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Bloccati dal maltempo passano la notte sulla parete Est del Monviso

Si è da poco concluso il recupero di due alpinisti rimasti bloccati ieri sulla cresta Est del Monviso. I due hanno allertato i soccorsi ieri pomeriggio quando, a causa del maltempo, si sono trovati nell’impossibilità di muoversi a una quota di circa 3200 metri.

Immediatamente sono intervenuti i Vigili del Fuoco sia via terra che con l’elicottero “Drago”. Il mezzo ha tentato più volte il soccorso dei due alpinisti, senza però riuscire nel recupero a causa del maltempo. Ci hanno provato fino al tardo pomeriggio quando la centrale operativa del vigili del Fuoco ha chiesto al Soccorso Alpino piemontese di prendere in carico l’intervento.

Subito i tecnici si sono portati al rifugio Quintino Sella al Monviso dove, per tutta la notte, è stato attivo un presidio pronto a intervenire in caso di emergenza.

I due alpinisti han quindi passato la notte in parete, in sicurezza, attrezzati e assolutamente non in pericolo di vita.

Questa mattina alle 7, con l’apertura della prima stazione d’elisoccorso (Alessandria), si è alzato in volo l’elicottero “Alfa eco” che si è portato sul Viso. Una volta arrivato sul posto i tecnici hanno constatato che i due si erano mossi dal luogo del bivacco, dividendosi. Uno ha intrapreso la via verso i 3841 metri del Monviso dov’è stato recuperato dall’elicottero mentre l’altro ha deciso di proseguire la discesa, autonomamente, verso valle. Le guide alpine, oggi impegnate sul Re di Pietra, sono tutte allertate della presenza dell’alpinista in discesa e vigileranno su di lui per far si che tutto proceda in sicurezza.

 

 

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12 Commenti

  1. O il resoconto è parziale e inesatto, o i due si meritano una bella ramanzina. Dopo che si è allertato il soccorso e se ne è chiesto l’intervento, non esiste che ci si mette a girovagare. Dopo 12h di continui tentativi di raggiungerli, questi si inventano di pascolare e completare la loro escursione come se niente fosse?

  2. Un tempo, pur di non affrontare i sorrisini o gli sfotto’ degli amici al bar, piuttosto battevano i denti e si arrangiavano all’alba del giorno dopo…ritornando fischiettando.

  3. Direi però che se avessero allertato da subito il Soccorso Alpino anzichè “tentare” per mezza giornata probabilmente li avrebbero recuperati subito mha ste manie di protagonismo…….

  4. A tutti i benpensanti che avrebbero fatto, credono, meglio di mio padre e del suo amico, la prossima volta pensateci prima di commentare. Io sono la figlia, tra pochi giorni avrò 26 anni, sono rimasta senza mio padre, così, senza avvertimento. Come me anche altre persone stanno affrontando questa perdita. Io ho dovuto sentirmi dire quelle parole che nessuno dovrebbe sentirsi dire, seguite poi dalla descrizione terribile dell’accaduto. Ma non sono qui per fare la vittima, la vittima è mio padre, e perdonatemi se io per l’ultima volta voglio difenderlo. Ora, se voi siete così incredibilmente arroganti da non poter prendere in considerazione la più piccola possibilità che per un qualsiasi motivo avreste potuto fare come lui, seguire l’istinto, non lo so, fare una mossa che adesso che siete col culo sulla sedia al sicuro delle vostre case vi sembra imprudente. Se voi avete questo coraggio, bene. Anche mio pdre l’ha avuto, e se c’è qualcuno qui che è in diritto di sentirsi arrabbiato, di sgridarlo in parte, di sentirsi frustrato e di volergli dire ma perchè hai rischiato così? non siete voi. Siamo noi. E invece io non mi sento così. Pensa un po’, io non mi sento così. Mio padre si è sentito in quel modo, io non so cosa gli è passato per la testa, neanche me o chiedo. Lo ha fatto, e basta. Se ha pensato in quel momento, per la paura, per l’imprudenza di un momento, per la sopraffazione di qualche altra cosa nella sua mente, che potesse essere quella cosa migliore, ha fatto bene. Mio padre ha fatto così, è andata così. Adesso qui ci rimaniamo noi. Fate silenzio.

