
Walter Bonatti non necessita certo di presentazioni. Alpinista, esploratore, giornalista è una figura che appartiene alla storia. Un eroe popolare da cui trarre ispirazione per migliorarsi nella vita di tutti i giorni. Le sue imprese sono uniche e il modo semplice e pulito con cui ha saputo raccontarsi ha lasciato il segno.
Nel corso della sua vita ha scritto e prodotto molti volumi. Tutti meritevoli di citazione, ma oggi vogliamo proporvene tre in grado di raccontare Walter nelle sue sfaccettature sia umane che di alpinista, viaggiatore e documentarista.
In terre lontane
Verso la metà degli anni Sessanta, al culmine della stagione di successi e di mitiche scalate che già lo hanno fatto entrare nella leggenda dell’alpinismo, Walter Bonatti da inizio a un nuovo capitolo della propria esistenza. Lascia l’alpinismo estremo per dedicarsi a un concatenarsi di avventurose esplorazioni che lo portano nelle regioni più remote e affascinanti del Pianeta, a diretto contatto con una natura grandiosa e primordiale. Ne escono resoconti assolutamente memorabili che si pongono ben oltre gli orizzonti tradizionali del racconto di viaggio. Quello che Bonatti sa far emergere in questo libro, è la pratica concreta – fatta di gesti antichi, di ascolto degli istinti più remoti – della ritrovata armonia tra l’uomo e ogni battito di vita presente sulla vecchia Terra. Un libro che emoziona, che fa sognare avventure lontane nel tempo e nello spazio. Il ricordo di un’epoca e di un Pianeta, che oggi non esistono più.
K2. La verità
Uno dei libri più intimi e crudi prodotto da Walter Bonatti. La sua verità sui fatti che accaddero tra il 30 e il 31 luglio 1954 sul K2, a partire dai 7627 metri dell’ottavo campo e fino agli 8616 metri della sua cima. La seconda montagna della Terra, vinta dagli italiani. Come hanno potuto reggere, e persistere – davanti a documentazioni fotografiche e a testimonianze inequivocabili – le falsità della storia ufficiale di quel riprovevole assalto finale? Bonatti, protagonista e vittima della vicenda, riepiloga fatti e testimonianze, documenti e inchieste, eliminando ogni possibile dubbio su come siano andate realmente le cose. Con la determinazione che ha accompagnato ogni tratto della sua vita indica, in pagine piene di tensione e di amarezza, il “lato oscuro” di quell’impresa.
La montagna scintillante
“È una lotta veramente disperata la nostra, fra la realtà e noi stessi, ma alla fine siamo noi a vincere e alle 12:30 esatte le nostre bandierine sventolano o meglio sbattono al vento burrascoso della vetta. Siamo sulla punta massima del GIV a 7980 metri di quota”. Così Walter Bonatti rievoca la conquista del Gasherbrum IV da parte della spedizione italiana il 6 agosto del 1958. Un’epica impresa tra le nevi perenni del Karakorum, diversa da tutte le altre, compiuta su una via che nessuno mai più ripeterà nei successivi sessant’anni.
Un volume uscito postumo grazie alle ricerche condotte dal Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi all’interno dell’archivio Bonatti, donatogli dagli eredi dello scalatore bergamasco. La storia rimasta nascosta per decenni e che riemerge oggi nelle pagine scritte da Walter Bonatti al ritorno dall’avventura, ci fa rivivere una delle grandi pagine della storia delle scalate himalayane. Bonatti riscrive la storia con rivelazioni sulla spedizione, il ricordo dei compagni Carlo Mauri, Riccardo Cassin, Bepi De Francesch, Toni Gobbi, Giuseppe Oberto, Donato Zeni e Fosco Maraini, i dettagli e le difficoltà estreme del lento ed emozionante avvicinamento alla vetta e qualche polemica al rientro in Italia. Un documento straordinario che restituisce la dimensione epica di una grande impresa attraverso le parole del suo indimenticato protagonista.