Film

“Manaslu”, la storia di Hans Kammerlander

I più fortunati hanno avuto modo di vederlo in lingua originale con sottotitoli in italiano al Trento Film Festival 2019. A breve sarà finalmente nelle sale italiane. Stiamo parlando di “Manaslu” (128’, 2018), il film che racconta la vita di Hans Kammerlander, protagonista del Mountain and Chill di questa settimana.

L’uscita ufficiale nelle sale italiane della pellicola a firma del regista Gerald Salmina è il 14 gennaio 2020. In realtà molti cinema già hanno in programma proiezioni a partire dal mese di dicembre.

“Manaslu”, a discapito del titolo, racconta attraverso ricostruzioni e filmati d’archivio, l’intera vita alpinistica di Hans Kammerlander. I suoi maggiori successi ma anche le tragedie. Successi quali la salita di 13 Ottomila e le epiche discese dalle vette più alte del Pianeta. Nel 1990 Hans fu il primo a scendere con gli sci dalla parete Diamir del Nanga Parbat. Nel 1996 realizzò quello che è ancora oggi un record imbattuto: la discesa con gli sci dalla Nord dell’Everest, dopo aver raggiunto la vetta in sole 16 ore e 40 minuti.

Tra i momenti dolorosi compare la tragedia del 1991 sul Manaslu, la vetta nepalese che dà il titolo al film. Karl perse in quella spedizione due dei suoi migliori amici. Nel corso dell’ultimo tentativo di attacco alla vetta, dopo giorni di meteo molto mutevole, Karl Großrubatscher perse la vita cadendo nel vuoto. Poco dopo, mentre il team si ritirava colpito da una improvvisa tempesta, Friedl Mutschlechner venne colpito mortalmente da un fulmine. Kammerlander riuscì a raggiungere il campo d’alta quota, strisciando a filo di terreno.

Nell’autunno 2017 ha deciso coraggiosamente il suo compagno Stephan Keck di fare ritorno al Manaslu per salire in vetta e scendere lungo una nuova via con gli sci. Una impresa che, a 26 anni da quel maledetto giorno, non ha rappresentato per l’alpinista solo una sfida ma anche un ritorno con la mente a quei tremendi momenti. Le pessime condizioni della montagna carica di neve hanno portato i due alla resa. Ma per Hans non si è trattato di una sconfitta. Ora sono in pace – dichiarava di ritorno a casa – Credo di essere arrivato alla fine di questo percorso. Non è mai stata davvero la vetta quello che cercavo, sarebbe stato qualcosa in più. Ho solo voluto essere più vicino a Friedl e a Karl e ciò mi ha dato molto e per questo mi reputo soddisfatto della spedizione”.

 

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4 Commenti

  1. Il trailer in stile cliffhanger non si addice molto a quella generazione eccezionale di alpinisti sudtirolesi che hanno fatto la storia dell’himalaysmo negli anni 80 senza troppa retorica.

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