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Il racconto del tentativo di vetta di Denis Urubko e le prime immagini

Da molti giorni aspettavo di decidere cosa fare in base al meteo del Karakorum. Era imprevedibile, instabile, non logico. Fino a quando uno dei miei amici mi ha inviato informazioni che il vento sarebbe stato a 40 km/h. Parto il 16 febbraio alle 6.30 del mattino dal campo base.

Una valanga mi travolge in un couloir facendomi cadere per 100 metri. Non mi fermo: tolgo semplicemente la neve dalla giacca e continuo a salire.

Arrivo a campo 3 alle 15.30. Posiziono un deposito, fisso una tenda, bevo del tè e mi godo il panorama. Mi sento bene, ma la sensibilità era strana.

Ricomincio a saliare alle 3.00 del 17 febbraio, purtroppo però una corda si rifiuta di funzionare correttamente e cado per 15 metri fino a un crepaccio. Fortunatamente, gli passo sopra e mi fermo 30 metri sotto. Sorpresa! Il mio ottimismo non ne risente e appena scelgo un’altra corda continuo.

Arrivo a 7400 metri e realizzo che la situazione del vento non era di 40 chilometri orari, ma 40 miglia orarie. La montagna urlava sopra di me. Sorpreso? No, era solo la realtà. Significava solo che un altro errore avrebbe significato GAME OVER. Sono quindi tornato indietro e alle 10.00 sono arrivato al campo base.

Mia moglie Maria, spagnola, mi ha chiesto come stavo ed è iniziato il miracolo: il giornalista Karim ha ricevuto le informazioni, il brigadiere Rashid Ullah e l’alpinista Nazir Sabir hanno verificato i dettagli a Islamabad e il generale Khalil ha reso possibile tutto con il patrocinio di Skardu e così il 17 febbraio ero a 7400 metri, oggi 18 febbraio sono a 7400 piedi (2300 metri). Riesci a percepire la differenza?

 

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