Valle d’Aosta. Inaugurato nel vallone di Vertosan il bivacco Claudio Brédy
Redazione
La Valle d’Aosta ha un bivacco in più. Lo scorso 9 ottobre è stato inaugurato nel vallone di Vertosan, nella suggestiva zona dei laghi di Dzioule, il bivacco intitolato a Claudio Brédy, politico ed ex sindaco di Gignod, amante della montagna, deceduto nell’estate del 2017 all’età di 54 anni durante una escursione in Valnontey.
Immagine laterale del Bivacco Brédy – Foto FB Silvana Denarier
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Foto FB Silvana Denarier
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Inaugurazione Brédy – Foto FB @Montagnvda
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La vetrata sul Gran Paradiso – Foto FB Silvana Denarier
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Foto FB Silvana Denarier
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Bivacco Brédy – Foto FB Silvana Denarier
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Inaugurazione Brédy – Foto FB @MontagnaVda
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Foto FB Silvana Denarier
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Inaugurazione Brédy – Foto FB @MontagnaVda
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Inaugurazione Brédy – Foto FB @MontagnaVda
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Inaugurazione Brédy – Foto FB @MontagnaVda
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Inaugurazione Brédy – Foto FB @MontagnaVda
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Inaugurazione Brédy – Foto FB @MontagnaVda
La struttura, ubicata a una quota di 2528 metri, è raggiungibile in 2 ore di cammino dalla località Jovençan di Vertosan, nel comune di Avise. Il progetto è stato realizzato dalla famiglia Brédy in collaborazione con YACademy, l’Ordine degli Architetti della Valle d’Aosta e i Cantieri d’Alta Quota a seguito di un concorso che ha visto la partecipazione di numerosi giovani architetti.
“Una idea bellissima che si concretizza e che è il modo migliore per ricordare Claudio, una grande persona e un grande amico”, scrive il fotografo valdostano Stefano Torrione.
Il bivacco è stato installato su un terreno di proprietà della famiglia Brédy, che ha anche sostenuto l’intero costo di realizzazione. Il concorso di idee è stato invece “opera” di Sandro Sapia, presidente dell’ordine degli architetti valdostani, che in occasione della inaugurazione ha dichiarato al quotidiano Aosta Sera: “Il vuoto che Claudio ha lasciato in me, nella sua famiglia e nei suoi amici era ed è tanto. Dopo il suo funerale, dopo aver visto tutta quella gente, ci siamo trovati con Carlo Perruquet e il disagio, l’emozione e quel senso di vuoto erano troppo, quindi ci siamo detti che dovevamo fare qualcosa. Ci abbiamo pensato a lungo e, nonostante ci rendiamo conto che non sia un’idea originale, volevamo che lui potesse continuare a vivere attraverso un bivacco. Ne abbiamo parlato con la famiglia e suo padre Bruno, non ha esitato nemmeno un minuto: ha declinato la nostra offerta di fare una colletta e da quel momento in poi ha sposato completamente la nostra idea, sostenendo inoltre tutti i costi”.
In merito al concorso aggiunge che “l’idea che ci è venuta è stata quella di fare un concorso di progettazione: è uno strumento che ultimamente va molto nell’ambiente degli architetti ed era secondo noi l’idea più bella per permettere a tutti di esprimersi e poi votare attraverso una giuria il progetto più bello.”Accanto alle menti degli architetti, impegnate nell’ideare la struttura, importante è stato anche il contributo di CAI, Guide Alpine e Soprintendenza che hanno supportato nella scelta del luogo e nella fattibilità del progetto.
Il progetto vincitore
Il bivacco che oggi si può ammirare nel vallone di Vertosan nasce dal progetto di Skye Sturm, Chiara Tessarolo e Facundo Arboit, tre giovani architetti di BCW Collective.
La struttura è, come si dice in gergo, “a cannocchiale”, e presenta una ampia vetrata sul lato sud, che inquadra il Gran Paradiso. Una scelta affatto casuale, sono infatti le vette che ricordano le ultime scalate di Bredy. L’ingresso è invece posto a nord, si entra nel bivacco oltrepassando una piccola bussola, poi si va incontro a una sorta di dilatazione dello spazio: man mano che ci si sposta verso la vetrata il pavimento digrada e il tetto si piega verso l’alto.
Come spesso avviene con i bivacchi innovativi, e come esplicitamente richiesto dal bando, la struttura può essere eventualmente rimossa senza incidere in modo impattante e permanente sul paesaggio alpino. L’impegno degli architetti è stato in tal senso di minimizzare l’impronta al suolo.
All’interno del bivacco è stata apposta una targa in ricordo di Claudio Brédy: “la vetta non è solo un lembo di roccia e neve da conquistare, essa è di più, è una metafora del senso della vita, che si perde senza un traguardo, un desiderio, un sogno che tenga accesa la luce della nostra umanità.”