Arrampicata

Hawaii. Divieto di arrampicata sulle scogliere di Maui in difesa delle piante native

Una celebre area di arrampicata dell’isola di Maui, la seconda più estesa dell’arcipelago delle Hawaii, nel Pacifico Centrale, è stata dichiarata off-limits dal governo per proteggere le specie vegetali native a rischio estinzione.

La chiusura temporanea a escursionisti e climber riguarda le scogliere del “Lihau Section”. nella West Maui Natural Area Reserve.

Proteggere gli habitat dai climbers

L’iniziativa, secondo le dichiarazioni dei funzionari della Riserva, è stata resa necessaria per proteggere i rari e fragili ecosistemi delle scogliere. Il Department of Land and Natural Resources (DLNR) ha approvato con un voto unanime il decreto di restrizione degli accessi nell’area per i prossimi 2 anni.

L’allarme che ha portato a tale delibera governativa è stato lanciato da alcuni operai che, nel mese di maggio 2018, avevano notato dei chiodi da roccia all’interno della zona. Il divieto si è pertanto reso indispensabile per salvaguardare le specie e l’integrità geologica dei siti.

“È uno dei pochi posti che possiede ancora un habitat caratterizzato dalla presenza di specie adatte a condizioni di siccità estrema, in grado di crescere su roccia nuda”. Queste le parole con cui Emma Yuen, a capo del programma di protezione degli ecosistemi nativi del DLRN, ha spiegato le ragioni del decreto al magazine Hawaii News Now.

“Ciò che vogliamo evitare è che queste piante che si arrampicano sulle scogliere siano accidentalmente calpestate dai climbers”.

In accordo con lo U.S. Fish and Wildlife Service, si tratta di specie in grado di vegetare su pendii rocciosi in aree che ricevono meno di 191 centimetri di precipitazioni annue.

Modificare la geologia dell’area è inoltre vietato a livello legislativo nazionale e l’utilizzo delle pareti rocciose da parte dei climbers espone ad un rischio di danno che dunque sarebbe perseguibile per legge.

Il malcontento dei climbers

Sono 5 le pareti rocciose interessate dal divieto. Un numero elevato che ha inevitabilmente portato la comunità locale di arrampicatori a richiedere la possibilità di cooperare con il governo e la Riserva per preservare le specie, trovando una soluzione intermedia che possa andare bene a tutti.

Prima di tutto è stato dichiarato che i chiodi notati dagli operai nel 2018 siano stati rimossi più di un anno fa e che il personale della riserva non sia andato a verificare.

Una affermazione cui la dottoressa Yuen ha tenuto a rispondere dichiarando che, indipendentemente dalla presenza o meno di tali elementi, sia meglio prevenire che curare. Questo l’intento del decreto.

Seconda richiesta da parte della comunità di climbers è stata di inviare degli esperti sulle 5 pareti per appurare la presenza su tutte e cinque di tali specie native a rischio. In alternativa avere la possibilità di continuare a salire almeno su una o due della lista.

Il Dipartimento non sembra però voler cedere alla richiesta di un punto d’incontro. La situazione è urgente e il divieto va attivato immediatamente.

Saranno organizzati, per chiarire la situazione a climbers e curiosi, una serie di incontri descrittivi delle preziose risorse che si rischia di perdere. “Credo che insieme saremo in grado di avere un buon dialogo – ha concluso la Yuen – poichè veniamo tutti dallo stesso posto e vogliamo proteggere queste aree”.

Un caso simile all’Ayers Rock

Lo scontro tra governo e climbers sorto nell’isola di Maui ricorda in un certo senso quello nato attorno alla chiusura dell’Ayers Rock, il celebre monolite di arenaria di Uluru (348 m), in Australia. Il divieto di arrampicata sarà qui attivo dal prossimo 26 ottobre e da mesi, giornalmente, si formano nella valle interminabili code di escursionisti desiderosi di mettere per l’ultima volta una mano sulla roccia rossa.

La decisione di chiudere l’accesso all’Ayers Rock è stata presa dal Parco Nazionale Uluru-Kata Tjuta, dell’Australia centrale, per rispettare le tradizioni del popolo di Anangu, per il quale il monolite è sacro. Una ragione ben diversa dalla protezione di specie indigene a rischio, come nel caso di Maui, ma altrettanto oggetto di dibattito.

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Un commento

  1. Anche altre falesie italiane sono vietate ..esempio a Duino. Se la natalita’di cittadini italiani e’ in calo, almeno si lascino riprodurre piante ed uccelli di falesia e scarpata.Tanto non hanno bisogno di ricorrere al wellfare, si arrangiano da soli.

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