo, tensione emotiva crescente con senso di smarrimento e claustrofobia. E fu così che i superstiti decisero di scappare a piedi da quell’inferno tra i ghiacci, morendo lungo il percorso di freddo e malattie.

La tragedia è ricordata come il peggior disastro delle esplorazioni polari britanniche.

Il ritrovamento che potrebbe fornire risposte

L’Erebrus e la Terror sono state ritrovate sul fondale del Mar Glaciale Artico nel 2014 e nel 2016. Un po’ come accaduto di recente con l’Endurance di Sir Ernest Shackleton, i relitti sono stati esplorati con robot subacquei, regalando al mondo delle spettacolari immagini senza tempo. Su entrambe le navi è come se fosse rimasto tutto fermo al momento dell’affondamento, il materiale abbandonato è ancora in perfetto ordine sugli scaffali, compresi i piatti nelle credenze.

Ciò che si spera, è di riportare alla luce documenti, diari di bordo, testimonianze che spieghino cosa sia successo lì dentro. La serie TV made in USA, realizzata nel 2018, prende ispirazione da un racconto dello scrittore americano Dan Simmons dal titolo “The Terror” (2007), che alle reali ricostruzioni storiche della vicenda, mescola una manciata abbondante di soprannaturale.

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