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Monte Bianco, ordinanza della prefettura blocca le prenotazioni al rifugio Goûter

Sospese fino a data da destinarsi le prenotazioni per il rifugio Goûter, sul Monte Bianco, che si sarebbero dovute aprire lo scorso 15 gennaio.

La causa un’ordinanza della prefettura dell’Alta Savoia, inviata il 14 gennaio, che impone al gestore del rifugio di chiedere per ogni prenotazione una serie di dati personali (nome, cognome, data di nascita, nazionalità) e la qualifica professionale (guida alpina con numero di tesserino, aspirante guida, cliente) di chi desidera trascorrere la notte al rifugio. Non essendo in grado al momento di raccogliere tutte queste informazioni, le prenotazioni sono rinviate. “Consapevoli del disagio, stiamo facendo del nostro meglio per definire, in accordo con tutte le parti, nuovi metodi di prenotazione” viene scritto sul sito del rifugio, dove la maggior parte degli alpinisti dorme prima di salire in vetta al Monte Bianco dal versante francese.

Il sospetto è che tale ordinanza sia figlia dell’annuncio del sindaco di Saint-Gervais, Jean-Marc Peillex, circa l’introduzione nella stagione 2019 di permessi per scalare il Monte Bianco dalla via normale. 

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5 Commenti

  1. Senza la citata trafila burocratica, diventa forse un’avventura d’altri tempi?Ormai un poco di fascino dell’ignoto chissa’ dove cercarlo, sulle Alpi.
    Volendo si puo’ partire non avendo consultato di proposito guide, relazioni,meteo, …senza cartine topografiche e Gps…telefonino
    spento…nessuna telecamerina ..massimo macchinetta fotografica e.. con barometro a colonna di mercurio.

  2. Ecco dove voleva arrivare…………..alle ultime 3 righe in blu dell’articolo: “Il sospetto è che tale ordinanza sia figlia dell’annuncio del sindaco di Saint-Gervais, Jean-Marc Peillex, circa l’introduzione nella stagione 2019 di permessi per scalare il Monte Bianco dalla via normale. “

  3. permessi a pagamento,è a questo che si vuole arrivare.Dell’incolumità degli alpinisti a questo signor sindaco di Saint-Gervais non frega nulla…

