Itinerari

Boschi, memorie e fortezze: a Pasqua e Pasquetta sui sentieri di Trento

Per due settimane ogni anno, dal lontano 1952, Trento diventa la capitale mondiale della cultura di montagna. Alpinisti, scrittori e registi si incontrano in un Festival dove i film e gli eventi dedicati alle pareti e alle vette si affiancano a pellicole, incontri e mostre dedicati all’esplorazione e all’ambiente. Ma Trento è una città di montagna tutto l’anno. Migliaia di residenti, e molti studenti fuorisede, si dedicano alle pareti, alle vette e ai sentieri dei dintorni. Basta un’ora, dalla città e dalle rive dell’Adige, per raggiungere alcuni dei luoghi più famosi delle Alpi come le Dolomiti di Fiemme, di Fassa e di Brenta, le falesie del Lago di Garda, le foreste ai piedi del Cevedale e dell’Adamello. 

Sono quasi solo i trentini, invece, a percorrere i sentieri delle piccole cime che circondano la città, e che meritano di essere conosciute e percorse anche da chi arriva da lontano. Sono percorsi piacevoli soprattutto in primavera e in autunno, quando sulle vette più alte c’è ancora (o già) neve. L’elenco comprende il boscoso massiccio della Marzola, il Soprasasso che domina Trento da ovest, il sorprendente Monte Calisio e il Monte Celva, rivestito dal bosco anche sulla vetta. Contribuiscono al fascino di questi percorsi le opere costruite dai genieri di Vienna in previsione della Prima Guerra Mondiale. Per difendere la città e la strada del Brennero da uno sfondamento italiano lungo la valle dell’Adige o la Valsugana, lo Stato Maggiore austro-ungarico realizzò le fortificazioni della Festung Trient, la “Fortezza Trento”. Oggi mura, trincee e feritoie, spesso ben restaurate, ricordano questa memoria difficile. Tra il 1915 e il 1918, però, le fortificazioni intorno a Trento non furono coinvolte nei combattimenti, che invece devastarono l’Ortigara, la Valsugana, i Lagorai e altre zone dei dintorni.    

Oltre agli ottimi segnavia degli itinerari locali, realizzati dalla SAT, s’incontrano quelli del Sentiero di San Vili e del Sentiero della Pace. Il primo, che segue le tracce di San Vigilio, scende dalle Dolomiti di Brenta al capoluogo. Il secondo, lungo oltre 500 chilometri, segue il confine del Trentino con la Lombardia e il Veneto, e quindi il fronte della Grande Guerra. 

L’anello del Soprasasso

(300 metri di dislivello, 2.30 ore, E)

Il Soprasasso, Sorasass in dialetto, è un tavolato calcareo che si allunga tra la Paganella e il Monte Bondone, e che si affaccia da ovest su Trento. Questo itinerario tocca caverne e casematte austro-ungariche, e utilizza con il Sentiero di San Vili, che collega Madonna di Campiglio con Trento. Dal borgo di Cadine, che si raggiunge in auto o in bus, si raggiunge l’area da pic nic del Fer de Cavàl (507 metri, 0.15 ore se a piedi), dove un tabellone illustra i sentieri della zona. Una strada sterrata porta all’incrocio delle Quattro Strade e alla radura della Poza dei Pini (720 metri, 0.30 ore), dove s’incontra il Sentiero di San Vili. Si sale sulla strada militare del Rovaiol toccando una trincea austro-ungarica, poi si traversa in direzione degli Stoi, cinque ricoveri militari in caverna che sono stati più tardi utilizzati da boscaioli. Questo tratto, panoramico e a tratti aereo, conduce al belvedere di Pontesel (780 metri, 1 ora), dov’erano altre batterie in caverna. Si scende verso nord, per una stradina e poi su un sentiero, si tocca la Poza de la Casara (710 metri), si piega a sinistra e si torna al punto di partenza (1 ora).

