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C’era una volta l’Uomo di Legno

C’era una volta l’Uomo di Legno, era cresciuto con gli zoccoli ai piedi, con le braghe di fustagno e una camicia lisa, mangiando fette di polenta. Il paese dove scorrazzava tra prati, boschi e poche case di pietra calcarea era a ridosso della costa un po’ malsana di un monte del quale gli uomini diffidavano. Tanto da chiamarlo Toc, tocco, guasto.

Poi gli uomini avevano costruito un muro di cemento in mezzo alla valle e a monte l’avevano riempita d’acqua. Un grande lago, costato terreni e qualche casa, ma poi, alla fine, era pure bello e avrebbe prodotto tanta energia elettrica e benessere. Non la pensava così il Monte Toc che si scrollò di dosso una gran parte di prati, boschi e rocce, scaricandoli nel lago che esondò travolgendo con le sue acque ogni cosa, sopra e sotto. Molti uomini, donne, bambini e vecchi morirono, molti animali e piante finirono sepolti nel fango.

Il ragazzo impaurito tirava su col naso e s’asciugava le lacrime con la manica della camicia lisa. Era mattina e l’odore della morte e della paura rimasero per sempre imprigionate nel suo cuore e nelle sue narici.

Negli anni la gente riprese a vivere nei paesini devastati, gli uomini capirono le loro colpe, che come sempre attribuirono ad altri.

Il ragazzo leggeva, faceva legna, saliva montagne e cominciò ad arrampicare sulle crode sopra i pascoli e i boschi, faceva fieno, beveva vino, mangiava polenta con formaggio e selvaggina, quando capitava. Le vacche, poche, erano buone per il latte e le pecore, le capre, i conigli e le galline per il mercato. Gli piaceva sempre leggere per sapere quel che altri, i dotti, pensavano e scrivevano della vita, della storia, del mondo.

Un giorno prese in mano un pezzo di legno, lo guardò, lo odorò, lo accarezzò e iniziò a immaginare quel che c’era dentro. Prese così una sgorbia e iniziò a togliere, togliere, togliere finché non comparve un volto con la forma e l’anima del legno. Quel giorno era nato l’Uomo di Legno che non era la scultura appena terminata, ma lui stesso che le aveva dato vita, rigenerando un pezzo di legno.

L’uomo di legno ricordava e cresceva, scriveva e incontrava gente, persone compassionevoli e interessate alla grande tragedia, che lui sapeva raccontare con l’emozione del suo cuore e le parole che aveva letto. Sapeva anche mettere in fila buone parole e frasi su fogli che diventarono libri che raccontavano dell’Uomo di Legno, della sua valle, dei boschi, degli animali, delle stagioni, degli uomini e delle donne dei loro vizi e virtù, delle mànere e degli alberi che abbattevano.

L’Uomo di Legno diventò simbolo della montagna, o forse solo della parodia che i furbi della pianura fanno della montagna, che la vogliono intatta e selvaggia nel paesaggio, nella forma arcaica umana, naturale, dura e pura, persino crudele, ma sempre con un finale che faccia felice chi la storia l’ascolta e anche chi la racconta.

Alla fine, l’Uomo di Legno diventò un uomo pubblico e i politici iniziarono a blandirlo. Lui sapeva che il monte Toc era stato ignorato dagli esperti geologie e ingegneri, che a loro volta erano stati manipolati dai politici che per il potere, facendo leva ad arte sulla paura della povertà e della morte, avevano creato morte. Ma quelli che lui ora frequentava erano meglio di quelli di allora, a questi le sue storie e le sue sculture piacciono, le ascoltano, si compiacciono della sua amicizia e questo significa che non farebbero mai l’errore di sottovalutare le incazzature del monte Toc per potere e interesse personale. Questi no, non sono quelli di prima.

