News

Si parla di isole Covid-free. E la montagna, ancora una volta, scompare

Non c’è niente da fare: l’Italia è piatta, piattissima, extra-slim, come un cellulare di ultima generazione o come un orologio di lusso. Per chi ci governa, come per i telegiornali e i quotidiani italiani, la vacanza, la natura e la libertà equivalgono con il mare e le spiagge. La montagna, dalle Alpi all’Appennino, non esiste.

Qualche mese fa, di fronte al disinteresse del governo di Giuseppe Conte per chi frequenta boschi, pareti e sentieri, e per il lavoro di chi ai piedi delle montagne ci vive, ho coniato il termine (scherzoso, ma non troppo) di “italiapiattisti”. Da oltre un mese e mezzo a Palazzo Chigi siede Mario Draghi, ma le cose non sembrano andare meglio.

A dimostrare ancora una volta questa sgradevole realtà è il dibattito sulle isole Covid-free. L’8 aprile Massimo Garavaglia, Ministro del Turismo, è stato intervistato sul tema dal Corriere della Sera, dal Messaggero e da altre testate. “Si può fare, bisogna creare un meccanismo per cui sia semplice circolare, la direzione mi sembra abbastanza chiara” ha detto Garavaglia a Claudia Voltattorni del Corriere.

L’idea, com’è noto, arriva dalla Grecia, dove i residenti di 69 isole dell’Egeo hanno ottenuto la priorità per i vaccini anti-Covid, e dove il 14 maggio aprirà la stagione turistica, con obbligo di tampone o vaccino per chi arriva. Un’iniziativa alla quale è immediatamente seguito un boom di prenotazioni da tutto il mondo.

Il primo a riprendere l’idea in Italia è stato Vincenzo De Luca, governatore della Campania, che ha proposto di usare lo stesso metodo per Ischia, Capri e Procida. Lo hanno seguito a ruota il Lazio per Ponza e Ventotene, la Sicilia per le Egadi e le Eolie, la Toscana per l’Elba e le altre isole dell’Arcipelago. Si sono accodate alla richiesta la Sicilia e la Sardegna.

Come spesso accade nella politica italiana, queste richieste uniscono un pizzico di furbizia a una discreta dose di ignoranza. In Grecia, nel Dodecaneso, nelle Sporadi e nelle Cicladi, esistono decine di isole con qualche migliaio di abitanti, pochissimo toccate dal Covid, dotate di aeroporti che possono essere raggiunti dall’estero saltando Atene e la sua difficile situazione sanitaria.

In Italia le cose sono molto diverse. Per arrivare a Ischia e a Capri occorre passare da Napoli, o tutt’al più da Pozzuoli, e situazioni analoghe esistono per tutte le isole minori del Belpaese. La Sardegna, con 1,6 milioni di abitanti, e la Sicilia che ne ha quasi 5, hanno ben poco a che spartire con Ischia (70.000 abitanti), l’Elba (31.000) o Lipari (9000), e ancora meno con le isole che hanno poche centinaia di residenti.

Creta, l’isola più grande della Grecia, ha 600.000 abitanti, e una situazione sanitaria ben diversa da quella di Tinos, Chios, Santorini e decine di altri paradisi dell’Egeo. I greci sono persone serie, e infatti il governo di Kyriakos Mitsotakis non ha inserito Creta tra le piccole isole da far diventare Covid-free.

Allo stesso modo, paragonare la Sicilia e la Sardegna con l’isola del Giglio o Ventotene non ha il minimo senso. Ma Nello Musumeci e Christian Solinas, i governatori delle due Regioni insulari, lo hanno fatto e continuano a farlo senza il minimo scrupolo.

Le uniche vere obiezioni al progetto di Vincenzo De Luca sono arrivate da altre zone della Campania, dove i sindaci di Sorrento, Positano e di altre località della terraferma hanno chiesto a gran voce la par condicio con Ischia e Capri.

A lamentarsi, giustamente, sono stati anche gli albergatori e i sindaci dei piccoli Comuni di collina e di montagna del Cilento, poco o nulla toccati dal Covid, che hanno dovuto subire, negli ultimi mesi, le “zone rosse” decretate a causa dei dati preoccupanti di Napoli e degli altri capoluoghi.

Dal resto della montagna italiana, fino a oggi, è arrivato un silenzio assordante. Né i sindaci, né i presidenti di Regioni e Province autonome, né l’UNCEM né il Club Alpino Italiano hanno fatto notare a Mario Draghi, a Massimo Garavaglia e ai loro colleghi che le zone Covid-free, ammesso che sia giusto crearle, potrebbero esistere anche lontano dal mare.

Per capirlo, basta dare un’occhiata a una mappa delle Alpi italiane e dell’Appennino. La Valle di Gressoney, in Valle d’Aosta, ha 3400 abitanti divisi tra 6 Comuni. L’accesso, a meno di non scavalcare i ghiacciai del Monte Rosa o dei colli percorsi da lunghi e impegnativi sentieri, è uno solo, per la strada che sale da Pont.-St.-Martin.

Il controllo sanitario su chi arriva potrebbe essere altrettanto facile che a Ischia, al Giglio, a Ponza e in altre isole collegate via mare a una terraferma che sarà ancora a lungo, purtroppo, tutt’altro che Covid-free. Situazioni analoghe a quella di Gressoney si ritrovano in decine di altre valli alpine molto amate da escursionisti e turisti, come la Valle di Cogne, la Val Maira e la Valle Aurina.

