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Cresce lo sport outdoor, ma il “settore montagna” sfrutta il trend?

Le discipline outdoor praticate in Italia sono 245: è questo il dato registrato dall’Osservatorio Italiano del Turismo Outdoor redatto da JFC all’inizio del 2018.
Da marzo a ottobre, anche nelle località turistiche di montagna, si moltiplicano gli eventi sportivi all’aria aperta: gran fondo, competizioni di arrampicata, trail running e via dicendo, ma anche tantissime discipline emergenti, in un continuo susseguirsi di appuntamenti riservati a professionisti ma anche ad amatori, anche grazie ad attività correlate e accessibili a tutti, grandi e piccoli.

Gli appassionati di sport outdoor in Italia sono tantissimi: nel 2017, l’Osservatorio del Turismo Outdoor ne ha rilevati 20 milioni 858mila, tra abituali e saltuari, appassionati di discipline ormai consolidate, come la bicicletta, o in espansione, come l’arrampicata, che conta 21.593 atleti e circa 222.600 praticanti, o il rafting, con 823 atleti e oltre 27mila praticanti. Nella vasta gamma di attività, ve ne sono anche di meno note: esperienze survival, zip lining, turismo equestre e moltissime altre, a dimostrare quanto il movimento all’aria aperta sia sempre più ricercato.

Al di là della pratica, l’interesse per lo sport outdoor genera mercato anche in altri settori, come quello del turismo outdoor, che prevede pernottamenti e utilizzo di servizi nella certezza di poter praticare la disciplina preferita all’aria aperta. Non si tratta, quindi, di chi si trova a soggiornare in una località di montagna e decide, se capita, di dedicarsi all’attività fisica preferita, ma di chi sceglie la destinazione in base alla possibilità di praticare.
In Italia, nel 2017, coloro che hanno unito il pernottamento (almeno una notte) alla pratica di una disciplina en plein air sono stati 6 milioni 672 mila. Di questi, 5 milioni 551mila sono rimasti all’interno dei confini nazionali (generando oltre 16 milioni di presenze), 1 milione 121 mila si sono recati all’estero (4 milioni 133 mila presenze). Oltre ai nostri connazionali, secondo il report di Jfc, nel 2017 in Italia si sono registrati 7 milioni 288 mila arrivi di stranieri (per oltre 23 milioni 320 mila presenze). E le previsioni per il 2018 sono rosee: l’Osservatorio Italiano del Turismo Outdoor stima un incremento del +4,3% di arrivi italiani e del +3,2% degli arrivi stranieri, tutti sempre finalizzati alla pratica degli sport outdoor.
Per quanto riguarda le località preferite, la regione più amata dagli sportivi outdoor è il Trentino Alto Adige (11,4%), seguita dalla Sardegna (10%), dall’Emilia Romagna (9,8%), dal Veneto (9,2%), dalla Toscana (8,5%), dalla Sicilia (7,5%) e dal Piemonte (6,8%). Dai dati emerge che esistono regioni montane che sfruttano la tendenza in crescita e altre che invece sembrano non volere aggiornarsi in questo senso, rimanendo ancorate a “vecchie” modalità di offerta dei servizi. Un vero peccato, se si guardano i numeri: l’Osservatorio del Turismo Outdoor ha rilevato che, nel 2017, le presenze in Italia hanno generato un fatturato di circa 4 miliardi di euro, una cifra destinata a salire, nel 2018, del 3,9%. Un fatturato che interessa il comparto ricettivo per 2 miliardi 589 milioni di euro e quello dei servizi sportivi e non (ristorazione, trasporti, parcheggi ecc) pari a 1 miliardo 443 milioni di euro.

Ma non è solo il turismo a beneficiare della pratica dello sport outdoor: le aziende che producono attrezzature e abbigliamento tecnico aumentano di anno in anno, parlando genericamente, i loro fatturati. Secondo i dati presentati dall’European Outdoor Group (EOG) l’anno scorso all’Outdoor Show di Friedrichshafen, nel 2016 il mercato è cresciuto come non era mai avvenuto prima (+3% rispetto al 2015), raggiungendo i 5,47 bilioni di euro. Entrando nel dettaglio geografico, la crescita maggiore si è registrata in UK e Benelux (939 milioni di euro, +3.1%), Germania-Austria-Svizzera (2 bilioni di euro, +3%) e Scandinavia (762 milioni di euro, +3%). Le vendite maggiori si registrano in Germania (25%), in UK e Eire (13%), in Francia (12%); a fronte dei dati sopra riportati, in Italia si fermano inspiegabilmente al 5,9%. Perchè?

Sono tante le domande che sorgono analizzando queste statistiche: come si sta muovendo l’Italia per sfruttare la tendenza in crescita della pratica dello sport outdoor, in tutte le sue sfaccettature? Come si stanno attivando le singole Regioni e i Comuni montani, come si posizionerà il nuovo governo su questo fronte? E quali sono i progetti in fase di realizzazione pensati dagli imprenditori? Cercheremo di scoprirlo.

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