L’attesa riapertura dei gli impianti da sci è segnata sul calendario per il 7 gennaio, ma non è detto che sarà così. A dirlo la presidente di ANEF, Valeria Ghezzi, durante un incontro online organizzato da Skipass, la più importante fiera italiana del turismo e degli sport invernali.

“Se avessimo avuto una risposta sulle aperture staremmo già lavorando per aprire. Abbiamo una situazione sanitaria che non tranquillizza. Oggi c’è grande incertezza e non sappiamo se realmente il 7 gennaio potremo aprire. È difficile pensare a come aprire non avendo un protocollo approvato dal CTS, soprattutto. Se non lo approvano entro Natale, ed è impensabile arrivati a questo punto, il 7 non potremo aprire” è quanto dichiarato dalla Ghezzi, che già in un’intervista che ci aveva rilasciato a fine novembre chiedeva al Governo serietà e regole serie.
“I governatori dei territori di montagna hanno fatto di tutto per darci una mano, la speranza che ci resta è riuscire ad aprire nella seconda metà di gennaio, che a oggi è l’obiettivo realistico, ma serve che calino i contagi per ottenere questo. Abbiamo scritto a diversi membri del governo, anche tramite Confindustria, ma ad oggi non abbiamo ancora raccolto certezze sul futuro. Mi sono resa conto che vista l’evoluzione della situazione pandemica è molto difficile avere un confronto risolutivo su questi temi” ha spiegato la presidente di ANEF.
Una situazione che potrebbe però diventare ulteriormente critica con l’apertura della stagione sciistica in Austria e Francia con la Svizzera che non ha mai chiuso. A mancare sono anche le certezze sui ristori. Ed è proprio il tema dell’impatto economico della chiusura uno dei punti centrali nell’analisi dell’emergenza. “Dai conti che ho fatto, sul piano economico conviene aprire, se si riesce a farlo, entro fine gennaio o al massimo ai primi di febbraio. Se si andasse oltre non converrebbe più. Intanto per un motivo strettamente economico: non guadagneremmo, ma potremmo ridurre i debiti. Poi, per tenere in vita le nostre stazioni dando lavoro alla nostra gente e mantenere la montagna in vita. Noi vogliamo aprire – conclude Valeria Ghezzi -, faremo il possibile e anche l’impossibile, seppure tra mille incertezze, però non vogliamo e non dobbiamo illudere nessuno. Per noi questa non è solo una sciata, ma una questione di vita o di morte. È un pezzo di economia del Paese che rischia di scomparire. E finora non sono stati stanziati adeguati ristori per i lavoratori del settore, gran parte dei quali sono stagionali, così da aiutarli ad affrontare questa crisi così lunga”.