  5. Condoglianze vivissime innanzitutto.

    Il Monviso è una montagna arcigna, isolata, severa.
    La discesa dalla via “normale” (che è comunque un PD/PD+) richiede più o meno lo stesso tempo della salita; ci sono diversi tratti dove occorre disarrampicare su terreno ripido ed esposto; in alcuni punti basta uscire di qualche metro dalla via per essere portati su pericolosi salti di roccia e ripidissimi canali di sfasciumi.
    Esiste inoltre un pericolo oggettivo di caduta di pietre.

    Non raggiungendo la soglia psicologica dei 4000 metri, viene spesso sottovalutato, specialmente dai “forestieri”, e ridotto al rango di “basta solo camminare e ‘mettere le mani’ qua e là”. Eppure basta leggere le relazioni disseminate ovunque (libri, rete, rifugio Sella…) per avere la conferma di quanto detto sopra.

    Quello su cui noi dalle nostre sedie ci interroghiamo riguarda i seguenti fatti oggettivi:
    – è stato allertato il Soccorso Alpino già dal pomeriggio, indice che i componenti erano già da qualche ora in difficoltà
    – si è trascorsa una notte bivaccando ad oltre 3000m, magari senza attrezzatura specifica
    – le capacità psicofisiche e la lucidità di pur provetti alpinisti risultavano comunque ridotte…

    …non ci si è “accontentati” di fermarsi in vetta dove il recupero è tutto sommato meno difficoltoso, e ci si è voluti avventurare in una discesa lunghissima e rischiosa, fra l’altro in solitaria.

    Condivido il discorso del lettore che diceva che quando hai chiamato il Soccorso Alpino, non completi l’escursione come se niente fosse, visto che delle persone hanno già messo a repentaglio la loro vita (e se anche non fosse così, hanno comunque impiegato tempo & risorse preziosissime per cercarti ed assisterti.)

  6. Innanzitutto condoglianze per la sua perdita.
    Mi lasci dire che non era mia intenzione mettere in dubbio il valore umano di suo padre.
    Ma questo è un portale che è dedicato (o dovrebbe esserlo) alla montagna e credo che chi arriva qui vuole conoscere qualcosa di più della notizia di cronaca.
    Magari è anche l’occasione per fare cultura della montagna, per fare prevenzione.
    Nello specifico volevo rimarcare come si deve “utilizzare” il soccorso alpino: una volta allertato, bisogna attenersi scrupolosamente alle loro indicazioni. Una volta che la cordata ha richiesto il soccorso, sono i tecnici che danno le indicazioni. Se ci si muove dalla posizione comunicata senza avvertire, senza il loro consenso, si mette in pericolo se stessi e i soccorritori. Ho avuto esperienza anch’io di soccorso in parete, e a quegli angeli dell’elicottero giallo devo parecchio. E proprio perchè so quanto rischiano ad intervenire mi son permesso di commentare.

    Ripeto: una volta allertati, l’escursione è finita. Tutte le mosse da lì in poi devono esser comunicate e concordate con il soccorso.

  7. Di fronte a queste tragedie non bisogna fare la minima speculazione o polemica, ma solo portare rispetto per chi non c’è più e per i familiari che stanno vivendo momenti terribili.

  8. mi associo alle parole di Ermanno… se non siete capaci di evitare le polemiche, tacete almeno per rispetto delle persone coinvolte.

    Codoglianze alla figlia e a tutta la famiglia da parte di uno sconosciuto, appassionato di montagna, che tra 2 settimane sarà sugli stessi sentieri di vostro padre…

  9. Grazie mille a chi ha capito con sensibilità e amicizia. Oggi è il mio compleanno, faccio 26 anni, se volete farmi un regalo fate un pensiero a mio padre quando siete in montagna, e state sempre attenti, ma non solo alle regole, anche a come vi sentite. Tutti sanno che in auto si va con la cintura, o che si attraversa solo sulle strisce, e anch’io vorrei che l’esperienza di mio padre servisse agli altri a stare più attenti, ma non sarà così. Purtroppo, le “imprudenze” fanno parte dell’animo umano, e per qualsiasi motivo, in date situazioni, qualcuno le compie e gli va male. Bere un bicchiere in più e guidare lo stesso, o con il sonno, e chissà quante altre. Quante ne avrete fatte voi, andandovi bene? La vita è così. Altro non si può fare se non accettare. Un saluto a tutti e buone cose 🙂

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