Anche il controllo sanitario su comprensori più popolosi come il Primiero (5 Comuni, circa 10000 residenti, tre strade di accesso) non dovrebbe essere particolarmente difficile. Lo stesso, nell’Appennino abruzzese, vale per l’alta Valle del Sangro da Pescasseroli a Barrea, dove in 5 Comuni risiedono circa 4000 persone.

Invece no, la montagna non esiste. Non ne parla il Ministro del Turismo, non ne parlano i giornali e i tg. Non se ne occupano nemmeno Regioni e Province che nei mesi scorsi, discutendo con il governo di Giuseppe Conte, hanno difeso lo sci di pista e la sua industria. E si sono disinteressate degli almeno 700.000 italiani che praticano fondo, ciaspole e scialpinismo, e che danno lavoro a molte migliaia di residenti dei monti.

Negli ultimi decreti sui Ristori, che con il governo Draghi sono stati ribattezzati Sostegni, la quasi totalità dei fondi per la montagna è stata destinata agli impianti di risalita e agli alberghi. Ed è invece rimasto quasi completamente scoperto un prezioso tessuto di professionisti e di piccole imprese che comprende guide alpine ed escursionistiche, rifugi e posti-tappa, e tante altre realtà che si erano costruite a fatica uno spazio di mercato e un fatturato.

L’idea dei luoghi di vacanza Covid-free ha un suo fascino e una sua logica, e forse potrebbe essere applicata anche in un Paese come l’Italia, dove la furbizia è da sempre un male endemico. Alimentare una “guerra tra poveri” tra mare e montagna sarebbe follia, e francamente un po’ fantozziano.

Se il Covid-free è una via praticabile, però, non può riguardare solo i lungomare, i ristoranti di pesce e le spiagge, ma anche le valli, i borghi e i rifugi d’alta quota. L’Italia non è piatta, signori. Prima o poi sarebbe bene ricordarlo.

Tags

Articoli correlati

7 Commenti

  1. iN EFFETTI, ANCHE PRIMA DELL’ERA COVID, CHI ANDAVA IN MONTAGNA PER QUALSIASI ATTIVITA’ ESCLUDENDO I WEEKEND, , INCONTRAVA POCA GENTE, A VOLTE NESSUNO. SPESE NEI NEGOZI LOCALI SENZA CODE ED AFFOLLAMENTI. Appartementini e pensioncine e rifugi quasi sempre con posto disponibile.
    Appunto scegliendo ciaspole, sci fondo, sci escursionistico.

  2. Mi sembra che tutti noi abbiamo preso l’abitudine di fare politica anziché fare i fatti.
    La notizia clamorosa bette tutto e permette a tutti di fare quello che passa per la mente.
    Si vede dai vaccini sui quali di continuo si discute sugli arrivi, mentre ve ne sono da mesi sempre a magazzino almeno un quarto dei consegnati, e si discute molto di meno sui numeri delle punture, per aumentarli.
    Così molti problemi, come ripetono i veri esperti, che sono sempre quelli capaci e competenti e non quelli con titoli e certificati, scomparirebbero in qualche mese e questo qui sopra quasi non avrebbe significato..

    A chi interessa: oggi ho notato che la categoria che riceve il maggior numero di punture giornaliere è ALTRO.

  3. Ma lasciatela stare questa povera montagna!!!! Smettiamo di nominarla che già l’anno scorso è stata invasa da gitanti invasati e inadeguati…la montagna è un amibiente estremamente fragile e già fin troppo antropizzato, chi vuole comodità e feste vada al mare come ha sempre fatto. L’unica salvezza per le terre alte sarebbe l’oblio…

  4. Di scandaloso ci trovo il fatto che si sta facendo di tutto per salvare il turismo marittimo, anche con mezzi come questi, discutibili per quanto mi riguarda, quando per le montagne durante l’ultimo inverno non si sia nemmeno voluto tentare nemmeno la strada di un turismo diverso che avrebbe pure potuto aiutare località poco servite da impianti e che avrebbero pure potuto avere una stagione soddisfacente…anche a me piace l’idea di una montagna selvaggia e le scene dell’estate scorsa non me le auguro per il futuro, ma l’indotto che il turismo genera in tanti luoghi dell’arco alpino è di importanza vitale per i locali, non si può non considerarlo…come al solito, cittadini di serie A e di serie B….

  5. Ragazzi mettiamoci il cuore in pace. La politica segue solo chi da piu’ visibilita’ e chi porta piu’ consenso/voti. La montagna per loro e’ sempre e solo stata sci discesa con tutti gli annessi e connessi e “ruberie varie”. Non ci resta che goderci le nostre amate montagne senza quelle resse da spiaggia sperando che chi di montagna vive ce la faccia a sopravvivere ancora una volta. Che tristezza…….

  6. Il mito delle vacanze al mare è sempre in voga e difeso ed incentivato dai potenti. Poi queste isole covid free sono una storiella buona per il gregge già pronto a gridare vamos a la playa. Poi appena arriveranno a frotte i gitanti vedremo quanto saranno free. Speriamo in bene, altrimenti, per non far torto agli “spiaggisti” erutteranno un nuovo lockdown con il quale impediranno anche le camminate in montagna. A proposito, il governo ha risposto in merito al trekking, escursionismo in forma individuale in montagna? Ancora penalizzato?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close