News

Parco dei Monti Simbruini. Una videotrappola immortala per la prima volta un orso marsicano

Le videotrappole sono diventate un prezioso strumento per consentirci di vivere momenti “nascosti” della vita degli animali che popolano i nostri boschi, senza apportare loro alcun disturbo.

Negli ultimi mesi ci siamo divertiti a condividere con voi le scene, a volte esilaranti, degli orsi del Parco Naturale Adamello Brenta. Abbiamo visto il “Signore dei boschi” in fase assonnata post uscita dal letargo o intento a grattarsi la schiena contro un albero. Scene piuttosto comuni in territori laddove gli orsi siano di casa, decisamente uniche in quegli angoli d’Italia ove esso rappresenti una specie a rischio. È il caso del Parco Regionale dei Monti Simbruini, nell’Appennino laziale, dove una videotrappola è riuscita a immortalare per la prima volta un orso marsicano nelle faggete dell’area protetta situate al confine con la Regione Abruzzo.

La specie conta al momento circa 50 individui, concentrati soprattutto nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Un numero irrisorio che ne mette a rischio la sopravvivenza. L’esemplare che è stato visto aggirarsi di notte nelle foreste del Parco dei Simbruini diventa dunque un simbolo di grande speranza per il futuro.

D’altro canto, come sottolineato da Raniero Maggini, Presidente del Wwf Roma e Area Metropolitana, avere una prova visiva della presenza dell’orso marsicano a così poca distanza da Roma determina una presa di responsabilità da parte della collettività, verso luoghi e specie vulnerabili, facendo attenzione ai comportamenti da seguire quando ci si addentri nel loro territorio. “La tolleranza non è uno stile di vita ma un obbligo morale”.

Come si legge nel post con cui il Parco ha annunciato l’avvistamento sulla sua pagina Facebook, il video è di per sé eccezionale ma la presenza dell’orso nel territorio del Parco non è da considerarsi tale. L’area protetta è stata infatti riconosciuta dalla carta d’idoneità potenziale per l’Orso Marsicano elaborata dall’Università “La Sapienza” di Roma per il Ministero dell’Ambiente nel 2016, come una delle aree più idonee per la specie. Secondo i ricercatori della Sapienza, i Simbruini potrebbero ospitare fino a 14 femmine riproduttive, rappresentando un nuovo fulcro di espansione della specie.

Il filmato è frutto di una campagna di monitoraggio mirato. Il Parco dei Monti Simbruini fa infatti parte dal 2008 della “Rete di Monitoraggio del Lazio dell’Orso Marsicano”, impegnata nel rilevamento della presenza della specie in tutta la regione, “sia con monitoraggi standardizzati che con la verifica delle segnalazioni, in sinergia con la Rete di Monitoraggio abruzzese e altre strutture territoriali, come i comandi dei Carabinieri Forestali”.

Alle indagini avviate nel Parco, a partire dall’avvistamento delle prime piste sulla neve primaverile, ha partecipato dunque personale della Rete anche afferente ad altre strutture regionali, “una sorta di task force dell’orso nel Lazio specializzata nello studio della specie e che agisce con tempestività in caso di segnalazioni sul territorio regionale”.

Nel corso del monitoraggio sono stati anche analizzati degli escrementi, importanti per raccogliere informazioni sulla dieta del plantigrado, che è risultato alimentarsi “dei frutti del faggio, le cosiddette faggiole, che si trovano ancora in abbondanza a terra nella lettiera. Si tratta di un alimento molto ricco in grassi e proteine, che l’orso ricerca attivamente prima che diventino disponibili erbe, frutta e insetti che fanno parte della sua dieta primaverile ed estiva”.

Il reperimento di campioni biologici, come ricordato dal Parco, è molto importante “perché tramite le analisi genetiche condotte dall’ISPRA si può giungere all’identificazione certa dell’individuo campionato, alla determinazione del sesso e alle relazioni parentali con altri individui e alla ricostruzione dei suoi spostamenti”.

Il primo invito che viene rivolto a tutti i cittadini è dunque di inviare prontamente segnalazioni della eventuale presenza dell’orso agli uffici dell’Ente Parco, così da avviare delle verifiche e intraprendere le azioni necessarie a salvaguardare gli esemplari.

Il secondo è di evitare inutili allarmismi e cercare di disturbare quanto meno possibile gli orsi, impegnati nella delicata fase di alimentazione.

 

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close