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22 maggio, giornata mondiale della biodiversità

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NEW YORK, Usa — Oggi, tutto il mondo si ferma a riflettere sulla perdita di biodiversità che minaccia gli ecosistemi della Terra. L’attenzione è volta in particolare alle specie che abitano le terre aride a rischio di desertificazione, alle quali l’Onu ha dedicato l’anno internazionale 2006.

Il 47 per cento della superficie della terra è costituita da terre asciutte, semiaride o di savana. Si tratta di ambienti fragili, che rischiano di essere sconvolte dall’intervento umano che tende a imporre sempre più spesso soluzioni artificiali per lo sfruttamento agricolo e pastorale.
 
Una nota della Cbd, la Convenzione Internazionale sulla diversità biologica, sostiene che questo tipo di interventi avrebbe portato alla desertificazione di circa il 20 per cento degli ecosistemi di terre asciutte, mettendo a rischio di estinzione oltre duemila specie animali oltre che causando notevoli perdite economiche e tensioni sociali.
 
Ma questa è solo una piccola parte dei pericoli corsi dalla biodiversità. L’allarme è stato lanciato ormai da tempo: in tutto il mondo l’estinzione di specie animali e vegetali sta progredendo a ritmi di molto superiori a quelli naturali a causa del cambiamento climatico e condiziona in modo sempre più grave tutti gli equilibri naturali. Nel rapporto 2004, l’Iucn (International union for the conservation of nature) dichiara che oltre 16mila specie animali e vegetali sono a rischio di estinzione.
 
L’Italia è tra i paesi più ricchi di biodiversità di tutto il vecchio continente: secondo l’Enpa (Ente nazionale protezione animali) la fauna italiana rappresenterebbe per esempio più di un terzo dell’intera fauna europea. Si tratta di un patrimonio caratterizzato soprattutto dall’elevata presenza di specie endemiche (ossia il specie che rimangono circoscritte a una determinata area geografica), molte delle quali vivono in di alta quota o in ambienti remoti.
 
L’obiettivo internazionale è quello di ridurre significativamente la perdita di biodiversità del nostro pianeta entro il 2010. Un obiettivo fissato dall’Onu e condiviso da tutti i Paesi del mondo in occasione della "Conferenza delle parti" della Convention on biological diversity, costituita nel 2002 e riconosciuta a Johannesburg. Da allora, tutti i governi sono impegnati a legiferare, promuovere progetti e sensibilizzare l’opinione pubblica in favore della biodiversità.
 
L’Italia sta ancora lavorando sul piano nazionale per la biodiversità previsto dalla Convention. Il nuovo ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, ha espresso oggi l’intenzione di rendere al più presto efficace l’applicazione delle normative comunitarie in materia di habitat e uccelli, di rilanciare le aree protette e di ultimare la "Carta della natura", l’atlante delle aree ecologiche del nostro paese.
 
Sara Sottocornola

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