NewsStoria dell'alpinismo

Nella “sua” Savorgnano un monumento a Riccardo Cassin

Succederà a Savorgnano, in Friuli, provincia di Pordenone, dove il sindaco del paese Antonio Di Bisceglie ha annunciato che, su proposta del gruppo alpini locale, verrà eretto un monumento per l’ex cittadino illustre e nome storico dell’alpinismo Riccardo Cassin.
   
Parlando di Cassin si finisce immancabilmente per raccontare di imprese, essendo stato uno dei protagonisti dell’alpinismo pre-Seconda guerra mondiale, con un numero eccezionale di problemi risolti sulle Dolomiti e sulle Alpi Occidentali. Membro dei Ragni di Lecco, primo non lecchese, e onorario del CAI.
 
Nel 1937 spostatosi sul granito delle Alpi realizza la prima salita della difficile parete nord-est del Pizzo Badile, tanto complessa da costargli la perdita di due amici e scalatori, Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi, e da meritargli la medaglia d’oro al Valore Atletico del C.O.N.I. L’anno successivo arriva una delle sue più grandi imprese: la prima salita assoluta dello sperone Walker della parete nord delle Grandes Jorasses, senza aver mai visto prima la via o la montagna.
  
Nel dopoguerra Cassin parteciperà a diverse spedizioni. Nonostante venga, in modo ancora molto discusso, escluso dalla grande spedizione italiana al K2 del ’54, l’alpinista guida quella del ’58 al GIV in cui Walter Bonatti e Carlo Mauri conquistano la montagna scintillante. L’ultima, grande impresa di Cassin è stata però ripetere, alla veneranda età di 78 anni, la salita del Pizzo Badile che l’aveva consacrato ormai mezzo secolo prima.
  
Il nuovo monumento che sorgerà a Savorgnano, dove ha trascorso la giovinezza nella casa del nonno materno, verrà inaugurato proprio nell’anno dell’80° anniversario della sua impresa sulle Grandes Jorasses, ma anche del 60° dalla spedizione al GIV, e consisterà in una struttura con una targa commemorativa e dei simboli dell’alpinismo. Un ricordo da parte del suo paese a un uomo che è stato un monumento dell’eccellenza in vita e continuerà ad esserlo, per ispirare le generazioni future ad avvicinarsi alla montagna.
Tags

Articoli correlati

3 Commenti

  1. Ricordiamo anche la sua enorme salita al Denali (allora Mc Kinley), con Luigino Airoldi, Gigi Alippi, Jack Canali, Romano Perego e Annibale Zucchi, una delle vie più famose e ambite del mondo.
    È bello pensare a Riccardo Cassin come a un uomo del suo tempo e della sua Italia, sempre sulla linea di confine fra romanticismo e capacità di intraprendere, con quel viso segnato, alla Bartali, un naso “triste come una salita”, come direbbe Paolo Conte, uno sguardo fermo e focalizzato sulle grandi distanze, sulle grandi idee.
    In vita ha insegnato che, da niente, si può arrivare ovunque.

  2. Savorgnano , vicino a San Vito al Tagliamento…con palestra di allenamento arrampicata del Cai che dalle foto sembra notevole. Come monumento preesistente non c’e’male.

  3. La Redazione parla di Riccardo Cassin come un “monumento dell’eccellenza in vita”. Lo ricordiamo tutti per quello straordinario alpinista che è stato, ma Cassin è davvero stato un monumento dell’eccellenza in tuta la sua vita e non solo in quella alpinistica.
    Ricordo che durante la Resistenza Cassin è stato in prima linea nella battaglia di liberazione del lecchese, che in quella battaglia è stato ferito ed ha perso diversi compagni, tra cui due amici alpinisti.
    E ricordo che di quegli episodi ha parlato come solo un grande uomo poteva, dicendo con semplice umiltà “Il Gruppo Rocciatori (Gruppo della Resistenza di cui Cassin era comandante -ndr)chiuse la sua attività con la grande sfilata del 6 maggio 1945 a Milano. Non ci sentivamo eroi, ma solo uomini liberi che, finalmente, potevano tornare ad essere solo alpinisti”.
    Ti portiamo nel cuore, Riccardo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close