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Ice stupa: ghiacciai artificiali per arginare i cambiamenti climatici

Da subito l’uomo ha imparato a far di necessità virtù, anche quando si parla di cambiamenti climatici. Tra le tante soluzioni ideate per consentire un normale scorrere della vita, nonostante gli sconvolgimenti del clima, una delle più curiose sono certamente gli ice stupa. Ghiacciai artificiali, che possono raggiungere l’altezza di un edificio di dieci piani, assumendo forme simili a quelle dei castelli di sabbia che costruiscono i bambini in spiaggia. La particolare forma di questi depositi glaciali è anche fonte del nome, gli stupa sono infatti dei monumenti legati alla religione buddista in cui viene conservata una reliquia. Hanno forme a torri o a cupole e nel corso degli anni sono stati fabbricati con i materiali più svariati. Oggi, in Ladakh, ne abbiamo alcuni esempi in ghiaccio che custodiscono l’acqua, fonte sempre più preziosa sugli aridi altipiani.

I primi sono stati fabbricati nel 2013 in un’area dove i ghiacciai, in costante ritiro, hanno iniziato a fornire acqua in modo irregolare. Una situazione che avrebbe potuto compromettere seriamente sia le coltivazioni sia la possibilità di vita in quest’area desertica nel Nord Ovest dell’India.

L’idea di realizzare una struttura artificiale di conservazione e rilascio dell’acqua è venuta all’ingegnere Sonam Wangchuk e non rappresenta certo una soluzione al problema dei cambiamenti climatici ma un aiuto per la popolazione locale che vive di agricoltura. Se le riserve idriche finiscono e non è più possibile irrigare i campi il destino di questi popoli e del loro territorio sono segnati irrimediabilmente.

Gli stupa vengono creati durante le notti invernali, quando la temperatura è più bassa, convogliando l’acqua di sorgente fino alla struttura che fungerà da supporto per la torre di ghiaccio. Qui il liquido viene sparato verso l’alto e fatto congelare a contatto con l’aria. Mano a mano che il ghiaccio si accumula è possibile entrare all’interno dello Stupa per aggiungere tubi, permettendo di aumentare lo spessore del deposito glaciale. La fusione comincia verso marzo, con l’inizio della primavera, e consente di avere un flusso costante di acqua anche fino a luglio.

Come dicevamo la prima di queste strutture è stata eretta nel 2013, nel corso del tempo ne sono però stati realizzati circa una decina in tutto il Ladakh e il progetto ha iniziato a diffondersi anche fuori dalla regione. Delle piccoli stupa sono infatti si trovano anche sulle Alpi lombarde, una testimonianza ce la manda il glaciologo Claudio Smiraglia (la trovate in gallery) che quest’inverno si è imbattuto in un piccolo ghiacciaio artificiale in Val Viola (Bormio). Più goliardico, forse, di quelli ladakhi, ma comunque interessante che siano arrivati fin sulle nostre motnagne. Un progetto che sta assumendo quindi una connotazione globale, ne è testimonianza la prolifica campagna di crowdfunding lanciata da Wangchuk per avviare la costruzione di una serie di Stupa in aiuto ai villaggi ladakhi.

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