Sci alpinismo

10 giorni per 10 valli, la riscoperta delle montagne di casa

Impossibilitati a viaggiare verso l’estero ci reinventiamo o, meglio, riscopriamo le opportunità che ci offre il nostro territorio. È quello che ci racconta la guida alpina Matteo Canova. Originario della Val Tanaro, all’estremo sud piemontese, Matteo ha imparato a muoversi su montagne rimaste per lungo tempo ai margini del turismo di massa. Cime e valli ancora intonse dove poter agganciare le pelli e salire disegnando per primi le curve sulla neve immacolata.

Prima atleta, poi progettista di attrezzature e infine guida alpina Matteo vive della sua passione per la montagna ricercando ogni giorno la possibilità per vivere appieno l’ambiente che più lo stimola. Ci è riuscito anche in questa strana stagione invernale senza impianti e senza troppe possibilità di spostamento. “Solitamente sono impegnato in viaggi scialpinistici all’estero, ma vista la situazione ho deciso di immaginare qualcosa di diverso, così a fine gennaio mi sono incamminato in una traversata della valli cuneesi, fino al Monviso. Dieci valli per dieci giorni di avventura, in un terreno dove trovarsi isolati con se stessi, dove estraniarsi per vivere un’esperienza unica a una manciata di chilometri da casa.

“Si celebra sempre molto la traversata Chamonix-Zermatt, ma i nostri territori non hanno nulla da invidiare” spiega Matteo che per dieci giorni ha vissuto, insieme ad alcuni amico, un’esperienza lontana dalla quotidianità. “Abbiamo pernottato presso piccoli bivacchi accoglienti, dove le sere sono state allietate dalla legna scoppiettante nella stufa. Raramente siamo scesi in paese, come a Limone Piemonte dove abbiamo dormito in hotel”. Circa 18mila i metri di dislivello percorsi dai due che hanno vissuto l’esperienza quanto più in autonomia portando con se tutto il materiale sulle spalle. “Per alcuni giorni non abbiamo incontrato nessuno, se non la natura. Abbiamo trovato un sacco di neve e silenzi simili a quelli del mare.

In un anno senza Coronavirus esperienze di questo tipo potrebbero offrire nuove opportunità turistiche per valli capaci ancora di offrire territori intonsi, dove ricercare un isolamento salutare e ristoratore. “Penso che questa traversata possa tranquillamente diventare una grande classica, soprattutto per gli stranieri. Il vero problema è che nel nostro territorio non abbiamo agenzie in grado di vendere esperienze come queste”. Eppure oggi è proprio questo che ricercano gli appassionati. Territori lontani dal turismo di massa, dove incontrare pezzi di cultura e tradizione. A dimostrare il successo di questo tipo di turismo la storia della Val Maira, penultima tra le aree toccate dalla traversata di Matteo. “Quando, 17 anni fa, ho iniziato a fare la guida nessuno la conosceva. Nel tempo molti da fuori valle, tra cui i tedeschi, hanno iniziato a promuoverla creando anche strutture ricettive. In una stagione normale le strutture vanno prenotate da un anno all’altro. E qui non abbiamo impianti o grandi comprensori. È il territorio rimasto naturale il vero punto vincente di questa zona. “Anche le condizioni, qui si riesce sempre a fare una gita con gli sci. Arrivi dove finisce la strada e trovi la natura, è questo che cerca la gente oggi. Abbiamo tantissime valli, come la Val Tanaro, dove si sarebbe potuto ripetere qualcosa di simile, ma negli anni sono nati grandi capannoni industriali. Un bene perché in passato hanno dato da lavorare alla gente del posto, anche se oggi meno a causa dell’automazione. Adesso pensiamo che sarebbe interessante investire nel turismo, ma forse è tardi. La Valle Gesso sta invece facendo un bel lavoro, segue l’esempio della Val Maira, anche se in questo periodo è tutto molto complesso”.

Ci siamo accorti tardi delle potenzialità di queste terre a un tiro dal mare. Montagne che meriterebbero un’attenzione maggiore e che certamente sanno regalare emozioni. “Dal Marguareis abbiamo avuto una vista spettacolare grazie al cielo terso” conclude Matteo. “Lo sguardo arrivava al mare con la Corsica e la Sardegna che si stagliavano all’orizzonte insieme all’Isola d’Elba”.

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Un commento

  1. Chi abita in un piccolo (meno di 5000 residenti) comune col centro nella zona “giusta” , ha un raggio di 30 chilometri di spostamento..esiste pure unsito web che , cliccato sul nome del proprio piccolo comune nel Trentino , ti evidenzia in pianta la zona entro cui ti puoi muovere.. Si apre sotto il naso di tutto di piu’ per chi e’al posto giusto e sa leggere le curve di livelllo nelle terza dimensione.che in pianura praticamente scarseggia..Magari scopre zone montane di casa che aveva trascurato.

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