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La leggendaria Endurance di Sir Ernest Shackleton è stata ritrovata!

“La Falklands Maritime Heritage Trust ha il piacere di confermare che la spedizione Endurance22 sia stata in grado di localizzare il relitto della Endurance, la nave di Sir Ernest Shackleton mai più avvistata da quando fu schiacciata dai ghiacci e affondò nel mare di Weddell nel 1915″. Questo il messaggio apparso nella mattina di mercoledì 9 marzo sulla home page del sito ufficiale della spedizione Endurance22, partita lo scorso febbraio da Cape Town alla ricerca del leggendario vascello di Shackleton che, rimasto bloccato tra i ghiacci del mare di Weddell nel novembre 1915, finì per inabissarsi, ponendo fine sul nascere a quella che avrebbe dovuto essere la prima traversata del continente bianco e trasformando la spedizione dell’ufficiale della marina mercantile inglese e del suo team in una lotta per la sopravvivenza. Sir Shackleton non portò a termine l’impresa sperata ma, artefice del salvataggio dei membri del suo equipaggio, fu acclamato come un eroe.

Un salvataggio che vide Shackleton “abbandonare” gran parte della sua squadra sulla Elephant Island, raggiunta a bordo di scialuppe dopo lo scioglimento dei ghiacci nell’aprile del 1916, per raggiungere insieme a 5 membri dell’equipaggio la Georgia del Sud alla ricerca di aiuto. Nell’agosto 1916 l’ufficiale riuscì a tornare all’isola con un rimorchiatore cileno, assicurandosi di riportare a casa, sani e salvi, i suoi uomini. Una storia che, a leggerla oggi, sembra frutto di fantasia, un romanzo d’avventura d’altri tempi.

Una corsa contro il tempo

Anche la Endurance22 verrà ricordata senza dubbio come un’avventura epica. Una corsa contro il tempo – 35, massimo 45 i giorni a disposizione per cogliere le condizioni ottimali dei ghiacci, tali da consentire un avvicinamento, non certo facile in ogni caso, al potenziale punto di affondamento – , conclusa con un successo non scontato.

“Avevamo ormai 3 o 4 giorni di spedizione rimanenti e ancora non l’avevamo trovata – ha raccontato al National Geographic Mensun Bound, Direttore dell’esplorazione – . C’erano ancora 3 aree da sondare. Ma a volte il ghiaccio decide lui dove devi guardare. Ed è stato correndo da ovest verso est che ci siamo ritrovati sulla porzione meridionale della nostra area di ricerca, e lei era lì.”

Come riportato nel comunicato ufficiale diffuso dalla Falklands Maritime Heritage Trust, il relitto è stato ritrovato a una profondità di 3008 metri nel mare di Weddell, all’interno dell’area di ricerca definita nei mesi che hanno preceduto la partenza dal team della spedizione, approssimativamente 4 miglia (6 km e mezzo ca.) a Sud della posizione originale registrata dal Capitano Worsley. 

Worsley annotò le coordinate in cui per l’ultima volta fu vista la Endurance ormai in fase di affondamento, utilizzando un sestante e un cronometro, appuntando sul suo giornale di bordo le coordinate 68°39’30” S; 52°26’30” O. Gli esperti della Endurance22 hanno dovuto tenere conto di potenziali errori strumentali dell’epoca per restringere il campo di ricerca.

Nel corso dei decenni sono state avanzate numerose teorie a riguardo, dall’utilizzo di cronometri più lenti degli attuali alla disponibilità di mappe stellari meno precise di quelle odierne. Inoltre c’è da evidenziare che nel giorno dell’annotazione delle ultime coordinate della Endurance, la visibilità fosse molto limitata e Worsley, secondo alcuni, dovette ricavare la posizione in modalità imprecisa, stimando la direzione e la velocità della deriva del ghiaccio nei 3 giorni intercorsi tra l’abbandono della nave e il suo definitivo affondamento. Alla fine, come dichiarato dal capospedizione John Shears, quelle sole 4 miglia di distanza dal punto da lui indicato, confermano che si trattasse di misurazioni estremamente precise.

Nonostante inevitabili danni cui la nave è andata incontro durante l’affondamento, il relitto risulta essere in ottime condizioni di conservazione. L’albero è caduto ma la chiglia appare perfettamente integra. A poppa si può leggere a chiare lettere “Endurance”.

Guardare, non toccare!

In fase di annuncio dell’avvio della spedizione, la FMT aveva tenuto a precisare che la ricerca non avrebbe previsto interventi di tipo invasivo sul relitto, riconosciuto come sito di rilevanza storica e protetto dal Trattato Antartico, e così è stato. Le immagini e i video diffusi del ritrovamento sono stati realizzati senza arrecare disturbo al reperto, inviando sul fondale dei “veicoli ibridi di ricerca subacquea Saab’s Sabertooth” e seguendone gli spostamenti attraverso i monitor a bordo della rompighiaccio SA Agulhas II, guidata tra i ghiacci dall’esperto Capitano Knowledge Bengu.