Da Villamontagna al Monte Calisio

(da 440 a 500 metri di dislivello, da 2.30 a 3.30 ore, E)

Il Monte Calisio, che chiude a nord la conca di Trento, tocca i 1097 metri, ed è difeso verso la valle dell’Adige da alte pareti. Questa camminata si svolge lungo vecchie strade militari e tocca vari stoi (tunnel) austro-ungarici. Si può partire dal borgo di Villamontagna e dai successivi posteggi, oppure dal Forte restaurato di Civezzano. Dalla piazza di Villamontagna (593 metri) si sale per Via per Campel fino a un primo e poi a un secondo posteggio (757 metri, 0.30 ore se a piedi dal paese), ombreggiato da alti pini. Si continua a piedi sulla stradina (segnavia 403), si va a sinistra a un bivio, e si devia verso una calcara restaurata. Il sentiero passa sul versante di Trento, tocca una sbarra e sale alle caverne degli Stoi bassi (910 metri). Continuando per una ripida rampa si esce sul crinale, si va a sinistra e si raggiunge la croce di vetta (1097 metri, 1 ora), intorno alla quale sono i resti di alcune fortificazioni austro-ungariche. In discesa, seguendo i segnavia 402, si torna al posteggio alto (1 ora) e poi al paese (altre 0.30 ore). 

Da Oltrecastello al Monte Celva e al Forte Roncogno

(520 metri di dislivello, 2.45 ore a/r, E)

Anche le opere fortificate del Monte Celva, che dominavano la strada che collega il capoluogo con Pergine e prosegue in direzione di Bassano facevano parte della Fortezza Trento, che avrebbero dovuto bloccare uno sfondamento italiano. Ai piedi della montagna sorge il piccolo Forte Roncogno, restaurato come le opere sulla cima. Si parte dalla frazione di Oltrecastello (482 metri), che si raggiunge dal centro di auto o in bus. A piedi, si traversa il borgo, si sale per un viottolo e si raggiunge una stradina asfaltata che porta a un bivio (630 metri, 0.30 ore), all’ingresso del bosco. Un ripido sentiero (segnavia 419) tra i faggi e poi tra i pini porta alla vetta (1000 metri, 1 ora), dove sono i resti di una postazione di artiglieria. Si scende sul crinale opposto alla sella dell’Osservatorio (860 metri), con tunnel e trincee restaurate. Un sentiero scende a mezza costa al Forte Roncogno (804 metri), si continua sulla strada asfaltata e poi, prima del Passo del Cimirlo, si piega a destra per una stradina. Un viottolo porta al borgo di Celva e al percorso dell’andata, che si segue fino a Oltrecastello (1.15 ore).    

Dai Bindesi al rifugio e alla batteria Maranza

(470 metri di dislivello, 2.45 ore a/r, T/E)

Il boscoso massiccio della Marzola, tra la Valsugana e Trento, è una classica meta di escursioni. La sua vetta, 1738 metri, è un ottimo belvedere. Molto più in basso, i macigni dei Bindesi sono stati la prima palestra di alpinisti come Giorgio Graffer, Marino Stenico e Bruno Detassis. Nel 1963, la SAT ha costruito qui un rifugio dedicato a Pino Prati. Il rifugio Marzola, privato, è stato realizzato ristrutturando una malga a 1072 metri di quota. Il viottolo che li collega offre una passeggiata che può essere proseguita verso alcune postazioni austro-ungariche, o in direzione della cima. Il rifugio Pino Prati ai Bindesi (604 metri) si raggiunge in auto o salendo in bus a Grotta di Villazzano (472 metri) e proseguendo a piedi (0.30 ore in più). Un sentiero costeggia i massi dei Bindesi e poi sale nel bosco (segnavia 412) verso il Sas del Piocio e il rifugio Maranza (1072 metri, 0.45 ore). Un viottolo porta ai ruderi della Batteria Maranza (o Primo Forte, 1090 metri, 0.30 ore a/r). In discesa si può seguire la carrareccia del Giro della Marzola, e passare per il bosco di Prà Zoan (1.15 ore). La salita dal rifugio Maranza al bivacco Bailoni e alla Marzola richiede dalle 3 alle 3.30 ore a/r. 

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