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Alpi Apuane: il Parco vuole chiudere alcune cave, è scontro con i Comuni

Più verde, meno mano umana. Questi i due principi sulla base dei quali il Parco delle Alpi Apuane ha definito la bozza del nuovo Piano integrato, che prevede una estensione delle aree tutelate, con chiusura di una serie di “aree contigue di cava”, zone che ricadono entro il perimetro del Parco, come dice il nome stesso contigue a una cava, che rappresentano di fatto delle riserve di marmo in cui si potrebbe scavare. Insomma, delle porzioni di cava geograficamente collocate nel territorio del Parco ma importanti per l’imprenditoria del marmo. In particolare il Piano prevederebbe la chiusura della cava Focolaccia, a 1650 metri di quota tra il Monte Cavallo e il Monte Tambura, cava Columbraia e Borrella a Vagli di Sotto e due siti estrattivi nel comune di Casola in Lunigiana.

Una proposta analizzata nei giorni scorsi dai Sindaci e Presidenti di Provincia della Comunità del Parco, che non hanno tardato a presentare le proprie osservazioni, affatto favorevoli. In particolare a far sentire la propria voce è stato il Comune di Massa, evidenziando che il Piano vada a vanificare i tentativi di trovare una mediazione tra Parco e Comuni, leggasi anche tra tutela ambientale ed economia. E soprattutto smonti i Piani attuativi di bacini estrattivi (Pabe), documento adottato dal Consiglio comunale lo scorso luglio.

Un Piano assoggettato a un approccio ideologico

“Il comune di Massa – si legge in una nota comunale diffusa dal quotidiano Voce Apuana – ha quindi sollecitato il parco e il suo presidente al fine di confrontarsi in merito alle reciproche previsioni programmatiche proprio per far sì che con questa storica occasione, che definisce le regole per i prossimi dieci anni nel caso dei Pabe, ma con un orizzonte temporale ancora più lungo nel caso del Parco, si potesse trovare la sintesi che fungesse da molla propulsiva per l’economia territoriale e, contestualmente, trovasse soluzione alle enormi contraddizioni che nel passato non hanno saputo creare le condizioni per uno sviluppo concreto e coerente nel rispetto del nostro territorio”.

“Gli obiettivi che l’amministrazione comunale sta perseguendo nei propri Pabe – spiega l’amministrazione comunale – in coerenza con il Piano di indirizzo territoriale (Pit) della Regione Toscana, sono quelli di salvaguardare ampie superfici delle attuali perimetrazioni delle aree contigue di cava, che quindi non verranno interessate da alcuna attività estrattiva, la quale verrà esercitata prevalentemente in galleria ed esclusivamente in contesti già antropizzati, con contestuale ripristino ambientale di superfici interessate da precedenti escavazioni a cielo aperto. Appare evidente quindi come sia complicato determinare il punto di convergenza tra le varie necessità, che avranno come risultante un netto aumento delle superfici recuperate sotto il profilo ambientale e paesaggistico, consentendo la prosecuzione dell’attività estrattiva, comunque espressione di decine di aziende e centinaia di lavoratori del territorio”.

L’accusa mossa nei confronti del Parco è di seguire un “approccio ideologico”. L’Ente stesso difatti, “non curante delle effettiva sostenibilità delle proprie previsioni, determina un taglio del 70% delle superfici già oggetto della pianificazione del Comune di Massa, di fatto stravolgendola e rendendo impossibile il perseguimento degli obiettivi sopra elencati. Con la nuova perimetrazione del Parco – peraltro attuata non coerentemente con altri territori – le ampie superfici che nei Pabe verrebbero recuperate e ripristinate rimarranno irrimediabilmente deteriorate in quanto risulterà impossibile creare le condizioni per progettare e realizzare le opere necessarie a tale ripristino. Il caso emblematico è quello della Cava Focolaccia, la cui riattivazione nei PABE è prevista esclusivamente al fine di poter realizzare un progetto di ripristino ambientale e paesaggistico, con contestuale ristrutturazione di fabbricati di proprietà del Comune di Massa legati ad un progetto universitario per lo studio della geologia delle Apuane, che ora dovrà essere abbandonato.”

La risposta del Parco

La risposta del Presidente del Parco, Alberto Putamorsi, all’amministrazione comunale di Massa, non ha tardato a giungere.