I commenti a caldo dei protagonisti

“Obiettivi della Endurance22 erano di localizzare, indagare e filmare il relitto, al contempo condurre importanti ricerche scientifiche e condurre un eccezionale programma di sensibilizzazione – ha dichiarato Donald Lamont, portavoce della FMT – Le celebrazioni odierne sono ovviamente moderate dagli eventi che si stanno verificando a livello mondiale e ogni membro coinvolto nella Endurance22 ha nei propri pensieri e nelle proprie preghiere coloro che stanno patendo questi continui eventi scioccanti.”

“I riflettori sono oggi puntati su Mensun Bound, direttore dell’esplorazione – prosegue Lamont  – , e su Nico Vincent, manager del progetto subacqueo. Sotto la incomparabile guida del Dr John Shears, sono riusciti a trovare la Endurance. Ma questo successo è stato il risultato di una impressionante cooperazione tra numerose persone, sia a bordo della eccezionale SA Agulhas II con il suo ragguardevole comandante e la sua crew, un team di spedizione esperto e devoto e molti dal cui supporto siamo dipesi in UK, Sud Africa, Germania, Francia, Stati Uniti etc. La FMT estende ad essi i più calorosi ringraziamenti e congratulazioni per questo traguardo storico.”

“Ci sentiamo sopraffatti dall’immensa fortuna di essere riusciti a localizzare e catturare delle immagini della Endurance – il commento di Mensun Bound – . Si tratta finora del relitto in legno più bello che io abbia mai visto. Posizionato in verticale, ben ancorato al fondale, intatto e in un fantastico stato di conservazione. Potete persino vedere la scritta ‘Endurance’ a poppa.”

“Questa è una pietra miliare nella storia polare – aggiunge – . In ogni caso non è una cosa che riguarda solo il passato. Stiamo portando la storia di Shackleton e della Endurance all’attenzione di un nuovo pubblico e di una nuova generazione, cui verrà affidata la salvaguardia delle regioni polari e del nostro Pianeta. Speriamo che la nostra scoperta possa appassionare i giovani e ispirarli con lo spirito pionieristico, il coraggio e la forza d’animo di coloro che navigarono con la Endurance fino in Antartide. Omaggiamo le competenze nell’ambito della navigazione dimostrate dal Capitano Worsley, a capo della Endurance, i cui resoconti dettagliati si sono dimostrati eccezionalmente importanti nel nostro tentativo di localizzare il relitto. Vorrei inoltre ringraziare i miei colleghi della FMT per aver reso possibile questa straordinaria spedizione, così come la Saab per le tecnologie e tutto il team di esperti coinvolti in questa scoperta monumentale.”

“La spedizione Endurance22 ha raggiunto il suo obiettivo – le parole del capospedizione Dr John Shears – . Abbiamo fatto la storia polare con la scoperta della Endurance e completato con successo la più ardua ricerca al mondo di un relitto. Inoltre, abbiamo condotto importanti ricerche scientifiche in una parte del mondo direttamente colpita dal cambiamento climatico. Abbiamo anche condotto una campagna di educazione e sensibilizzazione senza precedenti, con dirette live dalla nave, consentendo alle nuove generazioni in tutto il mondo di appassionarsi alla Endurance22 e lasciarsi ispirare dalle affascinanti storie della esplorazione polare, e di ciò che gli esseri umani possono conquistare, e gli ostacoli che possono superare lavorando assieme. A breve torneremo a Cape Town, al termine di una spedizione che ho avuto il grande privilegio e onore di guidare.”

“Questo è stato il più complesso dei progetti subacquei in cui mi sia trovato coinvolto – la dichiarazione di Nico Vincent, alla guida del progetto subacqueo -, con il raggiungimento di una serie di record mondiali per assicurare le riprese senza danno della Endurance. In campo è stato schierato lo stato dell’arte delle tecnologie subacquee allo scopo di farcela e vorrei ringraziare in particolare il team subacqueo per tutto il supporto ingegneristico, sia a bordo della nave che nei mesi di preparazione, design e test. Tutti loro hanno mostrato una devozione completa e una grande resistenza, degna della tradizione dell’esplorazione polare.”

Le ricerche scientifiche

Accanto alla ricerca del relitto, come evidenziato nei commenti, sono state condotte delle ricerche scientifiche di alto livello, sotto la guida del Dr Lasse Rabenstein, focalizzate in particolare sui cambiamenti climatici. Lo staff scientifico si è composto di rappresentanti del South African Weather Service, German firm Drift & Noise, Germany’s Alfred-Wegener-Institute, German Space Agency (DLR), Aalto University in Finland e South Africa’s Stellenbosch University.

Il team ha effettuato indagini sulla deriva dei ghiacci, sulle condizioni meteo nel mare di Weddell, sullo spessore del ghiaccio marino e sono anche stati in grado di mappare il ghiaccio marino dallo spazio. Combinati tra loro, questi importanti studi forniranno materialmente supporto nella comprensione dei meccanismi in atto in questa remota regione del Pianeta e di come ciò che accade a tali latitudini vada a influenzare il clima di tutto il mondo.

Presto un documentario per raccontare il successo

La spedizione verrà raccontata in un documentario National Geographic in uscita il prossimo autunno. Lo staff della FMT anticipa che il film sarà presentato su Nat Geo in 172 Paesi e 43 lingue, poi approderà su Disney +. Non resta che attendere. Intanto accontentiamoci delle prime immagini video dal fondale antartico.

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