Montagna.TV

Inciviltà in quota. Mai dimenticare il rispetto per la montagna

In queste prime settimane post lockdown in tanti hanno deciso di trascorrere il proprio tempo libero sulle  montagne. Un fenomeno comprensibile: c’è chi dopo aver patito la nostalgia delle vette per due mesi è corso subito in quota a recuperare il tempo perduto e chi per la prima volta, impossibilitato a recarsi per i limiti di mobilità imposti magari al mare, ha scoperto la libertà e la bellezza delle terre alte.
Decisamente meno comprensibile l’atteggiamento tenuto da alcuni escursionisti che stanno lasciando dietro di sé evidenti segni di inciviltà.

Agli atti vandalici e insensati riportati su Alpi e Appennini all’avvio della fase 2 – da cartelli della sentieristica divelti a lucchetti di rifugi forzati – si vanno ad aggiungere gesti di eclatante maleducazione, quale l’abbandono dei rifiuti all’esterno dei rifugi, talvolta ancora chiusi.

Due i casi di tal genere emersi durante il ponte del 2 giugno.

Il primo, riportato dagli Alpinisti in Erba, verificatosi al rifugio Valasco, in Valle Gesso sulle Alpi Marittime. Un gesto inaccettabile, come dichiarato dal gruppo goliardico. “La colpa è di tutti noi. Prima della preparazione fisica, manca la preparazione civica che dovrebbe dare le nozioni base del vivere in ambiente naturale. In attesa che qualcuno torni a investire su questo argomento, è compito di tutti noi dare l’esempio e insegnare a chi è meno abituato a frequentare la montagna quali sono le consuetudini da adottare”.

Il secondo presso il Rifugio Albani a Colere (BG), ai piedi della Presolana. “Sappiamo chi siete perché purtroppo per voi abbiamo un circuito di telecamere – denunciano sui social i gestori della struttura – Scusate questo sfogo ma io mi chiedo solo con che entusiasmo possiamo aprire, pensando che tutti siano disciplinati rispettando le nuove regole, se alla gente come voi manca ancora la base dell’educazione“.

Exit mobile version