Scarpe grosse e cervello fino, moglie a carico e figli che devono studiare, l’Imu e la Tasi da pagare, l’Iva e i diritti d’autore. Così l’Uomo di Legno smise di togliere, togliere, togliere e rimase con un pezzo di legno in mano, secco buono da mettere nella stufa. Continuò però a scrivere storie che piacessero a chi le leggeva, delle favole dove c’erano anche l’orco cattivo e il lupo mannaro, ma che finivano sempre bene o che perlomeno avevano una buona morale, storie che in genere piacevano a tutti, quelli davanti, a destra, a sinistra e pure dietro. Frequentava politici che erano felici se lui parlava male di quelli che aveva incontrato la settimana prima e dicendo loro ovvietà sulla natura, gli uomini, la crescita, la politica , la chiesa e i santi e pure sui fanti. Bastava qualche residuo di corteccia rimasto addosso per renderlo credibile.

Non se ne rese conto dapprima, ma col passare del tempo si trasformò in un Opinionista Politico, l’esatto opposta dell’Uomo di Legno: anziché toglier, togliere, togliere si abituò a aggiungere, aggiungere, aggiungere.

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9 Commenti

  1. Chi mai sarà?Comunque penso , se ho intuito bene, che ne sia consapevole, ha ammesso piu’ volte di essere solleticato nella vanita’ e nel reddito.Poi sulla soglia dei 70 uno scioglie le residue remore e puo’anche sbragare con fare picaresco…la figura la fanno quelli che pendono dalle sue labbra.Quasti laudatori abbozzano ma non adrebbero mai in cordata o escursione….
    Speriamo non ceda alla lusinga di un Reality.
    E’ anche abile nell’infilare nelle sparate forme naive di pubblicita’ occulta per suoi amici esercenti di rifugi e osterie , come racconta di aver fatto per scommessa Cesare Maestri…stranamente mai coinvolto cosi’tanto dai media tv.
    Attendo reazioni a questo articolo, ci sara’ da divertirsi.

  2. …al grande Agostino, autore di questo splendido racconto, mi viene da chiedere se il racconto tesse le lodi o al contrario è un monito affinchè il protagonista, se davvero esiste, debba fare un passo indietro e tornare all’ombra delle sue conifere.

  3. In ultima puntata di”Cartabianca ” e’ stata data risposta anticipata .Mi pare di aver capito che l’Innominato Uomo di legno, ha poco o niente a cuore la coerenza.non la sentepiu’ come imperativo morale ..dato che ha raggiunto i 70 anni e visto i suoi migliori e veri amici gia’ andati oltre.Licenza anche di sbragare.Quando cercano di deriderlo bonariamente, risponde come gli pare e sembra che piu’ ne spara e piu’ attira inviti.Basta che non si becchi denunce . Se poi saluta Salvini e contemporaneamente afferma di essere di sinistra, sotto sotto lo dicono anche gli studiosi di flussi elettorali contanto di cattedre universitarie e sondaggi…e pure sociologi saggisti.

  4. L’Uomo di Legno è così da almeno 25 anni (cioè, perlomeno, da quando l’ho conosciuto personalmente).
    Credo che ognuno sia libero di guadagnarsi da vivere come meglio crede, purché onestamente.
    Francamente, non ascolto le sue dotte opinioni, come non ascolto quelle dei politici. Ho già la mia testa.
    Però, meglio vedere lui in TV (non foss’altro per farsi una risata) che qualcun altro ben peggio.
    Complimenti Sig. Da Polenza: Lei riesce sempre a tirare fuori un coniglio dal cilindro. E a farne parlare la gente (me compreso).

  5. Fa pensare il fatto che nelle vicinanze di Erto, vive anche altro Personaggio autore di guide illustrate su vari gruppi montuosi, editore e pure scrittore.In Tv non lo chiamano, le recensioni vanno ricervate accuratamente sul web,.. I suoi libri sono di nicchia non credo per sua scelta.
    I Due si conoscono e frequentano. Bizzarrie della fama e del successo.

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