  4. LA DIATRIBA SUL MONTE BIANCO

    LaVallée dell’8 settembre, ci ha tempestivamente informati di una “straordinaria” decisione assunta il 3 settembre u.s. dalle autorità francesi così riassunto dall’ANSA: “M.Bianco, dal 2019 in vetta solo col permesso”: infatti, in una riunione tra il sindaco di Saint-Gervais, Jean Marc-Peillex, il Prefetto dell’Alta Savoia, e altri enti interessati, dalla gendarmeria , alle guide alpine, al club alpino francese, è stato deciso che dal 2019 servirà un “permesso” per poter salire sul Monte Bianco lungo la via normale francese del Goûter, la più frequentata.
    Dopo l’introduzione all’inizio della stagione della prenotazione obbligatoria al rifugio del Goûter, il più alto sulla via “normale” francese per il Bianco, nel prossimo futuro entrerà in vigore anche questa nuova restrizione. Il Sindaco Peillex – precisa la notizia – ha dimostrato anche in questa occasione di avere a cuore il problema del sovraffollamento: “Sono fiero di annunciare – ha comunicato nel suo post – che nel 2019 il Monte Bianco non sarà più violato (violato?), fiducioso che questa nuova misura risolverà definitivamente il problema…”, e perciò ha parlato di “giornata storica e di rivoluzione.
    Questo accordo prevede che la quantità dei permessi rilasciati dipenderà dalla disponibilità di posti del rifugio del Goûter. Ciò significa che i pass giornalieri saranno al massimo 214, attuale capienza del rifugio (resta da capire perché Wikipedia indica 120 posti: forse che al Goûter si dorme in due nello stesso letto?
    Il documento, che attesta l’autorizzazione alla salita, verrà dunque consegnato a seguito della prenotazione al rifugio. Una squadra di agenti giurati, denominata “Brigade Blanche”, sarà autorizzata ad effettuare controlli sul posto ed emettere contravvenzioni per i trasgressori.
    Ovviamente non sono mancate le polemiche su questa “determinante” decisione. I commenti da parte di Hervé Pellissier, di Pietro Giglio e mio sono stati fin troppo facili ed ovvii; vale tra tutti quello di Hervé Barmasse, che, a fronte del trionfante Peillex, così ha commentato: “Vietare l’accesso alle montagne significa togliere la libertà. Il sindaco di Saint- Gervais esulta, e parla di “giornata storica”, ma questa è la più triste nella storia dell’alpinismo”. E Giglio, segnala che “…le guide valdostane non sono favorevoli alle regolamentazioni…”.
    Io sono indignato per la faciloneria, l’improntitudine con cui deliberatamente l’ineffabile sindaco sposta i termini del problema, banalizzando l’intera questione.
    A questo punto tento di portare un po’ d’ordine perché rilevo, con stupore, che nessuno finora si è accorto che si fa una grande confusione tra due problemi:
    -il primo, è l’affollamento delle montagne, tema che riguarda non solo una via per il Bianco, ma anche altre montagne delle Alpi (si pensi, per esempio, al Cervino), e non solo (si pensi agli ottomila, per esempio, l’Everest),
    -il secondo, è la pericolosità della via del Goûter, di cui si discute da molti anni, visto il ripetersi degli incidenti con morti e feriti.
    E’ un misero escamotage, un puerile tentativo quello del sindaco
    di attribuire all’affollamento le disgrazie che si sono verificate in questi anni; il “canalone della morte” è così chiamato perché la sua pericolosità è stata denunciata fin da quando si è cominciato a percorrere questa via, fin dai primi salitori.
    E’ pura follia pensare di correlare la sicurezza nel percorrere questa pericolosissima via al numero chiuso coincidente con i posti del rifugio del Goûter. Forse che si può impedire a qualcuno di salire al rifugio anche al di fuori di questo numero? Tra i punti fondanti della Repubblica Francese compare al primo posto la parola “Liberté ”: come si può pensare di impedire a chiunque voglia, a suo rischio e pericolo, di salire e di bivaccare fuori del rifugio o di continuare la salita senza fermarsi in questo, o al limite, di scendere?
    “L’ascesa si può tranquillamente fare dalla Tête Rousse” ,diceva Christophe Profit, guida alpina locale e leggenda degli anni ’80”. E per alleggerire l’affollamento del Cervino, una proposta simile l’ha formulata il Presidente delle Guide del Cervino Flavio Bich: fare la salita in giornata, partendo dall’Oriondé, ed evitando la capanna Carrel.
    Ciò succedeva anche quando il rifugio non era agibile: a me è capitato di riparare, sotto un improvvisa bufera, al Goûter di ritorno da una salita al Bianco, molti anni fa: era una topaia ignobile ed ho trascorso la notte sotto un tavolo in un fetore insopportabile tanto che il mio compagno ha preferito bivaccare alla meglio all’esterno perché dentro si sentiva soffocare. Quando sono salito al Bianco lungo itinerari sul versante Brenva, ho pernottato fuori dal bivacco Ghiglione come sempre strapieno, e quando ho salito la cresta di Peutérey ho sostato al Col Moore, assieme ad altri alpinisti, perché il Bivacco Ghiglione era stato smontato.