“Leggiamo oggi che esiste un progetto di ripristino ambientale di cava Focolaccia nel versante massese. Che bello! Ci domandiamo però, come mai nessuno, fino ad oggi, ne abbia parlato con il Parco delle Apuane. Eppure l’Ente avrebbe un tantino di competenza in merito – scrive Putamorsi – . Aspettiamo fiduciosi che qualcuno ce ne porti a conoscenza. Fino ad oggi le richieste da parte del Comune di Massa sono state ben altre. Si sottolinea, però, che i progetti di ripristino ambientale possono essere attuati sempre. Purché si tratti di ripristino, e non già di coltivazioni mascherate. Del resto, che cava Focolaccia debba chiudere, il Parco lo disse già nel 2002, e sta scritto nel Piano paesaggistico del 2015. Di cosa stiamo parlando, dunque?”.

Sindaco di Fivizzano: ok alla chiusura delle cave oltre i 1200 m

Accanto al NO pieno al Piano Integrato del Parco espresso da Massa, emerge la voce del sindaco di Fivizzano, comune che sul proprio versante apuano presenta delle cave, alla ricerca di una mediazione con l’Ente. La proposta di Gianluigi Giannetti è di chiudere le cave soltanto al di sopra del 1200 metri di quota.

“Per quanto riguarda la chiusura delle cave – dichiara Giannetti a La Nazione – da parte del Parco Regionale delle Apuane, noi siamo d’accordo per quanto concerne quelle che risultano ubicate sopra i 1200 metri d’altezza sul livello del mare. Diversamente abbiamo approvato un Pabe che autorizza l’escavazione per tutte le realtà al di sotto dei 1200 metri attuali. Devo dire che su questa nostra valutazione di continuità proseguiremo nelle nostre richieste, essendo ben consapevoli che chi lavora in questi luoghi lo deve fare con la massima attenzione all’ambiente, con regole e controlli certi.”

Legambiente Toscana in appoggio del Parco

Legambiente Toscana ha espresso il proprio appoggio nei confronti del Parco attraverso una nota stampa, che riportiamo di seguito.

“Come spesso accade nelle vicende delle Alpi Apuane, il percorso che porterà all’approvazione del Piano Integrato del Parco Regionale si sta rivelando accidentato e ricco di ostacoli. Eppure, la prima proposta elaborata dall’équipe di progettisti disegnava finalmente il futuro che deve avere un Parco (tanto più se riconosciuto come Global Geopark dall’Unesco): un futuro di conservazione del patrimonio naturalistico e geologico di queste montagne, mantenendo le sole attività davvero compatibili con un habitat unico al mondo. Un equilibrio fragile, che sulle Apuane riguarda un giacimento di unicità idrogeologiche e floristiche tra le più importanti d’Europa.

LEGAMBIENTE PERTANTO STIGMATIZZA, CHIEDENDO CHE SI FERMI SUBITO, IL MIOPE BALLETTO ALLESTITO DA SINDACI E IMPRESE ESTRATTIVE DEL PARCO, AFFANNATI A NEUTRALIZZARE E DEMOLIRE UNA BUONA PROPOSTA DI PIANO.

Anzi, non contenti di aver ottenuto mediazioni riservate dal Parco che hanno già ridimensionato la previsione di dismissione delle “Aree Contigue di Cava” (già una contraddizione in termini) che si è ridotta dal 70% al 59%, tornano all’attacco con proposte indecenti per “salvare” altre cave e addirittura chiedendo nuove aperture.”

“Le Alpi Apuane sono un patrimonio globale, – commenta Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – le sue specie e i suoi habitat d’interesse europeo non è consentito che vengano compromessi. Legambiente difenderà la proposta originaria del Piano del Parco e, se necessario, si rivolgerà anche all’Unione Europea quale autorità deputata al controllo della Rete Natura 2000.”

“Non ci limiteremo a valutare parametri quantitativi – dichiara Fausto Ferruzza, responsabile nazionale paesaggio di Legambiente– che pure vanno conservati, ma analizzeremo nel merito la qualità degli impatti delle singole aree estrattive intercluse nel Parco e mantenute attive. Questo appena il Parco renderà formalmente disponibile la proposta di Piano Integrato, che sollecitiamo a pubblicare, prima che amministratori e imprenditori poco lungimiranti la stravolgano del tutto!”

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