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Cazzanelli e Steindl sull’integrale del Peuterey in meno di 16 ore

15 ore e 55 minuti, è questo il tempo impiegato da François Cazzanelli e Andreas Steindl per salire e scendere dal Monte Bianco passando per la cresta di Peuterey. L’idea di ripercorrere questo affascinante percorso, ormai parte della storia alpinistica, era nella testa di François da tempo. “Sono sempre stato ispirato dalle figure di Arnaud Clavel e Matteo Pellin che, nell’agosto del 2000, hanno concatenato l’integrale del Peuterey scendendo poi dal Gonnella” ci racconta Cazzanelli. Da qui l’idea di provare a emularli lungo quella che è una delle più belle creste delle Alpi. “Quando ho iniziato a concretizzare il progetto ne ho parlato con vari compagni”, alla fine però è stato l’affiatato compagno con cui François ha stabilito il record di concatenamento delle 4 creste del Cervino ad accettare la proposta. “Con lui si è creato un bel feeling e abbiamo iniziato a mettere a punto l’esperienza”. Un lungo percorso che inizia durante l’inverno perché “quando si vogliono realizzare progetti di questa portata è necessario prepararsi adeguatamente, non ci si può svegliare un giorno e partire. Allenamenti sia fisici che sulla via, per rivedere i passaggi più delicati come le doppie sulla nord della Noire de Peuterey. “Per me, che l’ho percorsa solo una volta, è stato molto importante rivedere i passaggi chiave. È servito a rendere tutto più fluido”.

 

In velocità sull’integrale di Peuterey

Partiti alle 3.30 del 19 luglio dal Campeggio Monte Bianco “La sorgente” in 5 ore i due alpinisti hanno raggiunto la vetta dell’Aiguille Noire de Peuterey senza intoppi e, dopo 9 ore e 30 minuti, sono poi arrivati al colle di Peuterey pronti ad attaccare il Grand Pilier d’Angle e la cresta di Peuterey. Dopo 11 ore e 50 minuti dalla partenza sono quindi arrivati in vetta al Monte Bianco di Courmayeur e, dopo 12 ore e 12 minuti, sulla vetta del Monte Bianco di Chamonix. Da qui hanno iniziato la discesa per il rifugio Gonnella raggiungendo il punto di partenza dopo 15 ore e 55 minuti.

“Abbiamo scelto di partire dal campeggio perché quello è il punto in cui inizia la via e poi perché da lì sono partiti gli alpinisti che abbiamo preso come punto di riferimento, Kilian e Ueli (quest’ultimo l’ha percorsa in 16 ore e 9 minuti in solitaria, nda) spiega Cazzanelli. “Partiti abbiamo incontrato molto cordate, tra cui quella composta da mio cugino Stefano Stradelli e Jerome che hanno percorso la cresta in due giorni”. Oltre a loro anche Marco Farina e Gabriele Carrara che però, come François e Andreas, hanno percorso l’integrale in giornata.

In montagna non si inseguono record e non si fanno gare, ci tiene a precisare la guida del Cervino. “Confrontare i tempi su un percorso come questo non ha senso perché è un terreno molto vario, dove le condizioni possono cambiare notevolmente”. La si può poi affrontare in solitaria o in cordata. Ogni alpinista la interpreta alla sua maniera.

 

Condizioni non perfette

“Siamo partiti molto bene poi, sotto Les Dames Anglaises, abbiamo incontrato roccia molto marcia”. In più i due si sono trovati tra incudine e martello con una cordata davanti e una dietro. “Dovevamo fare occhio ai sassi da sopra e, allo stesso tempo, muoverci con cautela per non scaricare su chi seguiva” racconta Cazzanelli. “Siamo però riusciti a gestirla bene. La parte più brutta è invece arrivata quando abbiamo raggiunto il colle di Peuterey. Da lì alla vetta del Bianco la situazione è stata davvero stressante. Arrivati infatti al colle i due si sono ritrovati immersi nella nebbia con tante scariche di sassi, di cui sentivamo solo il rumore”. Usciti poi sulla cresta “pensavamo di aver superato i problemi, fuori dalla nebbia”, invece le alte temperature hanno complicato le cose: anche lì continue scariche di sassi. “Quest’anno purtroppo sul Bianco le condizioni sono molto secche e, con il caldo nuovamente in aumento, bisogna fare attenzione.

 

Un bagaglio per il futuro

Dopo aver completato l’integrale in giornata François è tornato al suo lavoro di guida. due giorni fa era sull’Eiger mentre ieri sul Cervino e oggi sta salendo verso il Monte Rosa. “Non sono ancora riuscito a elaborare quanto fatto” racconta. “Di certo questa esperienza in velocità è stata utile ad accrescere il nostro livello tecnico. La Peuterey, rispetto al Cervino dell’anno scorso, è una salita più completa con passaggi di roccia difficili e lunghi. Ci sono tratti di misto e discese da fare con tante doppie, oltre alla lunga discesa su ghiacciaio dal Gonnella. In un certo modo mi ha insegnato tanto e, mi sarà certamente utile in futuro”.

“Siamo davvero molto soddisfatti in quanto assieme abbiamo realizzato un piccolo sogno. Inoltre grazie a Marco Camandona e Luca Rolli, due grandi amici, il tutto è stato documentato con immagini e video straordinari. Un ringraziamento particolare vorrei anche farlo a Matteo Pellin, per l’ospitalità nel campeggio”. Per il resto l’estate non è ancora finita e“prima di ripartire in spedizione ho qualche altro progetto sulle nostre Alpi”.

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