    Ora non mi rimane che ripetere ancora una volta quanto ho proposto nel mio Dossier intitolato “Lo scandalo del canalone del Gouter” quando a fine agosto 2015 (!) lo pubblicai, dopo anni di mio interesse al riguardo. Questo dossier, composto di 21 pagine, non è nato da una notte insonne ma da lunghe ricerche e studi da me compiuti, e anche da quanto hanno detto e scritto molti esperti. L’ho diffuso sia in Italia che in Francia, a enti pubblici, club alpinistici, società delle guide, Associazione Montagna Sicura ecc., ma, sul piano operativo finora si sono fatte solo chiacchiere e nulla di risolutivo.
    Così, ciò che scrivevo tre anni fa è rimasta lettera morta nel disinteresse di tutti, ma ecco che l’ineffabile sindaco Peillex, in una ennesima futile riunione come le molte che si sono tenute in precedenza, se ne esce con questa luminosa trovata.
    Questa volta però fa la faccia feroce da ducetto paesano, e minaccia di fare sfracelli l’anno prossimo, dichiarando guerra a questi alpinisti incoscienti di fronte ai quali vuole schierare i suoi giannizzeri (la”Brigade Blanche”), 24 ore su 24, all’ingresso del famigerato canalone della morte, per aggiornare il numeratore, come quello del Colosseo o delle sale d’aspetto degli ospedali. Poi, contento di sé stesso, aggiornerà le macabre statistiche dei morti ed “entrerà in sonno” fino alla prossima stagione, ed al prossimo raduno. E se poi le disgrazie, come purtroppo è certo, si ripeteranno, “peggio per coloro che non hanno prenotato”. pare che voglia dire il sindaco: lui se ne lava pilatescamente le mani.
    Peillex insomma vuole sottopone gli alpinisti che vogliono salire al Bianco per la via del Goûter, ad un duplice sopruso:
    -il primo, perché impedisce di salire a chi intenda proseguire, o di bivaccare evitando il rifugio,
    -il secondo, perché costringe a prenotare il rifugio: a questo riguardo , dopo l’articolo di Oriana dell’8 settembre, La Stampa, il 9 settembre, ha pubblicato un articolo di Enrico Martinet sempre sul tema dell’affollamento, da cui abbiamo appreso che il pernottamento costa 150 euro (compresa o no la colazione? E la cena quanto costa?). Insomma, in parole povere, per avere un posto letto, si devono pagare 150 euro che servono anche come un lasciapassare che consenta di rischiare la vita due volte (salita e discesa) nel canalone della morte, magari sotto gli occhi dell’ ”Armade Blanche”. E ciò per 240 alpinisti = 480 passaggi al giorno: complimenti, bella trovata. Ecco perché il sottotitolo del mio dossier è “Roulette russa sul Monte Bianco”.
    Un discoro a parte merita la proposta avanzata nel 2017 dalle guide francesi: “…di smantellare tutte le facilitazioni presenti sulla via normale francese al Monte Bianco in modo da non permettere l’ascesa al tetto delle Alpi agli alpinisti meno esperti…”, che in questo modo sperano di limitare gli incidenti – anche mortali – che avvengono sulla via.
    Ma questo solo sul Bianco? E il Cervino, il Dente del Gigante, ecc: togliamo su tutte le vette le corde fisse, i fittoni, gli scalini, le catene, ecc.? Ma sono proprio sicure le guide che questo provvedimento sia applicabile e possa essere efficace?
    Tornando alla nostra questione, vorrei ricordare ancora una volta la soluzione da me prospettata, vale a dire “…Attrezzare una via sulla costola destra orografica del canalone…”.
    Ora vorrei aggiungere al riguardo alcune proposte operative, con le quali chiudevo il mio dossier nel 2015, e col quale termino questo mio intervento di oggi:
    “…Questa nuova via potrebbe essere messa in sicurezza, su indicazione delle Guide Alpine di Saint-Gervais con impiego di imprese locali, con un’ottica-oserei dire- da “ferrata” , attrezzandola perciò con cavi, fittoni, corde, scale, protezioni varie.
    Ritengo che potrebbe essere realizzata in poco tempo (qualche mese di lavoro) e con spesa contenuta: comunque tra tutte le soluzioni ipotizzabili sarebbe senza dubbio la meno costosa e la meno impattante sull’ambiente naturale. Non si deve più perdere altro tempo, nei discorsi, riunioni, discussioni, occorre chiedere alle autorità competenti (Sindaco e Prefetto) di procedere in questo modo:
    1°- da subito porre delle barriere insormontabili che impediscano in modo categorico l’entrata nel famigerato canalone; se occorre presidiandolo con una presenza fissa di gendarmi,
    2°-provvedere ad un accurato ed approfondito primo “disgaggio” del percorso sulla destra orografica del vallone (variante 192 della Vallot), fin sulla Cresta Payot,
    3°-attrezzare velocemente questa via e metterla in sicurezza con cavi, corde, scale, nicchie e ripari, e con adeguati segnavia,
    4°-provvedere a dare comunicazione di queste decisioni a tutto il mondo alpinistico con adeguati mezzi informativi….”.

    LUCIANO RATTO

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